Capitolo 4

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Spalancò le porte con una spinta, accecata dalla luce della stanza. Un uomo con un lungo grembiule bianco sporco di sangue ballava di spalle a ritmo della musica del lettore sul tavolo degli strumenti.

—Capitan Spinoza —annunciò la donna alla porta bussando prima di chiuderla.

Il primo istinto dell'uomo fu di abbassare il volume prima di girarsi.

—Per quanto ancora pensate di chiamarmi così? —chiese con un sorriso e tenendosi la retina dell'afro e sistemandosi gli occhiali bianchi.

Sarah alzò le spalle e si avvicinò incrociando le braccia mentre l'uomo si spostava dando piena visibilità sul corpo pallido e vivisezionato della vittima. Guardava quella pelle smorta con una leggera smorfia.

—Quindi? —chiese senza distogliere lo sguardo dalle viscere esposte.

—Oh, beh, non molto purtroppo —si sfilò i guanti e li tirò sul tavolino con le ruote e fece il girò del tavolo operatorio—. Non c'è molto oltre ciò già sospettato —sbatté le mani tenendo i palmi stretti—, tranne che la signorina... —alzò la taghetta legata al suo alluce—... Harley, presenta segni di abusi ben cicatrizzati, come sulle braccia: vecchie ustioni da sigaretta.

Sarah si trovò a stropicciarsi gli occhi: la luce iniziava a darle mal di testa.

—E cosa c'entra con l'investigazione, Liam.

—Oh, probabilmente niente, tuttavia non avete testimoni stretti della vittima, né abbiamo i documenti completi delle autopsie delle altre vittime. Potrebbe essere una pista, no?

Guardava il corpo con espressione neutra e poi lo alzò con un sospiro sul medico.

—E cosa sai dirmi della causa della morte?

—Strangolamento, non c'è dubbio: sono segni profondi, una stretta forte, salda...

—Mani grandi e pesanti?

—Esattamente! Probabilmente un uomo sopra le duecentosettanta libbre.

—Nient'altro?

—Un grosso livido sul ventre, probabilmente un pugno dallo stesso aggressore per stordirla. Non ci sono impronte digitali —alzò le sopracciglia con un sospiro—. Il che per una persona normale è incredibile, ma non per chi lo fa di mestiere... o per chi porta spesso i guanti.

Sarah alzò un sopracciglio.

—Guanti?

—Guanti di pelle sintetica per esattezza, vecchi ed usurati —prese una piccola busta di plastica dal ripiano insanguinato e gliela lanciò—, neri.

Tenne la bustina con la punta delle dita e guardò nel mezzo di essa un frammento di tessuto scuro.

—È una pista —disse Sarah con sarcasmo ed alzando le spalle—. Bene, Capitan Spinoza, ti lascio al tuo Buddy Rich, grazie per l'aiuto.

—Art Blakey! —gridò poco prima che uscisse e sospirò.

Nel corridoio, Sarah si mise la busta nella tasca della giacca ed alzando lo sguardo vide Remignton appoggiato al muro vicino all porta della sala interrogatori. Una volta avvicinatasi gli diede la novità.

—Non è il nostro uomo... —disse prima di vedere il suo sguardo serio, perso nel vuoto— Cos'è successo?

—Sta piangendo.

Sarah sbuffò ed aprì la porta con una mano, l'uomo era chinato sopra il tavolo, signhiozzante e con le mani fra i pochi capelli che aveva.

—Adesso ti facciamo uscire.

L'uomo alzò la testa verso di lei, la bava gli gocciolava dalla bocca. Sarah chiuse la porta e fischiò alla guardia di venire e liberarlo. Riportò lo sguardo sul collega.

—Ci sei andato pesante stavolta.

L'uomo ridacchiò e fece cadere le braccia ai lati.

—Quando mai non ci vado pesante con i sospettati? Sei tu che non impari mai —si staccò dal muro e seguirono la guardia mentre trascinava l'uomo tentando di rassicurarlo.

Sarah alzò con indice e medio la busta di plastica verso Remington.

—Prove? —chiese prendendola in mano. Sarah annuì.

—Guanti neri di pelle sintetica. Uomo sopra le duecentosettanta libbre.

—È la prima volta che un sospettato pesa più di me, soprattutto dopo quest'ultimo.

—Continua ad illuderti che sia massa magra —ribatté la donna con un sorriso ironico.

—Non mi hai mai visto in palestra e si vede —disse ridendo l'uomo mettendo mani e busta in tasca. Entrarono in ascensore.

—In ogni caso dobbiamo indagare la zona dell'omicidio.

—Oppure parliamo con il senzatetto —disse in una risata forzata.

Uscirono al piano terra: prima che si chiudessero le porte dell'ascensore, Remington salutò con un gesto della mano la guardia con scritto Kyle sul distintivo, e Julian.

—Chi guida stavolta?

—Ho paura tu sia troppo ubriaca per avere passeggeri.

—Ti ricordo che ho guidato per arrivare qua.

—Ancora peggio —disse prima di entrare sulla sua Ford e metterla in moto intanto che Sarah chiudeva la portiera passeggeri—. Se mi fai da guida ti sono debitore.

—Parli come se non fossi io quella con l'ufficio —disse calibrando il navigatore sul telefono.

—Mai piaciuti gli spazi chiusi —fece la retro girandosi con la mano sulla testiera del sedile accanto.

—Mi dovrai qualcosa se continui a chiedermi favori.

Remington sbuffò.

—Tipo cosa?

—Una birra.

Restarono qualche secondo in silenzio prima che il suo collega iniziasse a ridere e Sarah lo seguisse anche se con meno energia.

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*Nota dell'autore*

Prossimamente avrò a che fare con gli esami di fine anno quindi mi porterò avanti con i capitoli per fare spazio allo studio lungo la settimana.
Questo capitolo in particolare è stato soddisfacente da scrivere con tutti gli avanti-indietro dei dialoghi. Spero di trovare il giusto equilibrio tra descrizioni e dialoghi nei prossimi capitoli!

*Glossario*

270 lb ≈ 120,5 kg

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