she was different

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Dylan
Quella cazzo di giornata faceva davvero tanto schifo.

Era il primo giorno di scuola e io odiavo la scuola,
la odiavo perché da sempre mi aveva ricordato che io ero diverso, io ero l'unico stronzo che non ascoltava i professori e che rispondeva a tono in mezzo a figli di papà che avevano bisogno di far finta di adulare gli insegnanti per uno stupido voto.

Perché avrebbero dovuto decidere su di me?
Chi erano loro per rimproverarmi?

Nessuno l'aveva mai fatto in diciassette anni,
nessuno mi aveva mai richiamato per il mio bene
NESSUNO.

Ero proprio incazzato perché QUESTO giorno mi ricordava qualcosa che io non volevo ricordare.

Era un fardello il primo settembre, troppo pesante da portare con me, eppure lo sorreggevo, con qualche incazzatura certo, ma il fine giustifica i mezzi, e se dovevo stare male, per passare al giorno successivo vivo poteva andare bene.

Era stato Ryan a chiamarmi alle 7:30. Inizialmente ignorai la chiamata e quest'ultimo si fece troppo insistente, quindi dovetti rispondere.

"Ma si può sapere che vuoi? Perché giuro che appena è una cavolata ti uccido!" Gli dissi con voce assonnata, cercando di mantenere un aria seria mentre lottavo con la stanchezza.

In realtà sapevo perché mi stava chiamando, eravamo rimasti ieri, quando era venuto a trovarmi, che per quell'ora ci saremmo dovuti incontrare al caffè dietro l'angolo della scuola.

Avevo detto lui che non sarei andato, purtroppo fece finta di non aver sentito, interpretando il mio no  come un si e andando via.

La sua voce sveglia e già squillante mi riportò alla realtà

"niente di importante? È il primo giorno di scuola. Cazzo Dylan , muoviti"

Forse mi sbagliavo quando dicevo che nessuno mi ha mai rimproverato.

Ryan era un rompiballe ma c'era da sempre, e anche se odiavo il suo essere iperattivo di prima mattina, gli ero riconoscente.

Tuttavia al suono delle sue parole dovetti sbuffare e attaccai la chiamata.

E ora chi lo sente?

Mi alzai controvoglia, e andai dritto in bagno.
Osservai la mia figura allo specchio.
Il mio viso era segnato dalla stanchezza del giorno precedente, avevo avuto bisogno di una bella sbronza per dissimulare l'angoscia che questo giorno mi trasmetteva.

Non potei fare a meno di notare i miei occhi, il loro verde era troppo spento dalla malinconia che li velava.

Ma quel dettaglio lo avrei notato solo io, nessuno si sarebbe soffermato a guardare i miei occhi, nessuno avrebbe capito che quel giorno un altro pezzo di me si era sgretolato.

E se quello da una parte mi dava sollievo dall'altra mi ricordava che ero solo,
così solo che non ci facevo più neanche caso.
Mi diedi uno schiaffo nell'insulso tentativo di darmi una svegliata.

Mi buttai l'acqua ghiacciata addosso per proseguire lavandomi i denti, li strofinai fortissimo.

Volevo imprimere la menta dello spazzolino su di me perché odiavo sentire il gusto dell'alcool nella mia bocca, avevo bisogno di illudermi di non averlo fatto,
ma quella era l'unica soluzione per non perdere me stesso.

Rinunciavo alla mia lucidità mentale per una notte, il giorno dopo però non mi sarei sgretolato del tutto, non ancora.

Mi diressi in camera da letto, e non potei fare a meno di ascoltare il silenzio che incombeva in quella casa, quel silenzio che avevo desiderato per tanto tempo ma che ora mi faceva male.

A new start (In revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora