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La signora Kumpen mi aveva demolito con lo sguardo, sulla mia pelle era incisa tutta la sua rabbia nel vedermi lì e sapevo che non era ferita. Quando Max tornò a svolgere le sue attività e allenamenti, affidai Penelope a un membro del team ed io uscì un attimo dal garage, avevo bisogno di aria. Facevo dei respiri profondi per calmare la mia agitazione.

<Va tutto bene?> sentì dire alle mie spalle

<Lasciami in pace!> alzai la voce, abbassando lo sguardo verso il mio interlocutore.

I miei occhi si posarono su Daniel; un Daniel preoccupato e impietrito dalla mia risposta.

<Scusami Daniel, non avevo capito fossi tu> gli porsi le mie più sincere scuse

<Stai bene?> riprovò di nuovo lui, anche se era evidente il mio stato d'animo

<Si.. avevo solo bisogno di un pò d'aria> affermai sospirando

Il pilota fece un passo verso di me, allungò un braccio, mentendo una distanza di sicurezza, come se fosse intimorito, e mi passò una bottiglietta di acqua e un fazzoletto.

Guardai il contenuto delle sue mani e poi lui più volte.

<Grazie> mi limitai a dire con un accenno di sorriso

Come presi l'acqua e il fazzoletto, Daniel di avvicinò a me, mi posò delicatamente una mano sulla nuca e con un sorriso splendente provò a tirarmi un pochino su di morale.

<Domani andrà meglio vedrai> mi disse

<Peggio di sicuro non può andare> ridacchiai nervosamente

<Shh. Può sempre andare peggio, ma noi non ci pensiamo> mi sorrise nuovamente prima di andare via

Seguì con lo sguardo il pilota allontanarsi, era veramente così gentile. Come poteva essere così amico di Verstappen? Sono esattamente l'opposto!

<Lucia!> mi richiamò Pen

<Scusami tesoro! Eccomi!> ritornai in me

<Andiamo! Ti faccio vedere cosa ho scoperto!> affermò entusiasta e così la seguì.

Ad osservarci, sull'uscio del box, c'era Max, braccia conserte e postura austera. Non disse nulla, si limitò ad osservarmi. In questo momento mi sentivo nuda, come se mi stesse facendo una radiografia, aveva detto che ero un libro aperto per lui, quindi speravo solo che ignorasse questo momento e mi lasciasse in pace.

A fine giornata mi scoppiava la testa, non vedo l'orda di tornare in hotel e spalmarmi sul letto. Quando questo finalmente accadde, i muscoli di tutto il mio corpo iniziarono a rilassarsi e anche la tensione iniziò a scemare, tanto che dai miei occhi uscirono tutte le lacrime che non avevo versato prima. Quella donna riusciva ad umiliarmi sempre, anche quando io di colpe non ne avevo; davanti a lei mi sentivo così piccola e insignificante proprio quando ero in istituto e il capo continuava a ripetermi che ero insignificante e per questo nessun genitore mi voleva.

Mi stavo per addormentare quando sentì bussare alla mia porta, così tra qualche imprecazione e grugnito di disappunto, mi alzai faticosamente ed andai ad aprire. Come spalancai la porta, mi si palesò difronte a me Max, con le braccia dietro la schiena e la sua solita aura di macho.

<Dimmi> sospirai stanca

<Ti ho portato questo> disse allungandomi una busta bianca

<Che cos'è?> chiesi incuriosita

<Niente> rispose lui lasciandomi la sportina per poi sparire dalla mia vista

Confusa più che mai, entrai di nuovo in stanza, mi sedetti sul letto e iniziai a curiosare; la busta conteneva delle medicine per il mal di testa e della cioccolata. Trovai anche un bigliettino, molto dolce devo ammettere per i suoi standard

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