Capitolo 4

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I tre mesi erano volati e ormai mancava neanche una settimana all'inizio della stagione.

Avevo imparato molto e soprattutto capito cosa intendesse Andrea con "proposte assurde" dal momento che un giorno i meccanici hanno ben pensato di farmi fare una foto a loro con una maglietta con su scritto "qui i geni lavorano", per mia fortuna Frédéric non la scelse come una delle possibili foto da mettere sul sito e Andrea e gli altri la stamparono per aggiungerla ad un album che negli anni avevano riempito, loro lo chiamano "l'album delle stravaganze".

Avevo legato molto con loro tre, sono sempre stati super disponibili e spesso, per via del fatto che Dasy ormai la vedevo solo la sera una volta arrivata a casa, pranzavo con loro.

Infine le lezioni di Italiano con George, per mia grande sorpresa, andarono benissimo, certo non lo parlava benissimo a tal punto da mettere in dubbio la sua nazionalità ma abbastanza bene da riuscire a tenere una conversazione con gli altri dipendenti italiani.
L'unica pecca alla fine era quando la sera tornavo a casa e Dasy non faceva che chiedermi se avessimo mai parlato di altro oltre a quello che riguardava le lezioni, ma per sua sfortuna, in tre mesi, non abbiamo mai parlato di noi, abbiamo preferito mantenere un profilo professionale soprattutto dal momento che avevo letteralmente solo un'ora, ogni due giorni alla settimana, per insegnarli al meglio la lingua.

Stavo girovagando per la sala dei trofei dal momento che avevo praticamente finito la giornata di lavoro, da quando mi hanno assunta sono stata talmente presa dal lavoro da non riuscire nemmeno ad osservare bene quella parete.
Tutti i più grandi piloti erano dietro a quella vetrata, dal primo premio vinto con la Ferrari da Niki Lauda, nel 1974 sul circuito di Jarama, a quello di Shumacher, nel 1996 in Spagna.

"Belli vero?" Una voce mi risvegliò dai miei pensieri
"Scusa non volevo disturbarti, anche io spesso vengo qua a fissare questa parete" si mise al mio fianco con lo sguardo fisso su un trofeo
"Comunque non credo ci abbiano mai presentati, piacere Charles Leclerc" si voltò verso di me e mi porse la mano con un sorriso
"Lucy" contraccambiai il gesto

In tre mesi non ho mai avuto l'opportunità di presentarmi, certo spesso l'ho incrociato per la Sede, ma era sempre troppo impegnato per dedicare anche solo un minuto della sua attenzione a una dipendente qualsiasi e io non mi sono mai osata disturbare.

"Un giorno ci sarò anche io su questa parete e finalmente tutte le aspettative che la gente continua ad adossarmi avranno un senso" disse quasi come se fosse più una cosa che aveva bisogno di dire a sé stesso più che da confidare a qualcuno
"Non sono una pilota quindi di certo non posso sapere il peso che porti sulle spalle, ma se c'è una cosa che ti posso dire è che le aspettative degli altri non contano nulla almeno che non siano le stesse che hai tu su te stesso"
gli spiegai cercando di fargli vedere la cosa da un'altra prospettiva
"Hai ragione è solo che da quando è venuto a mancare Jules tutti hanno inziato a chiamarmi il "predestinato", sono cresciuto con sto soprannome che ormai mi si è incollato addosso, quindi in un certo senso è come se lo dovessi al pubblico."
mi spiegò nel mentre un velo di tristezza scurì il suo volto
"Capisco ma tu sinceramente perché vorresti vincere?"
La domanda mi usci spontanea, sapevo benissimo che non erano affari miei e anzi, mi sentivo pure a disagio come se fossi di troppo in quella conversazione
"Sinceramente? Per mio padre e per Jules..." fece un mezzo sorriso per poi proseguire
"Sai è buffo ma poco prima che mio padre ci lasciasse gli avevo detto che avevo firmato un contratto con la Ferrari dal momento che era il suo sogno, ma anche il mio, vedere il proprio figlio guidare una di quelle monoposto e poco dopo la sua scomparsa firmai per davvero quel contratto, in più Jules ha sempre creduto in me, è stato come un fratello maggiore quindi si... voglio vincere per me ma soprattutto per loro" gli sorrisi e lui ricambio.

La gente pensa sempre che avere soldi e fama porti a non avere problemi, a non doversi sentire mai fuori posto o non all'altezza delle situazioni, ma in realtà basterebbe semplicemente osservare meglio per capire che non è affatto così, io in questo momento davanti a me non vedo un pilota della formula uno che corre per la Ferrari, ma un semplice essere umano che ha perso molto e spesso pensa di non potercela fare.

Like Light In The Darkness //Lando Norris//Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora