Roger stava prendendo posto in un tavolino in fondo al locale. Appesa al suo braccio c'era una ragazza con i capelli di un biondo ramato che sembravano brillare. La fissai, non riuscendo a mettere insieme l'immagine di quella donna e di lui insieme. Di certo c'era una spiegazione, qualcosa che non lasciasse intendere il loro rapporto. Una spiegazione razionale. Roger però non mi doveva nulla. Non si era impegnato con me. Per lui non ero nessuna.
-Ha una fidanzata- Kyle si sfregò gli occhi. –Se di fidanzata si tratta-
-Non credi?- una fiammella di speranza si fece strada in me. Magari era un'amica. O poteva essere una parente? Aveva qualche somiglianza con lui?
-Potrebbe essere un'amante-
La fiammella si spense. Un'amante. Scrutai la donna. Alta, formosa, con un abito di un azzurro pallido che si abbinava agli occhi grandi, simili a quelli di una bambola di porcellana. Amante. Quella parola prese forza. Sembrava un animale esotico. Una leonessa. Una tigre. Una pantera. Amante. Era una di quelle cose che si dicevano in paese, con un filo di voce, un disprezzo mischiato ad ammirazione. Perché per essere amanti di un uomo bisognava pur avere qualche caratteristica da ammirare. Una caratteristica che spesso non si vedeva a occhio nudo, ma che si ricercava nella fantasia. Allora ci s'immaginava cose che non ci si poteva immaginare. Cose che si facevano lontano dagli occhi. Conoscenze che non venivano rivelate alla luce del sole, ma sussurrate chissà dove.
-Non sembra questa gran cosa- mormorai per scacciare quel senso d'inferiorità. Che poteva saper fare di tanto buono?
-Nessun uomo con un po' di buon senso si metterebbe con una così- Kyle si allungò ancora di più e la sua mano mi sfiorò la spalla. Ne sentii il calore attraversare il tessuto del vestito. –Non sa apprezzare la serietà-
Il locale mi sembrava d'improvviso troppo stretto. Avevo bisogno di un posto più grande. Dovevo fuggire. –Dovremmo andare- mormorai –potremmo fare una passeggiata lungo la Senna- tutto pur di non rimanere lì, pur di allontanarmi da Roger, da quella donna che faceva l'amante, da quel peso che mi opprimeva il petto e mi rendeva difficile respirare.
Non conobbi mai la risposta di Kyle perché Roger ci vide. Ne sentii lo sguardo posarsi su di noi, bruciante come fiamme. Potevo percepire l'odore della mia pelle che andava a fuoco, che si riduceva in cenere.
-Naila- il mio nome tra le sue labbra prese un nuovo significato. Non era più strano o inusuale o sciocco. Era il nome di una ragazza bella e intelligente. Una che può essere notata da un uomo. Fui Tania. Per pochi secondi assunsi le caratteristiche di mia sorella e mi piacque.
-Roger- lo guardai, il cuore che impazziva contro le costole. –Anche voi a Parigi?- potevo farmi passare per una donna di mondo, una a cui non importava nulla di lui.
-Parigi è il centro d'Europa- si alzò, mi venne incontro, si appoggiò allo schienale della mia sedia, tanto vicino che dovetti spingermi indietro e guardare su per poter incontrare il suo sguardo. Ed era strano stare sotto quelle iridi. Si andava a fuoco. Dava la sensazione che il mondo si allontanasse e che ci fossimo solo noi due. –Posso offrirti da bere?-
-Ce ne stavamo andando- Kyle s'impose nella conversazione con la durezza di un soldato.
-Non c'è fretta- ma perché faceva così? Perché doveva sempre essere così duro?
-Se volete andare, andate- Roger lanciò uno sguardo a Kyle. –Posso riaccompagnarla io-
-Pensavo che foste impegnato con qualcuna- ed eccolo trascinare in primo piano la compagna di Roger. Un senso di vuoto mi agguantò lo stomaco.
-Mia sorella?-
-Dicono tutti così-
L'aria crepitava. Avrei voluto poter intervenire, ma non sapevo cosa dire. Mi sentivo vulnerabile. Una creatura di carta che un soffio di vento avrebbe potuto trascinare via. Ero irreale.
-Che brutta cosa l'invidia-
-Invidioso io? Di voi? Sono onesto, ma voi l'onestà non sapete nemmeno cos'è-
Roger contrasse i muscoli. Era arrabbiato. Ma che veniva in mente a Kyle? Non si rendeva conto che poteva rovinare tutto? O forse era quello che voleva? Rompere il delicato rapporto che si stava creando tra di loro.
Kyle si alzò. -Andiamo, Nai, ci aspettano- mi prese per il polso e mi sollevò.
Avrei voluto protestare, ma le parole mi si sciolsero sulla lingua. Lanciai uno sguardo a Roger che mi fece cenno con il capo. Non riuscii a sorridere.
Esplosi non appena fummo fuori dal locale. -Perché lo hai fatto?-
Kyle non mi guardò. Lasciava vagare lo sguardo come se ci fosse chissà cosa d'interessante. Montò la rabbia. Come si permetteva? Trattenni il respiro.
-Abbi almeno il coraggio di rispondere-
Kyle si barricò dietro quel suo silenzio, come se ne dipendesse la sua vita. Avrei voluto colpirlo con forza, buttarlo a terra, prenderlo a schiaffi. Non tanto per quello che aveva fatto, ma per quell'attenzione che mi toglieva. Perché m'ignorava adesso? Aveva dimenticato i giorni passati insieme? I momenti in cui eravamo stati alleati? Mi convinsi che non gli importasse nulla di me, che fossi un gioco, un passatempo.
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La casa delle maschere
Ficção HistóricaKyle era più reale che mai in contrapposizione a me. Sembrava che si nutrisse della mia irrealtà. Che come un vampiro mi bevesse l'anima. Sorso dopo sorso. Fino a svuotarmi. Lasciai che mi facesse sedere su un muretto. Le sue mani su di me. Intorno...