Capitolo 21

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Dopo quanto accaduto nei giorni scorsi avrei dormito volentieri per un'intera settimana, ma il campanello sembrava avere altri piani. Avevo cercato di ignorarlo, sperando che chiunque si fosse presentato così presto alla mia porta decidesse di andarsene. Al quinto trillo, però, alzai la testa da sotto il cuscino e grugnii sonoramente. Ero sveglio; tanto valeva andare a vedere chi mi stesse dando fastidio.

Sentii un paio di voci provenire dall'ingresso, mentre mi trascinavo controvoglia al piano di sotto. A quanto pareva, James aveva già aperto la porta, facendo entrare il fottuto Alexi Holm in casa mia. Nel momento in cui lo vidi, mi fermai di colpo, sbattendo le palpebre rapidamente mentre il sonno mi abbandonava all'improvviso. Erano passati un paio di giorni da quando avevo salvato lui e Thomas da Albert. Thomas aveva lasciato la fattoria in ambulanza, mentre Woolf aveva portato me e Alexi con lui alla stazione di polizia, dopo essersi assicurato che stessimo entrambi abbastanza bene per essere interrogati. Ci aveva tenuti per ore in una piccola stanza senza finestre, facendoci una raffica di domande come se fossimo noi i criminali.

Fortunatamente, dare la colpa di tutto ad Albert non era stato troppo difficile; la polizia non aveva trovato alcuna prova in casa sua del suo coinvolgimento nella morte di Allan e Eliot ma, ovviamente, era stato accusato di rapimento e tentato omicidio. Grazie anche all'amicizia di Alexi con il commissario siamo stati rilasciati senza ulteriori problemi. Con grande disappunto di Woolf, eravamo ancora una volta uomini liberi. Albert era semplicemente un pazzo. Caso chiuso.

Dopodiché, Alexi e io avevamo preso strade separate; lui era tornato dalla sua famiglia e io mi ero chiuso in casa. Non avevamo avuto la possibilità di parlare veramente. Ora, Alexi era nel mio ingresso, un posto in cui non avrei mai immaginato di vederlo. Aveva ancora qualche livido sul viso, ma a parte questo stava molto meglio rispetto a quando l'avevo trovato in quel seminterrato. Indossava un abito marrone, con una camicia bianca e una cravatta bordeaux, e un lungo cappotto nero. Era perfetto. La mia erezione mattutina approvava.

James gli stava dicendo qualcosa sull'essere un grande ammiratore di lui e dei suoi libri, e Alexi lo fissava semplicemente con un sorriso educato. Palesemente falso, ne ero certo. Solo allora mi ricordai che Alexi era un famoso scrittore di romanzi gotici ed era normale che la gente lo riconoscesse.

«Ciao», gracchiai.

Entrambi si voltarono verso di me.

«Oh, signor K.! Buongiorno!» disse James, con entusiasmo. «Pensavo che stesse dormendo, così ho aperto la porta al posto suo.»

«Stavo... dormendo», risposi, avvicinandomi lentamente. Il pavimento era freddo sotto i miei piedi nudi. Rabbrividii, avvolgendomi le braccia intorno al corpo, e inarcai un sopracciglio verso Alexi. «Non più, grazie a te.»

«Il tuo maggiordomo?» chiese lui con un ghigno, indicando James.

«Ehi! Non sono un maggiordomo. Non che ci sia qualcosa di sbagliato nell'essere un maggiordomo, ma...»

«Ok, Jones. Grazie. Puoi andare.»

James smise immediatamente di parlare, stringendo le labbra. Salutò Alexi con un cenno della mano e fece per andarsene. Passandomi accanto, sussurrò: «Non sapevo che il suo amico fosse quell'Alexi Holm.»

«Sparisci, Jones.»

«Sì. Scusi.»

Aspettai che James sparisse di nuovo al piano di sopra, prima di chiedere: «Cosa ci fai qui?»

Alexi scrollò le spalle. Stava cercando di apparire disinvolto, ma non mi sfuggì la tensione sottostante. «Volevo vedere come stavi. Dopo...»

«Aver salvato il ​​tuo culo da un maniaco omicida?»

Gilded Cage - L'illusione della libertàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora