Capitolo 6

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-Ci troviamo nel mezzo di James Book str. dove stamattina, un barbone che aveva testimoniato contro il principale sospettato dell'omicidio di Harley McLean: Julian Bully...

Il giornalista parlava con voce squillante alla videocamera mentre altri poliziotti mettevano ulteriore nastro per allargare l'area d'investigazione. Tutta la zona era ora circondata da persone e furgoni di vari notiziari. Sarah fumava seduta al bancone del bar mentre il barista si intratteneva pulendo le superfici e guardando Tenente Colombo alla televisione. Entrò Remington spettinandosi velocemente i capelli corti.

-Sono degli avvoltoi, sono scappato per il rotto della cuffia -disse sedendosi accanto a lei, alzò la mano al barista ed ordinò un caffè americano-. Tu come ne sei uscita?

-Non ci sono mai entrata. Non do molto nell'occhio -disse tra un tiro e l'altro.

-Non si può fumare all'interno -disse leggermente infastidito il collega.

-Lasciala fare, passano talmente pochi clienti che non è un problema -disse ad alta voce il barista girato di spalle, sopra il suono della macchina del caffè. Gli porse la tazza appena riempita-. Inoltre il sistema di ventilazione funziona abbastanza bene.

Il collega fece una smorfia e Sarah spense ciò che rimaneva della sigaretta contro la ceramica.

-Pare che non vogliano avere a che fare con noi -disse con lo sguardo perso.

-O con me, hai visto come mi ha sputato.

-Non farne un problema personale, Ben, si sentono traditi. In fondo un loro amico è stato ucciso dopo aver testimoniato.

-Una testimonianza a dir poco inutile. E poi sai come sono: scommetto che è morto di overdose.

-Cosa te lo fa pensare?

Il collega alzò le spalle e Sarah distolse lo sguardo.

-In ogni caso, dobbiamo prima seguire la pista dei guanti. Nessuno tra loro è abbastanza grande da aver lasciato quelle impronte sulla vittima.

-Però c'è quel barbone con la fotocamera, no? -chiese il collega.

La donna aspettò un attimo e poi sospirò alzandosi dallo sgabello.

-L'hanno portato in centrale poco fa sotto mio ordine. Direi che la nostra presenza qui non è più necessaria.

L'uomo finì il resto del caffè in un sorso e fece una smorfia per il sapore amaro e ringraziò il barista, seguendo la donna all'uscita.

-Com'è andata con l'agente di polizia?

-Cosa?

-Ti ha detto qualcosa? -chiese la donna mentre apriva la portiera.

-Ah, parli di David. A quanto pare io e suo padre eravamo compagni di caserma. Jackie "Il Vecchio" Beckford: non eravamo grandi amici, anzi, non mi andava per niente a genio, tuttavia il figlio sembra un novizio promettente -mise in moto la macchina e si avviò.

-Promettente? -chiese con un tono stranito- Ha perso il distintivo.

-Mi ha detto che ce l'aveva mentre era nel bar, però poi è magicamente scomparso.

-"Magicamente scomparso" dici.

-Se ci avessi parlato anche te capiresti perché gli credo.

-Illuminami.

L'uomo grugnì e poggiò il gomito fuori dal finestrino.

-Non è facile da spiegare. La prossima volta te lo presento.

Parcheggiò davanti alla centrale e si affrettarono ad entrare.

-Quindi ha un album di foto?

-Sì, pare ne prenda una ogni volta che succede qualcosa di strano: l'ultima che ha preso eri tu che picchiavi il barbone.

L'Ombra di DioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora