Capitolo 5

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Il poliziotto sorseggiava il suo caffè con il gomito poggiato sul tavolo mentre guardava la televisione montata sul muro. Poggiò la tazza sul piattino affianco al distintivo.

—Dimmi, nulla di nuovo sul caso, Dave? —chiese il barista mentre puliva il beccuccio della macchina del caffè appena usato.

—Mah, niente per il momento. Sono solo di pattuglia stavolta.

—Da solo?

—A quanto pare non vogliono dare troppo nell'occhio, anche se normalmente una macchina della polizia ed il nastro giallo-nero non sono esattamente discreti, quindi non ne vedo il senso —disse poggiando il mento sul palmo. Sbuffò—. Papà non mi ha fatto studiare per questo...—nel frattempo, la porta del bar si aprì e chiuse, ed a qualche sgabello da lui, si sedette un nuovo cliente chiedendo a bassa voce "un sandwich senza pomodoro"— Un'altra replica, Bob? —chiese, riferendosi all'episodio in onda.

—No —disse dalla cucina, preparando il piatto richiesto dal cliente mentre questo posava delle monete sul bancone—. Sono tutti i DVD che ho collezionato negli anni: i cofanetti; credevo di avertelo già detto —portò il piatto al cliente e poi si avvicinò al poliziotto, poggiandosi anche lui con il gomito sul bancone ed il mento sul palmo—. Questa in particolare è la terza stagione del Tenente Colombo, lo guardavo sempre all'epoca —disse con tono nostalgico mentre il cliente usciva.

Il poliziotto diede un'occhiata fuori e vide una Ford arrivare e parcheggiarsi davanti ai bidoni. Venne scosso dall'adrenalina e saltò giù dallo sgabello, colpendo il bancone con la mano per prendere il distintivo, ma senza successo.

—Dov'è! —urlò al barista guardando la tazza di caffè accanto alla quale poco prima c'era il distintivo.

—Che cazzo ne so io, sei tu il poliziotto! Sarà in macchina, cristo! —gridò a sua volta e sbattendo le mani sul bancone in risposta.

Il poliziotto entrò nel panico e mormorò "merda" prima di correre fuori ed attraversare la strada mentre i detective scendevano dalla vettura. Li fermò.

—Hey! Non potete fermarvi qui è un'area sotto investigazione! —disse con il fiatone ed il battito a mille a Remington.

Prontamente il detective sfilò il distintivo e glielo dondolò davanti per una catenella, la sua compagna fece lo stesso dopo aver fatto il giro della macchina.

—Detective Faraday e Remington —disse Sarah con sguardo inquisitivo al poliziotto: sembrava ancora più minacciosa del suo collega—. Lei è?

Il poliziotto si impanicò e farfugliò parole sconnesse, mostrando l'indice perché lo aspettassero prima di affrettarsi alla sua macchina. "Beep. Beep." e fu aperta. Mise l'interno a soqquadro cercando il distintivo.

—Che cosa cazzo succede? —chiese Remington dietro di lui. Il poliziotto diede una testata prima di uscire.

—Non trovo più... Sono l'agente David Beckford, signore, e... Non trovo più il mio distintivo.

Remington alzò gli occhi al cielo e Sarah si allontanò, passando sotto il nastro giallo-nero e lasciando i due a discutere tra loro. La donna era stata trovata morta, accasciata contro il bidone dell'umido; non c'erano impronte, né ulteriori segni di violenza: niente sangue, i bidoni erano tutti in linea tranne quello su cui era morta la vittima, ancora pieni.

Apparentemente la scena non aveva ulteriori indizi di quelli ritrovati sul cadavere. Da dietro il palazzo sbucò un senzatetto con una fotocamera usa e getta al collo, intento ad accendersi una sigaretta alla luce del sole. La donna si rimise in piedi, spazzando lo sporco dalla giacca e si avvicinò all'uomo.

—Mi scusi —chiese pacatamente. L'uomo la guardò avvicinarsi, il suo sguardo invisibile dietro le sopracciglia mentre faceva piccoli tiri con la sigaretta—. Da quanto tempo è qua?

—12 anni —rispose con la sigaretta stretta tra le labbra.

—Ed ha sempre vissuto qui?

L'uomo annuì energicamente.

—Conosceva la ragazza che è stata uccisa questa notte?

L'uomo finì prematuramente la sigaretta e la buttò a terra, calpestandola varie volte prima di farle segno di seguirlo. Sarah fece un fischio al collega che ora parlava con il poliziotto come fossero amici di lunga data. Questo si affrettò fino ad introdursi nel viale con lei.

—Trovato qualche pista?

—No, solo un senzatetto —disse mentre lo seguivano. Girò a destra e quando anche loro svoltarono si ritrovarono un corridoio pieno di tende al buio ed all'umidità tra i palazzi. Il collega fece una faccia schifata e si passò il dorso della mano conteo il naso, tirando su.

—E perché siamo qui?

—Testimoni —disse girandosi verso di lui, completamente inalterata dalla situazione.

Furono accolti da innumerevoli occhiate, sputi ed un inquietante silenzio. Arrivarono alla tenda da campo del vecchietto e si sedettero su di un vecchio pallet con un tappeto sporco sopra. Sarah si sedette a gambe incrociate mentre il vecchio accendeva una luce, Remington rimase chinato fuori.

—Quindi, mi dica. Cosa sa di Harley McLean, la vittima.

Il vecchio tirò fuori un album fotografico e lo aprì: era pieno di foto, da vecchie a recenti, molteplici di queste raffiguravano la vittima, come prese di nascosto. Sarah pensò subito al peggio, ma guardando le mani dell'uomo, capì subito non si trattasse del loro uomo. Il dito raggrinzito del vecchio ne puntò una, l'ultima scattata nonché ritraente Harley che camminava davanti ai bidoni: il vecchio la picchiettò.

—Questa foto è di ieri notte? Prima che morisse?

Il vecchio annuì molteplici volte.

Mentre parlavano, il detective Remington si appoggiò al muro con la spalla e sbadigliò. Da dietro gli passò accanto un barbone con un cappello da baseball che gli sputò addosso. Il detective si girò di scatto e lo sbatté contro il muro.

—Che cazzo fai, maledetto schifoso!

—Ben cosa diavolo fai! —gridò Sarah uscendo dalla tenda assieme al vecchio. Attorno a loro si era venuta a creare una folla.

Il barbone sputò di nuovo contro il detective che lo sbatté nuovamente.

—Reggie è morto per colpa vostra, sbirri di merda! —urlò disperato, occhi rossi—. Ha testimoniato e l'avete fatto ammazzare!

—Di cosa stai parlando, parassita! —urlò il detective prima di essere accecato da un flash.

—Reggie, la sua tenda è in fondo alla via —disse il vecchio con la fotocamera il mano.

—Aveva testimoniato! —gridò il barbone, ora sul punto di piangere. Il detective lo lasciò andare ed indietreggiò verso Sarah.

Guardarono entrambi in direzione della via e si addentrarono tra le tende fino ad arrivare a quella più in fondo di tutte. Remington venne travolto da un'ondata di fetore che lo fece indietreggiare. Sarah continuò senza accorgersi che il collega era rimasto indietro, spostò il tessuto e da dentro volò uno sciame di mosche che si stavano cibando del cadavere al suo interno.

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*Nota dell'autore*

Non ho avuto tempo di scrivere durante la settimana quindi ho vomitato un po' tutti i pensieri in questo unico capitolo.
Spero vi piaccia e fatemi sapere le vostre opinioni!

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