Incubi o presagi?

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Tic tac tic tac tic tac tic tac tic tac tic tac tic tac

Suguru era ossessionato dal suono di quell'orologio appeso alla parete, sentiva nel suo stomaco una strana sensazione d'ansia, non riusciva per niente a riaddormentarsi.
Non ricordava cosa avesse sognato, ricordava solo la profonda sensazione d'angoscia una volta risvegliatosi.

Dalla finestra riusciva a sentire indistintamente ogni goccia di pioggia che si infrangeva sull'asfalto, credeva che sarebbe impazzito.
Avrebbe voluto solo riposarsi e aspettare il nuovo giorno, invece insonnia.

Uscì dalla sua camera e si ritrovò solo nel corridoio dell'istituto, che a quell'ora era illuminato solo dai dei piccoli applique da parete che emettevano una debole luce gialla.
Diede un rapido sguardo alla porta accanto alla sua, la stanza di Satoru.
Sperò silenziosamente che da un momento all'altro anche il suo compagno di classe uscisse fuori da lì per fargli compagnia.
I suoi desideri furono avverati, perché il niveo era alle sue spalle, pronto per uno dei suoi soliti scherzi.

-SUGURU!

Esclamò gridando il giovane.

Geto sbiancò per lo spavento, dopodiché si catapultò sull'altro, facendo cadere entrambi sul pavimento.
Suguru gli tappò la bocca con la mano destra, mentre l'altro si scompisciava dalle risate.

-MA SEI IMPAZZITO!!!

-AHAHHAHA SUGU, SAPESSI CHE FACCIA CHE HAI FATTO. Ahahahah

Suguru voleva essere arrabbiato con quel giovane imbecille, ma la verità è che Satoru lo distraeva, gli faceva passare tutte le angosce, la sua sola compagnia, la sua sola risata.

I due si sedettero sul pavimento, e calmarono le risate, anche perché temevano che Yaga potesse sentirli, e mandarli a pulire qualcosa per punizione.

-Vieni in camera mia Sugu, guardiamo qualcosa in tv.

Entrambi seduti sul letto di Satoru, confezioni di patatine, popcorn e caramelle alla fragola sparse per tutto il letto.
Il televisore acceso su un programma comico, che si stava letteralmente guardando da solo, perché i due giovani avevano iniziato una delle loro conversazioni da brainstorming che ormai erano soliti fare.

Erano passati velocemente due mesi, a Suguru non mancava nulla della sua vecchia vita, finalmente aveva degli amici, aveva uno scopo, si sentiva sereno e appagato.

Verso le cinque del mattino il sonno li colse, Suguru era voltato di spalle, in posizione quasi fetale, stringeva un lembo del lenzuolo.
Satoru avvinghiato alla sua schiena, con una mano gli accarezzava i capelli, probabilmente glie li aveva accarezzati per tutta la durata delle due ore scarse di sonno che avevano fatto.

I raggi del sole illuminarono la stanza, Suguru fece una smorfia col viso, e un lieve sbadiglio, si portò una mano alla bocca per coprirla.
Quando aprii gli occhi trovò il viso dell'amico vicino al suo.
Sorrise.
Satoru sembrava un bambino, i suoi tratti innocenti e infantili, i capelli spettinati che gli cadevano davanti agli occhi, l'alito che odorava di fragole. Suguru si avvicinò di più, e gli lasciò un delicato bacio tra i capelli, Satoru mugugnò qualcosa di incomprensibile e sorrise.
Suguru avrebbe voluto volentieri continuare il suo bel sonno, ma il suono della sveglia lo riportò alla realtà.

ERANO IN RITARDO.
(Satoru teneva la sveglia 10 minuti dopo l'orario di inizio delle lezioni).

Satoru spalancò gli occhi, e dimenticando totalmente che non fosse da solo nel letto diede involontariamente una spinta all'altro, che cadde.

-MA INSOMMA!

-SCUSA SUGURU, DOBBIAMO MUOVERCI O NOI-

-SIETE IN RITARDO.
DI NUOVO.

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