Il telefono suonava a ripetizione finché un "drin" di troppo non svegliò Sarah dal suo catacombale sonno post-sbornia. Le girava la testa ma ciononostante alzò la cornetta.
-Pronto? -chiese con la voce impastata.
Remington all'altro capo della linea le dava animatamente il buongiorno e la incitava a scendere.
-E la macchina?
-Ti accompagno io, oggi. Ora datti una mossa che mi ha chiamato il capo. Dai che sono già le mezza.
Riattaccò e poco dopo la donna era già in macchina di Ben. Sembrava essersi ripresa velocemente, anche se lui riusciva ancora a sentire nella sua voce una certa fatica.
-Assurdo che abbia chiamato te e non me. -disse infastidita.
-Avrà riconosciuto la tua macchina parcheggiata in centrale; lì le opzioni erano due: o ti avevano rapita e uccisa, oppure eri sbronza da qualche parte. -disse con un sorriso beffardo e lei gli tirò un leggero pugno sulla spalla.
-Sono pur sempre il tuo superiore, qualche qualifica ce l'avrò -disse guardando fuori dal finestrino.
-Sarah, lo sai che non è una questione di qualifiche. Ti ho già detto mille e una volte di prenderti una pausa. Sei sfinita: prenditi del tempo per te.
La donna non risponse ma rimase immersa nei propri pensieri.
"Non posso prendermi una pausa..." pensò malinconica. L'uomo la guardò un attimo ma poi lasciò correre.
...
In poco tempo arrivarono in centrale e Remington trovò parcheggio accanto alla macchina di Sarah. Dentro, gli agenti erano in piedi, in attesa degli ultimi due arrivati come un tunnel di persone fino all'ufficio del capitano. Tra loro anche David e Kyle.
Guardavano tutti davanti a sé in attenti. Remington fece lo stesso, ma Sarah non si scomodò nel farlo. Dopo poco uscì il capitano, un uomo sui cinquanta con uno sguardo severo ma caduto dagli anni di servizio incessante: sulla sua divisa, una serie di medaglie testimoniavano le sue gesta.
-Di nuovo in ritardo... -disse seccato, la donna, con una mano in tasca e capelli spettinati, si appoggiò al muro con la schiena- Hmph... In ogni caso, oggi il nostro disgraziato distretto avrà un nuovo membro: il detective Benjamin J. Hall. -disse prima di farsi da parte e lasciar uscire dal suo ufficio un uomo alto dai capelli corti e tirati indietro nonostante la stempiatura.
Aveva un viso glaciale ed un portamento robotico: rigido e risoluto. Si guardava intorno come fosse un ambiente alieno e portava le mani dietro la schiena, come guardasse sopra la testa di tutti gli agenti. Se non fosse stato presente, Remington sarebbe stato il componente più alto di tutto il distretto.
-Il detective Hall è sceso dall'Oregon fino a qui per concentrarsi sul caso del mostro, quindi nonostante sia un agente come voi, non può permettersi di venir disturbato da casi esterni. Nel caso doveste avere prove del passaggio del mostro, dovrete informare lui.
-Non doveva essere Los Angeles la prossima a venir attaccata? -chiese Sarah con lo sguardo dritto su quello del detective del nord- Aveva detto così al notiziario, no? Perché è qui a San Francisco?
Il capitano sospirò e guardò l'uomo alzando il braccio verso la donna.
-Il tenente Sarah Faraday, si occupa di omicidi in circostanze misteriose. -disse il capitano con tono infastidito.
Il detective non venne smosso dalla sfrontatezza della donna e si limitò ad abbassare leggermente il capo, come ad interrompere il silenzio con una riverenza.
-Un detective come si deve saprebbe che si trattava di terrorismo psicologico per farlo uscire allo scoperto. Era ovvio che non avrebbe attaccato Los Angeles, non dopo la mia provocazione. Non è quel tipo di serial killer. -disse senza muovere un muscolo.
-Come può esserne sicuro? -chiese Sarah staccandosi dalla parete e facendo un passo nel corridoio di agenti.
L'ispettore accennò un sorriso ma non rispose.
-Riposo.
Affermò il capitano per smorzare la tensione e tutti gli agenti furono a salutare il nuovo arrivato. Quest'ultimo, tuttavia, scivolò via e si diresse immediatamente nella sala prove.
-Cos'hai stamattina? Era da tanto che non ti vedevo così grintosa. -disse Remington avvicinandosi a lei. Sarah non rispose, ma tenne lo sguardo fisso sull'uomo alto finché non scomparve dietro la porta.
Tirò dalla manica del compagno e fece per uscire. Prima che potesse controbattere, lei rispose ai suoi quesiti.
-Dobbiamo tornare alla scena del crimine di Harley, ci dev'essere sfuggito qualcosa. -disse e corsero in macchina di Sarah.
-Non ci serve la sala prove per quello?
-Controlleremo più tardi. -disse facendo retromarcia.
...
Mentre allineava i fogli in mano, David osservò infastidito i suoi compagni assalire curiosi l'ispettore mentre Faraday e Remington scappavano via. Li posò e si sedette nel suo cubicolo. Dalla scrivania accanto sbucò la testa di Kyle.
-Hanno dato anche a te i vecchi registri? -chiese il biondo.
-Ah- sì, li hanno dati anche a me questa mattina, ma onestamente non ho ben capito perché -disse un po' imbarazzato e nervoso.
-Pare che parte di quelli nuovi avessero tutti un errore di stampa: siccome non vengono quasi mai consultati, si è venuto a scoprire più tardi -sbuffò mettendosi i fogli in testa in equilibrio-. Fortunatamente era solo di qualche giorno sennò avremmo molto più lavoro... -disse poi in un sorriso beffardo.
David lo seguì con una risata per poi girarsi verso i suoi affari; da dietro i computer, la sagoma del capitano fece ombra sotto le lampade. David si paralizzò e deglutì, dopodiché il capitano se ne tornò in ufficio.
...
Nella sala prove, Hall navigava i corridoi di scaffali in alluminio con lentezza, scannerizzando numeri e nomi da cima a fondo e viceversa: colonna per colonna. Una volta alla fine faceva il giro contrario degli scaffali opposti e così a seguire.
"Non è una sala ben tenuta: alcuni scatoloni sono nel posto sbagliato ed altri numeri sono scritti al contrario. È difficile trovare qualcosa qui dentro senza impazzire, capisco perché non ci sia un'anima viva."
Pensava mentre entrava nella sezione dei crimini violenti. Passò un dito sullo scaffale e ne uscì con il polpastrello sporco.
"Polvere. Non viene pulito da molto. Se hanno degli inservienti, questi non sono molto esautivi nei loro compiti."
Alzò lo sguardo infastidito. Davanti a sé, uno scatolone con uno sticker rosso a nome di "Carol Brahms" e datato il "12 Aprile 2018". Era uno scatolone nuovo e stava appoggiato su un letto di polvere.
-Hmph... -l'ispettore ghignò e lo tirò fuori-. Benvenuto a San Frascisco. -disse tra sé e sé, per sé.
Velocemente poggiò lo scatolone sul tavolo e senza indugiare, chiuse la porta a chiave. Si scrocchiò le dita.
-Si comincia.
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*Nota dell'autore*
Ho scritto questo capitolo quasi subito dopo il precedente, quindi ho la mente fresca.
Spero stia appassionando voi come sta appassionando me, perché mi sto divertendo davvero molto con questa storia e voglio sbizzarrirmi quanto più possibile.
Come sempre fatemi sapere cosa ne pensate, il prossimo capitolo è già in lavorazione. :D
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L'Ombra di Dio
Mystery / ThrillerSarah Faraday è un'investigatrice incaricata di trovare l'elusivo e prolifico "mostro di Fresno" la cui scia di morte sembra interminabile. Tra intrighi amorosi, politici e vicoli ciechi, Sarah dovrà affrontare la sua ricerca nell'oblio mentre tenta...