A quell'ora tarda della notte, l'ospedale St. Bartholomew era silenzioso. L'orario delle visite era già passato, ma Thomas aveva fatto in modo che potessi entrare senza dover sottostare alle regole dell'ospedale.
«Bella stanza», dissi, sedendomi sulla sedia accanto al letto.
Dopo che i dottori avevano ripulito il suo corpo dalle droghe che Albert gli aveva somministrato, Thomas si era lentamente ripreso e sarebbe stato dimesso molto presto. Gli avevano dato una stanza privata, con tutti i comfort e i servizi di cui poteva aver bisogno, e io non mi sarei aspettato nulla di meno da lui. Era felice di essere trattato come un principe; io ero solo felice che stesse bene.
«Mi dispiace di non essere venuto l'ultima volta.»
Gli ci volle un attimo per capire a cosa mi riferissi. Vidi il momento in cui se ne rese conto. I suoi occhi si spalancarono appena, ma si limitò a sorridere e ad agitare la mano con nonchalance.
«Oh. Pff. Sono passati dieci anni. A chi importa.»
«A me.»
Il sorriso di Thomas vacillò. Si schiarì la gola e disse: «Ehm... visto che siamo in vena di scuse... Alexi mi ha chiamato prima e mi ha raccontato di Christian. Mi dispiace tanto, Ben.»
Dopo la nostra chiacchierata a cuore aperto al pub, Alexi mi aveva chiesto se volessi andare con lui al cimitero a visitare la tomba di Christian. Avevo pensato che fosse meglio per lui andare da solo, almeno per questa volta, e salutarlo a dovere.
«Grazie, Thomas.»
«Avresti dovuto dirmelo. Voglio dire, capisco perché non l'hai fatto, ma... non lo avrei menzionato se lo avessi saputo.»
«Puoi menzionarlo quanto vuoi. Non crollerò a terra ogni volta che qualcuno pronuncerà il suo nome. Tutti noi lo abbiamo amato e perso. Ci è permesso ricordarlo.»
Thomas annuì, abbassando gli occhi solo un secondo prima di colpirmi con uno dei suoi sorrisi maliziosi. «Quindi tu e Alexi avete fatto pace?»
Scrollai le spalle. «Suppongo di sì. Ma non voglio parlare di lui adesso.»
«Ugh. Guastafeste.»
«Perché invece non mi racconti come cazzo Albert sia riuscito a prenderti?» chiesi. Era una cosa che mi tormentava fin dal giorno alla fattoria.
«Alexi non gli stava dando alcun nome», spiegò Thomas, «così Albert ha deciso di nascondersi fuori casa sua per vedere se qualcuno si sarebbe presentato lì. Fottuto pazzoide.»
«Ci ha visto entrare.»
Thomas annuì. «A quel punto, deve aver pensato che fossimo lì per lui e ha aspettato finché non ci siamo separati. Mi ha seguito e catturato prima che potessi arrivare al Ritz.»
«Aspetta. Non ha senso. Come poteva essere sicuro che tu avessi qualcosa a che fare con il rituale, se Alexi non gli aveva dato i nostri nomi?»
Lui inarcò un sopracciglio. «Amico, quell'uomo era uno psicopatico. Te lo garantisco; vedeva nemici ovunque. Non penso che gli importasse se avesse trovato la persona giusta o no.»
Non volevo pensare a cosa sarebbe potuto succedere se non fossi arrivato in tempo. Alexi non voleva dirmi i dettagli di come Albert lo avesse torturato, ma avevo visto le sue ferite. Doveva aver fatto male. Tanto. Non avevo idea di come avesse potuto sopportare quel tipo di dolore per così tanti giorni, ma solo immaginare il modo in cui era stato abusato da quel pazzo solo per suo divertimento personale mi faceva ribollire il sangue. Avrei voluto che Albert fosse ancora vivo per poterlo far soffrire come meritava.
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Gilded Cage - L'illusione della libertà
Mystery / ThrillerChe cosa sei disposto a fare per realizzare i tuoi desideri? Sangue, morte e amore. Sono queste le cose che uniscono Benjamin, Alexi, Thomas, Paola e Christian. Quello che era iniziato come un normale anno al St. Joshua's College, per questo gruppo...