Capitolo 52

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Pov Cloe

Neanche il tempo di sentir suonare il campanello che mi precipito alla porta. Sono cinque giorni che non mi muovo eppure la mia agilità nel scattare ad aprire la porta, è alle stelle. Non lo guardo neppure in faccia che affondo tra le sue braccia, braccia che ricambiano subito la stretta avvolgendomi in un calore familiare. Mi appiglio a lui, come fosse una boccata d'aria dopo giorni in apnea, lasciandomi ad andare al millesimo pianto della settimana. Non parla, mi guida direttamente dentro casa lasciando la valigia all'ingresso una volta aver chiuso la porta. Rovescia il busto leggermente all'indietro per potermi guardare in viso afferrandolo con entrambe le mani. Alla vista di quegli occhi, le lacrime aumentano ancor di più <<ehy>> sussurra mostrandomi le due fossette <<ci sono io ora, non se più sola. D'accordo?>> accarezza con entrambi i pollici, le mie gote bagnate mentre io annuisco senza ancora avergli fatto ascoltare la mia voce <<sediamoci>> con la testa indica il divano dove andiamo ad accomodarci l'uno di fronte all'altra. Riprende a toccarmi con la sua mano delicata, poggiata sulla mia <<posso sentire la tua vocina? Mi manca sai, non la sento da un bel pò di tempo>> abbasso la testa arrossendo <<non sai che dirmi immagino>> sorride divertito ed io scuoto la testa <<di 'quanto sei bello Charl '>>

<<stupido>> gli tiro un cuscino con le poche forze che possiedo ma senza accorgermene è riuscito a farmi parlare dopo cinque giorni di assoluto silenzio

<<da quanto non parlavi Cloe?>> si fa serio, molto, sentendo la mia voce inevitabilmente diversa dal solito

<<da quel giorno>>

<<stai mangiando?>> nego nascondendomi per la vergogna <<ti preparo subito qualcosa>> si alza di scatto

<<non riuscirei a mangiare, perciò non ti preoccupare>>

<<non dirmi di non preoccuparmi Cloe, sembri uno spettro, non puoi stare così. Rischi di sentirti male>>

<<è già successo>>

<<cosa?>>

<<ieri sono svenuta, non so quanto sia durato ma mi sono risvegliata a terra>>

<<merda>> sussurra passandosi le mani in volto, probabilmente spaventato dal fatto che avrei potuto non risvegliarmi più: oltre che per le condizioni, anche per la mancanza di aiuto <<ti preparo un piatto di pasta>> non ribatto soltanto per non dargli ulteriori dispiaceri e lo seguo in cucina, sedendomi sullo sgabello. Mi chiede informazioni su dove siano gli utensili e il cibo nelle dispense per poi cominciare a mettere a bollire l'acqua

<<come è andata la gara?>>

<<sono arrivato terzo>> poggia il fondoschiena sul bordo del piano cottura, incrociando le braccia al petto, facendo così risaltare i bicipiti scoperti dalla maglia a maniche corte <<lui decimo>> prosegue leggendo semplicemente il mio sguardo

<<come sta?>>

<<non mi va di parlarne, già stai male tu, non ti farebbe piac..>>

<<Charles come sta?>> ripeto schietta

<<è distrutto. Si è assentato il giorno del media day, alle prove libere è dovuto venire per forza ma nessuno è riuscito ad incontrarlo, è stato sempre sfuggente fino a quando sono riuscito a beccarlo con Lando nella sua dressing room a causa del testacoda avuto durante la qualifica proprio con Lando. Non ci aveva ancora detto nulla, ha usato la scusa dello stare male ma poi ha alzato la testa: occhiaie profonde, volto sciupato. E' stato completamente assente persino sulla monoposto. Poi rispondendomi ai messaggi mi hai avvertito e sono andato con Lando a casa sua. Non mangiava da giorni e aveva smesso di allenarsi. Ieri mattina lo abbiamo costretto a fare colazione, altrimenti sono sicuro che dei 66 giri non sarebbe riuscito a compierne neanche la metà>> asciugo una lacrima solitaria <<mi ha detto di prendermi cura di te>> mi alzo di scatto dallo sgabello per poter tornare tra le sue braccia <<e lo farò>> aggiunge accarezzandomi i capelli con la mano destra.

Tutto nasce dal nulla|| Carlos Sainz Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora