Quando arrivai al muro il cuore mi batteva all'impazzata. Ero certa avrebbe potuto scoppiare da un momento all'altro. Mi appoggiai contro le pietre e ne assaporai la gelida consistenza. La fiera era abbastanza lontana perché potessi rilassarmi. Chiusi gli occhi. Sarebbe mai finita l'inadeguatezza? Sarei mai riuscita, almeno per una volta, a sentirmi meglio di Tania, io...
-Ma guarda chi c'è-
Sollevai le palpebre e il cuore mi si fermò. Roger se ne stava appoggiato contro un albero, quel suo sorriso da balordo che avrei dovuto odiare e che invece desideravo vedere per tutto il resto della mia esistenza.
-Pensavo che voi fanciulle foste tutte dedite alle compere- incrociò le braccia e rimase a guardarmi. Era bello stare sotto quello sguardo. Mi dava la sensazione di essere grande, bella, vera. Mi rendeva più simile a Tania.
-Ehm- mi costrinsi a trovare una risposta che mi facesse sembrare intelligente. -Noi fanciulle... beh, credo che sia riduttivo dire che c'interessiamo solo delle compere-
Roger contrasse i lineamenti. Subito arrivò la paura di aver detto la cosa sbagliata. Tania avrebbe saputo come affrontare quella situazione. E poi arrivò la consapevolezza di essere sola con lui.
-Che ci fate qua? Pensavo che foste a Parigi... a guardare la Traviata
Una crepa sul volto. -Sono stato scortese
-Siete stato crudele
-Ho creduto di... vi avrei rovinata se ci avessero visti insieme
-Allora perché domandare di guardarla insieme? Mi avete presa per stupida
-Non voi, voi siete di sicuro una ragazza particolare
Che voleva dire? -Lo devo prendere come un complimento?- domandai, mettendo insieme il mio coraggio.
-Credete che sia un insulto?- si staccò dall'albero e mi venne incontro, il passo deciso di chi non si ferma davanti a nulla. La realtà tremolò. -Credete che vi stia prendendo in giro?-
Arretrai e mi ritrovai con la schiena premuta contro il muro. L'aria mi graffiava i polmoni. Respiravo troppo in fretta. Improvvisamente fui fin troppo consapevole della mia gonna insulsa, dei brufoli che mi deturpavano il naso, dei capelli scompigliati. Perché non ascoltavo mai i consigli di Tania? E perché non avevo ereditato la bellezza naturale di mia madre?
-Perché non ho nessuna intenzione di prendervi in giro- Roger mi si fermò davanti. Tanto vicino che se mi fossi mossa avrei potuto toccarlo. Immaginai come sarebbe stato fare quel movimento. Un gesto che sarebbe apparso casuale e che ci avrebbe portati petto contro petto. Che cos'avrei provato? E per un singolo secondo fantasticai di appoggiare le mani sulle sue spalle, di sollevare la testa, di guardarlo negli occhi tanto da vicino da poter notare se c'erano delle sfumature nelle sue iridi. La sua voce, avvolgente e melodiosa, scacciò i miei pensieri. Non era possibile. Quello era un sogno che non poteva tradursi in realtà. -Dico sul serio... credo che siate molto intelligente-
-Intelligente?- mi sorprese quella parola e soprattutto il fatto che da un lato mi lusingasse e dall'altra mi offendesse. Avrei voluto per una volta essere considerata bella e non intelligente, soprattutto da Roger. Perché l'intelligenza porta con sé il peso di doverla dimostrare, mentre la bellezza non ha bisogno d'altro che della sua presenza.
-Non lo credete?-
-Vorrei solo capire da cosa lo capite- ecco, non era una frase intelligente.
-Lo si vede negli occhi- inclinò di lato la testa. -Avete qualcosa tra i capelli-
-Tra i capelli? Cosa?-
-Ferma, state ferma- di nuovo quel suo sorrisetto. -Sembra un ragnetto-
-Un ragno?- il sangue mi si gelò nelle vene.
-Ci penso io- si allungò verso di me. -State ferma, ci metto un attimo- le sue dita affondarono tra i miei capelli, le sentii, calde e vive, giocherellare.
-State cercando di prendere il ragno?-
-Credete di no?- il suo tocco contro il mio cuoio capelluto mi provocò uno spasmo al ventre. -Pensate che abbia altre intenzioni?-
D'improvviso mi sentii grande, potente, vincente. E soprattutto bella. Perché un uomo come Roger si mostrava interessato a una come me.
-Ecco qua- il contatto s'interruppe tanto rapidamente da darmi il capogiro. Serrai le labbra, le ginocchia molli. -Preso il nostro ragno- si spinse indietro e me lo mostrò tra le mani a coppa. Una cosina nera con zampe lunghe e sottili si muoveva tra i solchi dei suoi palmi. -Non sembra poi tanto temibile-
Era piccolo e fragile. Osservai Roger appoggiarlo a terra. C'era una grande premura nei suoi gesti. Come se quel ragno avesse in sé qualcosa di sacro.
-È una creatura sottovalutata, crea veri capolavori-
-Le sue ragnatele?- dovevo dimostrare la mia intelligenza.
-Proprio così... ed è elegante
Feci un passo di lato per osservare l'animaletto, la caviglia cedette, scivolai. Roger mi afferrò al volo, le mani sui miei fianchi. I polmoni mi si contrassero. Buttai indietro la testa e boccheggiai alla ricerca dell'aria che non trovavo. La presa divenne più forte. Il mio seno batté contro il suo petto. Uno schianto che riecheggiò dentro di me. Carne, sangue, ossa. Le dita volarono ad aggrapparsi alle sue braccia. Percepii il tessuto sfregare contro la mia pelle. Scintille che mi bruciavano. Socchiusi la bocca.
Baciami, ti prego, baciami. Il pensiero mi turbava. C'era una sfumatura irreale in quella situazione.
Roger scrollò la testa, le pupille che gli invadevano le iridi, come due pozze nerissime. -Siete solo una bambina-
Se un fulmine mi avesse colpita non avrebbe potuto farmi più male. Lo spinsi via, le ginocchia molli. -Non pensate la stessa cosa di Tania, però... e abbiamo la stessa età-
Roger aprì la bocca, la chiuse, la riaprì. -Non vi sto paragonando a Tania, non è questo... e non è nemmeno che siete giovane... uomini come me... non sono adatto a voi, vi ferirei solo, vi farei del male, vi ridurrei a un fantasma di voi stessa- si voltò, come se la conversazione fosse chiusa, come se il mio parere non avesse importanza. La rabbia montò. Lava che ustionava ogni cosa.
-Siete un codardo- le parole mi scivolarono fuori dalle labbra. -Questo devo deciderlo io, non voi-
Roger si bloccò, il cappotto mosso dalla brezza, i muscoli tesi. Fermo lì, con quel portamento da re e quello sfondo bucolico, sembrava il soggetto di un dipinto. L'esempio fatto di pittura e sogni della solidità. E poi si voltò, l'espressione di ghiaccio. -Credete di essere abbastanza grande per decidere cosa fare della vostra vita, ma non è così, rischiate di mettervi nei guai-
-Non mi metto nei guai-
-Come potete esserne certa?- fece un passo verso di me.
-Lo so e basta- buttai indietro la testa per guardarlo negli occhi. Volevo sfidarlo, ma mi resi conto che gli offrivo le labbra in un invito a un bacio invisibile. Trattenni il respiro.
Pattinavamo senza riuscire a sfiorarci. Eravamo figuranti di una storia che non comprendevamo.
-Siete talmente giovane-
Fece un mezzo giro e s'immerse nel bosco. Uno spettro che scompariva tra rami e foglie.
Barcollai. Ma cosa mi stava succedendo? Mi appoggiai al muro, il cuore che esplodeva in gola. Era...
Due occhi brillavano tra i cespugli. Occhi che mi fecero mancare il respiro. Cosa stavo facendo? Avevo ragione? Mi stavo illudendo di qualcosa che mai avrei potuto fare?
STAI LEGGENDO
La casa delle maschere
Ficción históricaKyle era più reale che mai in contrapposizione a me. Sembrava che si nutrisse della mia irrealtà. Che come un vampiro mi bevesse l'anima. Sorso dopo sorso. Fino a svuotarmi. Lasciai che mi facesse sedere su un muretto. Le sue mani su di me. Intorno...