12. LA TRAVIATA

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Di nuovo il legame con Kyle si allentò, senza rompersi. Divenne un nastro sfilacciato. Al contrario quello tra me e Roger s'irrobustì. Iniziammo a vederci al bistrot prima per caso, poi di proposito.

Con Tania distratta dal bel mondo ebbi modo di frequentarlo da sola. Adesso mi rendo conto di quanto rischiai. Camminare con Roger accanto in quelle strade fu una scelta sciocca. Avrebbe potuto aggredirmi. Vorrei dire che sentivo quanto lui fosse buono e puro e perfetto. Mentirei. In realtà fui spinta dal desiderio di libertà. Quella libertà che a casa non potevo assaporare e che mi fece rischiare di finire nella Senna, come una di quelle ragazze sbandate che tutti in paese credevano sarebbe diventata Tania. Per fortuna Roger era, nonostante tutto, un brav'uomo.

-Amo Parigi- confessò un pomeriggio. –Sembra un posto dove ogni cosa è possibile-

-La conoscete bene?-

-Abbastanza- sospirò –ho vissuto alcuni anni qua-

Ed ecco alcune tessere del puzzle che componeva la vita di Roger. Mi si schiudevano davanti rivelando un passato a Parigi di cui non sapevo nulla. Decisi che non mi sarei arresa. Avevo bisogno di assorbire il più possibile su di lui. Bere ogni parte della sua vita. –Molti anni?- sperai che non mi prendesse per curiosa. La mia curiosità però non mi sembrava sbagliata, era il desiderio di legare con lui.

-Cinque o sei... tra la fine dell'infanzia e l'inizio dell'adolescenza- sbuffò –anni complicati in cui non mi sentivo a mio agio da nessuna parte-

Era esistito un Roger simile? Un Roger insicuro e fanciullesco? Mi sembrava tanto distante da essere irreale.

-Ho fatto molti errori, ma chi non ne fa?-

-Non credo che ne abbiate fatti così tanti-

A che errori si riferiva? Mi sembrava impossibile che un uomo come Roger potesse sbagliare. Gli sbagli erano per persone banali. Come me.

-Non immaginate nemmeno-

Mi strinsi le braccia intorno alla vita, il gelo che mi pungeva la pelle.

-Ho preso un palco all'Opera, ti piacerebbe assistere a uno spettacolo?-

Il respiro mi mancò. L'irrealtà della situazione mi piovve addosso come macerie. Mi ferì. Perché io volevo andare con lui, ma sapevo di non poterlo fare. I miei genitori non lo avrebbero permesso, avrebbero urlato allo scandalo. Avrei potuto dirlo a Roger. Sarebbe stato più giusto. All'epoca ebbi paura che mi considerasse ciò che in effetti ero ancora. Una bambina sotto il controllo dei genitori.

-Stasera c'è la Traviata-

-Di Verdi- conoscevo le opere. Le avevo lette in biblioteca. Non potevo inoltre non cogliere l'ironia della situazione. Io stessa ero traviata. Dal bel mondo. Dal voler essere come Tania. Da Roger.

-Un capolavoro... vi piacerebbe vederla?-

Sì che volevo vederla, ma non potevo.

-Pensateci-

Fu così che quella notte fuggii di casa. Una fuga degna di un romanzo. Scavalcai il davanzale, legai le lenzuola alla maniglia della finestra, mi calai, il cuore che saltava contro le costole. Non avevo mai provato tanta paura, ma avevo anche una forte determinazione.

Non ci fu nessuna avventura quella. notte. Roger non si presentò mai. Rimasi ad aspettarlo, il gelo che mi mordeva la pelle, che mi faceva male, ma mai come quella sensazione che sentivo espandere nel petto. La certezza che mi avesse lasciata perdere, che per lui fossi un gioco, un passatempo. Forse era con la donna con cui lo avevo visto giorni prima. Una più adatta a uno come lui. Una che sapeva come farsi desiderare. Un'amante.

Nonostante piovesse e fosse ormai passata un'ora continuai ad attendere. Fu solo quando grondai acqua che tornai a casa, la disperazione che mi chiudeva la gola. Mi lasciai cadere sul letto, le braccia intorno alla testa, e piansi fino a quando i polmoni non mi si lacerarono.

Non vidi più Roger a Parigi. Mi sembrò la conferma che tutto fosse stato uno scherzo. Chissà come aveva riso della ragazzina che si era invaghita di lui.

Kyle tornò ad avvicinarsi. Non parlammo mai del mio rapporto con Roger. Era troppo doloroso.

Non passò nemmeno un mese e mio padre annunciò che saremo tornati a casa. La notizia mi riempì di gioia. Non riuscivo a esprimere a parole quanto mi fosse mancata.

Tania non la prese così bene. Pestò i piedi, minacciò di scappare, pregò di essere lasciata a Parigi per poter finire la scuola.

-Questa è la cosa migliore che mi sia capitata, non potete portarmela via-

Non valsero le suppliche, le minacce, le promesse. Tania dovette lasciare Parigi e venire con noi.

-Fosse l'ultima cosa che faccio, ma tornerò qua- urlò, come se fosse un giuramento.

I miei non le credettero. Oggi mi rendo conto di quanto dovevamo essere impegnativi tutti e tre. Tania con la sua esuberanza, io con la mia introversione, Kyle impossibile da comprendere. Eravamo una continua fatica. Un susseguirsi di guai. Quello era solo l'inizio.

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