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Pov Max

Sono tornato a Monaco subito dopo il Gran Premio dell'Arabia Saudita, appena mia madre mi comunicò che Penelope aveva avuto la febbre nei giorni scorsi. Abbiamo avuto anche una lunga e dura discussione in merito, perché non ero stato avvisato per tempo. Non avrei potuto fare molto da così lontano, ma avrei provato a starle più vicino. Capisco che mia mamma si preoccupi del fatto che mi possa affezionare troppo a quella bambina, non essendo mia figlia, ma ormai è tardi, ed è l'unica cosa che mi ricorda Kelly. Già, Kelly, mi manca a volte, ma quando penso a lei, la rabbia cresce; nessuno sa dove sia, mi ha lasciato con uno stupido biglietto, senza darmi motivazioni, solo un misero "mi dispiace". Se le dispiaceva davvero, non se ne andava. Ormai è passato poco più di un anno, anno in cui non si è mai fatta sentire, nemmeno con P il giorno del suo compleanno e più i giorni passano, più mi convinco che non bisogna fidarsi mai di nessuno, se non di se stessi.

Come atterai in aeroporto, presi un taxi che mi portò al mio appartamento; quando entrai le luci erano spente in tutta casa, fatta eccezione per la camera di Penelope, da cui intravedevo un bagliore flebile. Quando entrai, la piccola mi corse subito incontro, felice di vedermi; mentre l'abbracciavo, notai Lucia raggomitolata sul pavimento, poggiata con la testa sul letto di P.

<Che ci fai sveglia?> dissimulai

<Cercavo una coperta per Lucia> mi rispose la piccola

<Ora la svegliamo e torna a casa> le sorrisi

Penelope si posizionò davanti alla figura di Lucia addormentata, braccia e gambe sbarrate

<NO!> mi disse con tono perentorio

<Pen..> la richiamai

<NO!> ripeté lei. <É stata qui tutto il tempo, ha dormito e mangiato poco, non mi ha lasciato mai sola!> continuò lei, dura

<Ha fatto il suo lavoro, ora è terminato> dissi crudamente

<Sei cattivo! Senza cuore!> sbottò la piccola, infilandosi nuovamente nel letto, cercando di non fare troppo rumore, per non svegliare Lucia. Poi si voltò, dandomi le spalle

<Pen..> provai di nuovo

<Vattene via!> mi disse

Sentì Lucia mugolare, i miei occhi si posarono su di lei e per la prima volta, dopo tanto tempo, un barlume di empatia si fece spazio nel mio cuore. Non sapevo se fosse stata Penelope o lei, ma alla fine cedetti.

<Va bene, rimane qui, ma almeno la posso portare in un'altra stanza?> domandai rivolgendomi alla piccola

<SI!> si voltò di scatto con un grande sorriso dipinto in volto.

Questa bambina era ufficialmente la mia kryptonite. Mi avvicinai lentamente a Lucia, le sollevai lentamente un braccio per avvolgerlo intorno al mio collo e con estrema delicatezza, la presi tra le mie braccia e la portai nella mia camera. Come l'adagiai sul letto, iniziò a muoversi e a mugolare, poi si rannicchiò in posizione fetale, diventando piccola piccola. Mi fermai a osservarla per qualche secondo e senza rendermene conto mi trovai un accenno di sorriso in volto. Ma che diavolo?!

Decisi di non darci peso e mi andai a fare una doccia. Quando tornai per verificare se Lucia stesse dormendo oppure no, notai che stava tremando dal freddo, così mi armai di coraggio e decisi di cambiarla, per metterle qualcosa di più pesante. Non mi era mai capitato di spogliare una donna senza doverla portare a letto, beh esistono tante prime volte nella vita. Le feci indossare una maxi maglia del mio brand e poi la coprì con delle coperte più pesanti; ne presi una anche per me, insieme al mio cuscino, e andai a dormire sul divano.

Il giorno seguente mi svegliai in preda a un momento isterico di mia madre che aveva deciso di fare capolino a casa mia, con la scusa di vedere come stesse Penelope, ma non perse occasione per ricordarmi che la piccola non era mia figlia e che non era mio compito portarla a scuola. Quando poi ha scoperto che Lucia stava dormendo nella mia stanza, apriti cielo! Ero veramente esausto ed esasperato, stavo morendo di sonno e da questa piccolezza è nata una discussione molto più grande del dovuto. Purtroppo, Lucia ha sentito tutto, ma il coraggio non le manca e ha risposto a tono a mia madre, davvero esilarante.

Poi era davvero bella con i miei colori indosso.

ALT! Questo NO! Non è un pensiero che devo fare! Va via! Va via!

Come mia madre ha deciso di andarsene, mi sono infilato nel letto per riposare o almeno così avrei voluto. I primi minuti non ho fatto altro che rigirarmi nel letto, il profumo di Lucia aveva impregnato il mio letto e si era diramato nelle mie narici. Ma si fa il bagno nella boccetta per lasciare un'impronta tale? Dopo una serie infinita di sospiri e nervosismo, mi addormentai.

Una volta sveglio, scrissi un messaggio a Lucia e poi andai a prendere Penelope a scuola. Quando la piccola mi vide fuori al cancello, ad aspettarla, a stento salutò i suoi compagni e mi corse incontro, la presi in braccio e la sollevai da terra.

<Com'è andata?> le chiesi sorridente

<Bene! Ho preso un ottimo voto in matematica!> sorrise lei soddisfatta

<Bravissima! Sarai un piccolo genietto!> la presi in giro

<Merito di Lucia! A proposito, dov'è?> mi chiese

<A casa sua, oggi volevo venire io a prenderti> spiegai

<Possiamo chiamarla? Voglio dirle che ho preso un buon voto, mi aveva promesso un gelato se fossi stata brava!> mi spiegò Penelope

La guardai con un filo di rimprovero, ma poi non mi misi a discutere, presi il telefono e notai che non aveva ancora visualizzato il mio messaggio, così la chiamai, non una, non due ma ben quattro volte, senza mai ottenere risposta.

Vidi la delusione della piccola, provai ad offrirmi di accompagnarla io a prendere il gelato, ma non c'era verso, senza Lucia non si poteva prendere questo gelato. Provai allora a telefonare al ristorante, se era lì potevamo raggiungerla.

<Si salve, sono Max Verstappen. La signorina Scott è lì per caso?> domandai vagamente

<No signore, mi dispiace. Oggi è in malattia, emicrania, ne soffre spesso> mi informò il titolare

La cosa mi spiazzò molto, in quanto lui stesso, quando parlò con i miei genitori, descrisse Lucia come una gran lavoratrice, che anche quando è malata, verrebbe a lavorare, è raro che si assenti.

<Mi dispiace P. É malata, è a casa> dissi alla piccola

<Allora andiamo da lei. Portiamole il gelato e anche lei starà meglio> disse fiera la bimba

Ho detto kryptonite? Esattamente, mi sono lasciato convincere anche questa volta, così siamo passati nella nostra gelateria di fiducia, abbiamo preso la vaschetta di gelato più grande che ci fosse e ci siamo diretti a casa di Lucia. Ad accoglierci fu la sua coinquilina Isabel, la quale ha raccontato che da quando è tornata a casa, la sua amica non è mai uscita dalla sua camera, dorme da stamani mattina.

<Sono un pò preoccupata per lei, ultimamente mangia poco, dorme poco..> le scappò detto a bassa voce

<Coma mai?> chiesi con un filo di preoccupazione

<Non lo so.. sarà che si sta avvicinando il suo compleanno..> sospirò Isabel

Non feci in tempo a rispondere che Lucia sbucò fuori dalla sua camera e Pen le corse incontro, trascinandola, letteralmente, al tavolo per mangiare il gelato con noi.

<Come ti senti?> le domandai

<Sto bene> mi rispose lei con un filo e di imbarazzo

<Restate a cena?> domandò Isabel

Lucia la fulminò con lo sguardo, mi scappò quasi da ridere ma mi contenni

<Volentieri> risposi compiaciuto nel vederla in difficoltà

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