effetti speciali

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Era passato ormai qualche giorno da quando duccio mi aveva trovata in lacrime e aveva provato a farmi parlare. Da quel giorno non ci siamo più sentiti e devo ammettere di esserci rimasta male, mi aspettavo un suo messaggio.
Ero a casa da sola, andrea era con caph e jack al bunker, quindi mi teneva compagnia akhen, il nostro cane. Lui è arrivato al momento giusto, ha saputo risollevarmi il morale tante volte. È stata una sorpresa di mio fratello, non gliene sarò mai grata abbastanza.

Accesi la tv e, dopo aver fatto zapping tra i diversi canali ed essermi resa conto che non ci fosse niente, presi uno dei miei dvd preferiti e lo misi. Partì così "il diavolo veste prada". Ero innamorata di quel film, dell'intraprendenza della protagonista.

Arrivata a metà film il mio telefono prese a squillare all'impazzata e notai il nome di mio fratello comparire sullo schermo.
"ciao fratellone, cosa ti serve?" sentì un respiro affannato dall'altro capo del telefono e iniziai a preoccuparmi "andre?".
"Sere, sere mi senti?" capì che a parlare non era mio fratello.
"marco? cosa succede?" più mi preoccupavo più sentivo marco respirare affannosamente.
"Piccolo sta venendo a prenderti, siamo in ospedale" tacque qualche secondo prima di dire l'unica frase che speravo di non sentire mai.
"andrea ha fatto un incidente in moto".
Lo stato di panico s'impossessò di me e non seppi cosa rispondere.
"come sta?" balbettai "non lo so tesoro, lo stanno operando. Adesso stai tranquilla, duccio ha le chiavi, ora arriva e venite qua subito".
Attaccai la chiamata e, nonostante la disperazione e la paura, preparai il pasto di akhen, abbondando con le porzioni visto che non sapevo quanto sarei rimasta fuori. Gli misi la ciotola con il cibo davanti per poi accasciarmi per terra piangendo.

La porta di casa si aprì rivelando la figura di duccio che prontamente si inginocchiò vedendomi seduta a terra con la testa bassa e le mani nei capelli.
"Principessa stai tranquilla" mi abbracciò e cercò di tirarmi su.
"togli il cd di questo film" mi guardò serio "e andiamo".
Annuì piano con la testa e corsi a spegnere la televisione, afferrai la mia borsa e salutai akhen promettendogli di tornare presto.
Una volta saliti in macchina il tragitto proseguì nel silenzio più totale, si sentiva solo il mio respiro irregolare. Fermi al semaforo Duccio allungò una mano verso il mio ginocchio e si voltò nella mia direzione.
"Sere, starà bene, te lo prometto" accennai un sorriso e misi la mia mano sopra la sua.
"Grazie per esserci pippi" di rimando spostò la mano dalla gamba al mio viso "te lo avevo promesso che ci sarei stato sempre".
Scattato il verde riprese a guidare e raggiungemmo l'ospedale.
"Tu entra, io vado a parcheggiare e poi ti raggiungo" annuisco e apro la portiera, ma prima di scendere mi giro e gli lascio un bacio sulla guancia ringraziandolo. Inizio a correre verso l'entrata e vedo marco, dario, pietro e jacopo seduti per terra in silenzio.
"Ragazzi" dissi in un sussurro spezzato. Alzarono la testa nella mia direzione e prontamente si alzarono per abbracciarmi. Scoppiai in lacrime un'altra volta tra le braccia di marco che cercò di consolarmi.
"Non sapete niente vero?" la voce di duccio mi colse di sorpresa.
"No, come siamo arrivati qui lo hanno portato in sala operatoria" spiega jacopo "stava tornando a casa quando ha iniziato a piovere, una macchina ha sbandato e lo ha travolto, noi eravamo dietro di lui".
Iniziai a tremare e sentivo le gambe cedermi. Marco cercò di tenermi su ma mi dovetti sedere per evitare di svenire.

Passarono le ore e non avevamo notizie di mio fratello. Ho passato tutto il tempo con la testa appoggiata al muro in silenzio, senza proferire parola. Pietro era andato a prendere dell'acqua per tutti e lo vidi tornare seguito da un medico.
Mi alzai di scatto in piedi quando il medico si fermò davanti a noi.
"Serena Locci?" lo sentì dire "sono io, dottore" guardò me e poi i ragazzi "loro invece?" "i migliori amici di mio fratello" il dottore annuì prima di proseguire.
"L'operazione sembrerebbe essere riuscita, ma al momento è in coma farmacologico. Non sappiamo quando si risvegliarà, potrebbero volerci settimane".
Avvertì le mani di duccio posarsi sulle mie spalle.
"Capisco" fu tutto quello che riuscì a dire prima di iniziare a piangere. Andrea era tutta la mia famiglia, non potevo perderlo.
Duccio mi fece girare verso di lui e mi abbracciò dolcemente, come se stesse cercando di non rompermi, come se fossi troppo fragile per sopportare tutto questo.
"Posso vederlo?" il dottore annuì e mi condusse nella stanza di mio fratello. Stanza 44, sembra un segno del destino.
Entrai seguita dai ragazzi e lo vidi. Disteso. Immobile. Pieno di fasciature e lividi, con i capelli scompigliati. Mi sedetti accanto a lui accarezzandogli quei capelli corvini che tanto mi piacevano.
I ragazzi presero le sedie e si sedettero attorno al letto. Ci raggiunse anche huda che non mi lasciò la mano nemmeno per un secondo.
"Ricordati che mi hai promesso di tornare sempre da me, qualunque cosa accada" lasciai un bacio sulla fronte di mio fratello prima di uscire da quella stanza.

Uscì dall'ospedale e mi accesi una sigaretta. Avevo bisogno di stare da sola.
"Ti porto a casa, lo so che non vuoi stare qui" duccio si posizionò davanti a me appoggiandosi alla ringhiera.
Lo guardai con gli occhi lucidi mentre buttavo fuori il fumo. Non riuscivo a parlare, spensi la sigaretta e mi diressi alla sua macchina. Una volta salita mi portò a casa, non cercò un dialogo, aveva capito che avevo bisogno di elaborare la cosa.
Una volta arrivati sotto casa mia lo salutai velocemente prima di scendere dall'auto, ma lui spense il motore e mi seguì.
"Cosa fai? così ti bagni tutto" gli dissi notando il diluvio che stava venendo giù.
"Non importa" mi raggiunse e mi strinse a lui "amo gli effetti speciali". Sorrisi e lo abbracciai a mia volta.
"Vieni, ti do dei vestiti di andre". Lo feci entrare e corsi a prendergli una maglietta e dei pantaloncini, nonostante la pioggia faceva caldo.
Entrai in camera di andre e rimasi lì, ferma, quasi ricordando perché io fossi con duccio. Mi ricordai dell'ospedale. Presi velocemente i vestiti e uscì da lì, portandoli a duccio e correndo poi in camera mia. Mi chiusi dentro e piansi ancora.

Due colpi alla porta mi fecero sobbalzare.
"Sere avanti apri" mi alzai controvoglia e lasciai che duccio entrasse.
"Cambiati o ti ammalerai" mi asciugai le lacrime ma non accennai a prendere dei vestiti asciutti.
Duccio venne verso di me e mi slacciò pian piano la felpa mantenendo lo sguardo fisso sui miei occhi. Me la tolse e la mise nel cesto dei panni sporchi.
"Sere, cambiati" sussurrò a un palmo dal mio viso.
Lo guardai negli occhi. Quelle due pozze verdi mi trasmettevano calma e sicurezza. Lo ascoltai e presi un cambio pulito.
"Ti aspetto di là" uscì da camera mia cosicché io potessi cambiarmi. Una volta finito lo raggiunsi e mi sedetti sul divano accanto a lui.
"Se vuoi resto qui, non me la sento di lasciarti da sola" prima che potessi ribattere lui aggiunse con un sorriso "e non dirmi che stai bene, so che lo stavi per dire solo per farmi stare tranquillo".
Risi a ciò che aveva detto e mi voltai verso di lui "rimani, per favore".
Allargò un braccio e mi fece posizionare con la testa sul suo petto per poi circondarmi un fianco.
"Dormi principessa" sussurrò appoggiando la sua testa alla mia. Ascoltai il battito del suo cuore, regolare. Mi rilassai sapendo di averlo lì con me e pian piano chiusi gli occhi.
"Sei speciale pippi" mi lasciai scappare prima di addormentarmi.

Dammi un po' di te | PiccoloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora