Mi trovo a seguire il prefetto di Serpeverde lungo i corridoi silenziosi di Hogwarts, che sembrano sospesi nel tempo. L'architettura gotica del castello mi affascina ogni volta che ci passo accanto: le pareti di pietra grigia, i lampadari sospesi che emanano una luce fioca, e i ritratti che animano le pareti, occhi che ci osservano, ma nessuno che si spinge a dire nulla. Ogni passo che faccio sembra accompagnato dal suono della mia respirazione che riecheggia nei corridoi, come se l'edificio stesso fosse vivo, pronto a rivelarsi solo a chi è degno di percorrerlo.
Finalmente arriviamo alla sala comune di Serpeverde, nascosta nelle profondità del castello, un luogo che sembra quasi intimo e segreto. Non appena varco la soglia, un'immediata sensazione di appartenenza mi invade. Le luci verdi e argento dei lampadari incantati conferiscono all'ambiente un'atmosfera avvolgente, lussuosa, ma non opprimente. L'aria è densa di una magica tranquillità, interrotta solo dalle voci entusiaste dei miei nuovi compagni di casa. Mi salutano con un misto di curiosità e cordialità, congratulandomi per la mia assegnazione a Serpeverde. Non posso fare a meno di sorridere, un po' timida, ma anche immensamente felice di far parte di qualcosa che sembra grande, potente e importante.
Il prefetto di Serpeverde, un ragazzo dal portamento fiero e sicuro di sé, ci accoglie con un discorso che sembra tratto da un manuale di altezzosità. "Le vostre camere sono pronte e tutte le vostre cose sono già sistemate. Ricordate, non è permesso uscire dalla sala comune dopo cena fino alla colazione, che si tiene ogni mattina nella Sala Grande alle 7. Domani non avrete lezioni, ma avrete tutto il tempo per ambientarvi e conoscere meglio la scuola. Gli orari scolastici vi saranno consegnati insieme ai vostri libri."
Quando il discorso si conclude, ci dirigiamo verso le camere, dove trovo la mia sistemazione. La stanza è piccola ma accogliente, con pareti di pietra che sembrano respirare, illuminata da una luce verde che filtra dalle lanterne sospese. Ogni letto è rifinito con morbide coperte di un verde intenso, e sugli scaffali sono disposti libri e oggetti personali che mi fanno sentire un po' più vicina ai miei compagni di casa, come se tutti avessero una piccola parte della loro storia da raccontare attraverso ciò che portano con sé.
"Benvenuta!" Una voce vivace mi tira fuori dai miei pensieri. Una ragazza dai capelli rossi, ricci e ribelli, si avvicina con un sorriso che sembra sfidare il mondo intero. "Sono Harfang Longbottom, ci divertiremo insieme, ne sono sicura!" La sua energia è contagiosa e non posso fare a meno di sorridere.
"Piacere, sono Lilibeth Morning," rispondo, sentendomi più a mio agio.
Accanto a lei, c'è una ragazza dai lineamenti eleganti e il portamento aristocratico. I suoi lunghi capelli neri sono raccolti in una coda di cavallo impeccabile, e il suo sorriso è altrettanto raffinato. "Ciao, sono Lucretia Black," si presenta con un tono di voce che suona già come un titolo nobile. "Spero che ci troveremo bene insieme."
Una ragazza dai capelli castani, legati in una treccia stretta, si avvicina anche lei. "Araminta Meliflua," dice con un sorriso soave, come se fosse l'ultima discendente di una famiglia secolare. "Da dove vieni, Morning?" mi chiede con curiosità.
Vago nella risposta, non volendo scendere nei dettagli. "Vengo da... un orfanotrofio," rispondo, cercando di non sembrare evasiva. Non so nulla dei miei genitori, e quella parte della mia vita è una nebbia che preferisco non esplorare. "Non ho molte informazioni sulla mia famiglia."
Le ragazze sembrano sorprese, ma rispettano il mio silenzio. "Sono sicura che i tuoi genitori erano maghi straordinari," dice Harfang con un sorriso gentile, cercando di sollevarmi. "Altrimenti non saresti qui," aggiunge con fiducia, come se in qualche modo fosse sufficiente ad assolvermi da qualsiasi dubbio.
Lucretia Black si alza con grazia, e un lampo di divertimento appare nei suoi occhi. "Volete vedere qualche incantesimo interessante?" chiede con un sorriso intrigante, e prima che possa rispondere, estrae la sua bacchetta con un movimento fluido, iniziando a compiere incantesimi con una precisione impressionante. Lancia una serie di incantesimi che sembrano ballare nell'aria, creano luci scintillanti e piccoli effetti che mi lasciano senza parole.
Incuriosita e affascinata, le chiedo di insegnarmi qualche trucco. Lucretia si volta verso di me con un sorriso malizioso, gli occhi brillanti di sfida. "Perché non provi a lanciare un incantesimo tu?" suggerisce, con un tono che trasuda un misto di sfida e complicità.
Sento il cuore battere forte. "Non ho mai lanciato un incantesimo," ammetto, la timidezza che affiora nella mia voce.
Lucretia, però, non sembra intenzionata a lasciarmi andare senza una prova. "Non preoccuparti, sarà divertente!" esclama con entusiasmo, ma nel suo sorriso c'è qualcosa di diverso. È come se mi stesse sfidando a superare i miei limiti.
Con un po' di esitazione, prendo la bacchetta, sentendo un'inaspettata pressione addosso. Le parole che dovrei pronunciare per l'incantesimo non sembrano venire, e il mio corpo è in preda a una strana sensazione. Le ragazze mi osservano, ma la tensione nell'aria è palpabile. Lucretia si irrigidisce, il suo sorriso che svanisce mentre una strana inquietudine prende il suo posto. I suoi occhi si allargano, e la sua postura si fa più rigida.
"Che cosa... che cosa sta succedendo?" balbetta Lucretia, con il respiro che si fa affannoso. La tensione cresce, come se una forza invisibile stesse prendendo il sopravvento nella stanza.
"Non lo so," rispondo tremando, incapace di fermare la sensazione che mi avvolge. Il mio cuore accelera mentre l'aria sembra diventare più densa, come se la magia stessa stesse reagendo alla mia incertezza.
Lucretia, che fino a quel momento sembrava imperturbabile, è ora visibilmente scossa, le mani strette sul petto, mentre un dolore invisibile sembra tormentarla. "Per favore... smettila..." mormora, come se fosse costretta a combattere contro qualcosa che non riesce a comprendere.
"Lucretia!" esclama Araminta, avvicinandosi con un'espressione di preoccupazione. "Lilibeth, cos'hai fatto?" chiede con un tono che mescola sorpresa e paura.
Io stessa non so cosa stia succedendo. Mi guardo le mani, ma trovo solo confusione. Non è normale. Non può esserlo.
"Mi dispiace," mormoro, incapace di spiegare. Non voglio spaventare nessuno, eppure sembra che qualcosa dentro di me stia emergendo, qualcosa che nemmeno io comprendo.
Araminta, però, mi prende la mano con dolcezza, il suo sguardo pieno di una strana comprensione. "Non preoccuparti, Lilibeth. Non è la fine del mondo. Devi solo capire il tuo potenziale," dice con una calma che mi sorprende, come se sapesse che c'è qualcosa di più profondo e potente che sta cercando di emergere in me.
Harfang, dopo un momento di silenzio, sorride con un'incredibile leggerezza. "Si riprenderà," dice con sicurezza, ma il suo tono è diverso. C'è un'inquietudine che non si può nascondere.
E mentre la tensione svanisce, sento che qualcosa dentro di me sta cambiando, che il mio viaggio a Hogwarts potrebbe non essere solo una questione di apprendere magie, ma di scoprire il vero potere che alberga in me.
![](https://img.wattpad.com/cover/367253190-288-k115414.jpg)
STAI LEGGENDO
La figlia del diavolo
FanfictionLa figlia del Diavolo, Lilibeth Morning cresce in orfanotrofio con Tom Riddle. A Hogwarts le loro opinioni si separano, ma non i loro cuori.