4.

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Capitolo un po' smut, all'inizio, e molto angst alla fine...

4.

Stiles annuì, serio, ma non disse nulla, perché accontentarsi di vivere senza Derek era come morire lentamente.

Il moro respirò silenzioso, per nemmeno un secondo, e poi poggiò una mano su un fianco del castano, tirandolo maggiormente a sé.

I loro petti cozzarono l'uno contro l'altro con un delizioso suono sordo.

Le loro labbra si congiunsero e le loro lingue si trovarono in fretta, come se si conoscessero già, eppure cercarono di imprimersi l'un l'altra il movimento circolare, come se non si conoscessero affatto.

Derek gli baciò le labbra, gliele morse con gentilezza, e poi scese a baciargli e mordergli il mento.

Gli passò la lingua lungo tutta la linea della mandibola e poi andò a vezzeggiargli il collo.

I capelli scuri di Derek gli solleticarono immediatamente il mento, mentre lui incastrava la testa nell'incavo della sua spalla, per baciargli la gola.

Lo spazio vuoto mancante tra di loro si riempì del calore di quel contatto.

I capelli dell'altro si muovevano lenti, strisciando passivi sulla sua pelle, morbidi come cotone leggero.

Le sue mani, i suoi piedi, ora nessuna parte del suo corpo era più addormentata, immobile o trattenuta, con un corroborato vigore Stiles si aggrappò alle spalle larghe di Derek, inclinando il capo di lato per concedergli un accesso maggiore.

Mentre quello gli succhiava l'incavo della clavicola, il ragazzino gli accarezzava ritmicamente i capelli, guardando assorto il soffitto, senza vederlo realmente.

Una delle mani di Derek era ancora sulla sua vita, d'un tratto si mosse, morbida, lenta, delicata, intrufolandosi sotto il bordo della sua maglietta blu. Gliela sollevò sull'addome, sino a scoprire la sottile striscia d'ombra che le costole sporgenti dalla pelle proiettavano sulla sua pancia.

Il respiro di Stiles si fece corto e, quando Derek si piegò davanti a lui, rischiò quasi di strozzarsi con un bolo di aria e saliva.

Derek si piegò, ma senza inginocchiarsi realmente, si piegò quel tanto che bastava da permettergli di baciare con devozione la pancia piatta di Stiles. Giocò con il suo ombelico, infilandoci dentro la lingua, provocandogli un solletico piacevole che smosse qualcosa in mezzo alle sue gambe.

L'uomo continuò a baciare e succhiare il suo addome, cedendo morsi e segni rossi sulla sua pelle, ogni volta che il mento ruvido di Derek si allontanava per raggiungere nuovi territori da rendere fertili.

Gli sollevò ancora un po' la maglia, scoprendogli anche i capezzoli turgidi come dita ammiccanti.

Prima glieli solleticò con i polpastrelli, poi vi strofinò contro le labbra, e poi ancora li inghiottì, succhiandoli di gusto.

Stiles si abbandonò languidamente a quei baci, come se con il loro ricordo stesse già costruendo un rifugio per contenere tutte quelle emozioni che erano lì a prenderlo, a sorprenderlo, a meravigliarlo, quelle emozioni che già domani sarebbero state sempre lì, ma a costruirgli ragnatele di rancori nel cuore.

A un tratto, Derek staccò la bocca dai suoi capezzoli e gli lasciò cadere la maglietta sui fianchi, per tirarsi su e andare a baciargli le labbra con un'urgenza indecifrabile.

Continuarono a baciarsi, con il respiro di Stiles che era sempre più corto e quello di Derek che non era da meno.

Il ragazzino si morse il labbro superiore, a un certo punto, quasi esitando mentre la bocca dell'altro era sgusciata a succhiargli il lobo di un orecchio.

Braccato - STEREKDove le storie prendono vita. Scoprilo ora