Un bambino si fermò davanti alla vetrina e soffiandoci, disegnò nella condensa una faccina felice, storta e tremolante, per poi scappare con i suoi amici giù per la strada. Pioveva a dirotto, l'aria era fredda e stanca.
Sarah, che aveva osservato con lo sguarso perso il disegno nella condensa, guardava come dai puntini degli occhi si formassero grosse gocce che come lacrime scivolavano lungo il vetro. Accanto a lei, Remington parlava della caserma e di un compagno che tutti chiamavano "Il Vecchio". Dietro il bancone, Bob guardava a braccia conserte prima la tv, poi il detective loquace; la sua espressione in costante tensione sotto i baffoni e sopracciglia alzate alle estremità.
—... E riuscì ad infiltrare nella base dei giornaletti porno (PlayBoy) e cominciò a venderli... —continuò a parlare animatamente al vento, alimentato dalla Gulden Draak che di tanto in tanto sorseggiava come pause per respirare tra un discorso e l'altro.
Finita di raccontare la storia de "Il Vecchio", Remington posò lo sguardo sulla bottiglia scura con le labbra rientrate e soffiando con un sonoro "pop" portò l'attenzione sul barista con un divertito sguardo inquisitivo.
—Senti, dove diavolo hai trovato la birra belga? Qui non la vendono, ci sono solo birre da quattro soldi... Ma le belga? —chiese, chinandosi verso il bancone.
La panza dell'uomo col grembiule con fiori ricamati si mosse quando questo sospirò profondamente e gli occhi stretti come a ricordare qualcosa di perso.
—Non saprei dirtelo, ispettore: ho un principale fornitore in città che mi procura praticamente di tutto... Mi basta comprare i pomodori al supermercato ed ho fatto la mia parte dell'inventario —finì ridendo a bassa voce.
Il detective, interessato, si fece dare il numero del fornitore e Bob tirò fuori da un vecchio cassetto un foglietto ingiallito a righe strappato ad un quaderno. Sarah, persa nei suoi pensieri e nelle indagini dell'ispettore strabico in tv, sentì solo gli ultimi digiti: "uno, otto, uno". Sentendo i tre numeri, un'ondata opprimente si abbatté su di lei e si nascose nei gomiti sul bancone.
—Però non è che lo conosca chissà quanto bene. Ogni giovedì passa un suo sottoposto a controllare la merce e farmi firmare due carte alla fine del mese —Disse grattandosi la nuca rasata—. A quanto pare è un burocrata, però finché mi manda roba di questa qualità, non mi lamento affatto —sbuffò leggermente ed Incrociò le braccia, portando lo sguardo verso la televisione mentre l'episodio finiva—. In ogni caso, questo è l'unico contatto che ho con lui.
Il detective stava mettendo via il fogliettino ripiegato nella tasca della giacca quando notò lo stato di Sarah e gli caddero immediatamente le sopracciglia ai lati. Si avvicinò a lei e le poggiò gentilmente le mani sulle spalle.
—Come ti senti? —chiese con tono basso e gentile. Si dovette abbassare per arrivare alla sua altezza.
La donna rimase in silenzio ma mosse due dita come per scacciarlo, tuttavia il compagno rimase fermo lì di lato ed iniziò ad accarezzarle la schiena, sperando di alleviare qualsiasi dolore la attanagliasse.
Il silenzio si ruppe poco dopo, quando Sarah d'un tratto svuotò tutto il contenuto del suo stomaco sul bancone di Bob.
...
Erano in macchina e Sarah era addormentata nel sedile passeggeri. Il detective aveva le mani sul volante e guidava con cautela lungo le strade di San Francisco. Erano le undici e mezza di sera e la pioggia non prometteva di smettere.
—Ti avevo detto di andarci piano —disse tra sé e sé e dando occhiate premurose alla donna addormentata —... Te ne ho fatta prendere solo una apposta, ma non è bastato... Non è stata la birra a farti vomitare, vero? —il silenzio rispose al posto di Sarah e Remington sorrise amaramente— Sarah... —mormorò leggermente mentre prendeva una curva e si fermò ad un semaforo.
Iniziò a ridere leggermente per non svegliare la donna, anche se date le circostanze, sapeva non si sarebbe svegliata nemmeno se fosse cascato il mondo.
—Meno male che reggo l'alcool come un bue... Mi avrebbero fermato molti anni fa altrimenti.
Si fermò davanti al complesso di Sarah e tentò di svegliarla. Al terzo tentativo si arrese: afferrò l'ombrello dai sedili posteri e scese dalla macchina.
In poco tempo l'aveva portata già in camera sua a peso morto e spogliata dei vestiti più ingombranti come giaccone e scarpe. La coprì con le coperte ed uscì lasciando le chiavi sulla ciotola all'entrata. Quella notte avrebbe dormito in macchina.
...
La musica era pimpante ma ovattata: distante, al chiuso. Il neon sporco lampeggiava rumorosamente.
—Gliel'ho già detto, non mi ha visto nessuno! —gridava l'uomo legato alla sedia.
—Huh... —l'uomo dai capelli lunghi si accovacciò davanti a lui: dietro di sé, una sfilza di uomini grossi ed a braccia conserte; il ghigno dell'uomo mostrava chiaramente il molare d'oro— Non è una questione di testimoni, pensavo l'avessi capito.
Il prigioniero aveva il viso completamente rosso e bagnato di lacrime, sul punto di scoppiare.
—Vi prego non dirò niente! Lo giuro! Non ho mai detto niente! —urlava disperato.
—Certo che no... —disse per poi rialzarsi. Ad uno degli uomini mormorò qualcosa all'orecchio e questo fece segno ai due dietro il prigioniero di darsi da fare.
Uno gli mise un panno in bocca ed iniziarono a versargli addosso delle taniche di benzina. L'uomo si dimenava contro le catene ma queste tintinnavano solo. Continuarono a versare finché non il malcapitato non iniziò ad ingerire la benzina attraverso il panno ora bagnato fradicio.
Allora l'uomo dal dente d'oro dalla tasca della giacca tirò fuori un accendino d'argento con gli intarsi dorati di un simbolo circolare: uno zippo fatto a mano.
—Tranquillo, poteva andare peggio: potevamo non trovarti. —sorrise ed accese un pezzo di corda prima di lanciarglielo addosso.
Le urla dell'uomo erano strazianti, ma la musica ne copriva i lamenti. Alla vista del corpo urlante in fiamme, l'uomo guardava con sguardo schifato il fuoco danzante.
—Odio la cenere.
Uscì prontamente da lì e quando il disgraziato fu morto lo misero in un barile e caricato dentro un container di una nave cargo. L'uomo la osservò salpare all'alba.
—Ogni giorno sono sempre più vicino... —disse fieramente per poi andarsene.
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*Nota dell'autore*
So di averlo lasciato in sospeso per fin troppo tempo, ma ho finalmente finito il settimo capitolo.
Spero ne sia valsa l'attesa perché il mio cervello non smette di fermentare nuove idee che non vedo l'ora di mettere nero su bianco.
Grazie a quell'unica persona che legge questo tentativo di un thriller e senza la quale non l'avrei iniziato <3
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L'Ombra di Dio
Mystery / ThrillerSarah Faraday è un'investigatrice incaricata di trovare l'elusivo e prolifico "mostro di Fresno" la cui scia di morte sembra interminabile. Tra intrighi amorosi, politici e vicoli ciechi, Sarah dovrà affrontare la sua ricerca nell'oblio mentre tenta...