9. mi curi l'anima

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zulema's pov.

dov'era l'Es, ci sarà l'Ego;

Il corpo è volubile come la nebbia primaverile.
L'anima è intangibile come il cielo sgombro.
I pensieri sono fugaci come una brezza.
Questo mese era volato, Macarena era sparita ed io non stavo bene con me stessa.
Proprio per niente.
Mi stavo riducendo ad un limite che non avevo mai sfiorato, Dimitri era tornato da vari giorni però stranamente non si era accorto di niente quindi mi congratulai con me stessa per non aver fatto in modo che le voci sul mio conto girassero.
In questo momento mi trovavo nel mio appartamento, ero sdraiata nel mio letto e stavo guardando il soffitto cercando di fare mente locale su tutti i miei avvenimenti che erano successi e non mi sono mai sentita così.
Prima di tutto.
Macarena mi piaceva almeno un pochino?
Certamente, altrimenti non avrei fatto tutto questo, non avrei violato così tanto le regole per stare con lei e mettere a rischio la mia vita.
In questo momento, mi mancava?
Sì, mi mancava la sua ironia, non avevo mai dormito così tanto bene al fianco di qualcuno e il calore del suo corpo mi aveva fatta sentire inevitabilmente al sicuro.
Non dormivo mai con una persona per tutta la notte, ma con lei tutto mi veniva naturale.
Senza limiti, nessun paletto del cazzo, solo tantissima sincerità.
Quindi sì, mi mancava proprio tutto di lei.
Ero sotto ad un treno?
Avevo la stazione sopra, conducente compreso.
Mi misi subito a pancia in giù e nel realizzarlo afferrai il cuscino e ci urlai contro per svariati minuti cercando di sfogarmi come meglio potevo.
"Perché, perché a me." sussurrai ripetendolo di continuo e afferrai il mio iPhone entrando su Instagram, aveva postato alcune foto e mi morsicai il labbro, non vedendola da un po' il mio desiderio aumentava e non sapevo se metterle like o pubblicare qualcosa anche io giusto per attirare la sua attenzione.
La bionda non si sarebbe fatta nessuno scrupolo in ogni caso, era diretta, sa quello che vuole e in un certo senso la invidiavo perché anche io volevo essere così decisa e magari licenziarmi per lottare ad avere una vita migliore.
Ma non era facile, ovvio.
Non era per niente facile, il mio lavoro era l'unica cosa che avevo sotto ogni aspetto e se l'avessi perso avrei perso letteralmente tutta la mia stabilità economica.
Fuori faceva freddo, mi dovevo preparare e non volevo.
Da quando la bionda era entrata così nella mia vita stavo avendo delle consapevolezze così diverse e sotto sotto stavo imparando a non accontentarmi più.
Cioè, veramente io mi meritavo di fare solo questa vita?
Caos, flirtare con uomini che non mi piacevano, fammi trattare di merda per qualche euro in più e poi c'era la bionda che portandomi a casa sua mi aveva fatta sentire così al sicuro che non volevo scappare via.
Il suo personale era così riservato, tutta questa educazione mi destabilizzava e la sua ricchezza era immensa, la sua villa era così ordinata, pulita.
Non ero abituata ad essere circondata da un lusso del genere, da una parte sì ma comunque i soldi che generava Dimitri erano decisamente sporchi.
Denaro sporco, affari sporchi e soci del cazzo.
Ecco la differenza sua e di Macarena.
Avevo le idee chiare su molte cose certamente, non ero mai stata una donna confusa o altro però a causa di alcune discrepanze non avevo mai intrapreso nulla di serio.
Cosa e chi dovevo scegliere?

2:46, night club

Il cuore è fatto della stessa materia del cielo.
Un pensiero felice è come una stella o un buon presagio, mentre un pensiero collerico è come la pioggia e la tempesta.
Un pensiero compassionevole è come una leggera brezza, come la rugiada.
Macarena Ferreiro era come lo stormo di fulmini e lampi che vedi nel cielo quando una tempesta sta per scoppiarsi, mi faceva sentire allo stesso modo.
Dopo aver finito di esibirmi andai da Dimitri che mi guardava seduto in un divano e feci cadere il kimono posizionandomi a cavalcioni sopra al suo bacino, lo baciai realizzando che aveva bevuto tantissimo e trattenni un conato.
Questa sera avevo una voglia malsana di piangere, ero arrabbiata perché avevo fatto il tutto con molta controvoglia e ultimamente non stavo guadagnando come avrei voluto e la mancanza economica di Macarena si faceva sentire eccome.
"Balla per me." disse togliendomi da sopra di lui e ubbidii lasciandomi scappare un sospiro stanco, c'era un bel po' di gente come al solito e non stavo vedendo molte mie colleghe ma in particolare una..
Renata.
Non sapevo dove diavolo fosse e mi guardai attorno mentre improvvisavo un ballo accettabile per questo figlio di puttana che mi guardava estasiato finendo di fumare la sua sigaretta, stavo odiando il suo sguardo nel mio corpo.
Mi faceva sentire un'oggetto, un'intrattenimento per i suoi miseri affari e per attirare tantissima clientela e soci che in questo momento mi guardavano pure loro ma avrei lottato affinché potessi evitarli tutti quanti.
"Dimitri! A quanto pare non perdi tempo." disse uno di loro sedendosi al suo fianco e serrai la mascella, lo conoscevo di vista e anche lui aveva un accento russo marcato.
"Affatto, guarda il mio gioiello prezioso." mi indicò afferrandomi per un polso e mi fece sedere nuovamente sopra alle sue gambe, circondò i miei fianchi con il suo braccio muscoloso per dimostrargli che apparteneva solo a me.
Questo idiota però allungò le mani toccando la mia coscia e Dimitri non gli disse assolutamente nulla, come se tutto questo fosse normale.
Ovvio.
"Ma a quanto pare qualcuno ti sta mettendo i bastoni tra le ruote, no?" disse lui facendo riferimento a qualcuno e speravo che non saltassero fuori cose riguardanti Macarena perché altrimenti avrei avuto davvero problemi.
La musica mi sembrava già lontana quando i suoi occhi azzurri erano fissi sui miei e ingoiai il groppo che avevo in gola compulsivamente, percepivo una brutta sensazione nell'aria ma cercai di difendermi ovviamente.
"Penso che ora sia irrilevante, no? Perché non andiamo nel piano superiore?" gli proposi con le mie doti di seduzione e mi squadrò dalla testa ai piedi ripetutamente mentre poi si rivolgeva al suo socio, non calcolandomi.
"A chi ti riferisci?" disse quasi aggredendolo e mi agitai, mi alzai di poco ma lui mi spinse nuovamente affondando le dita così forte nel mio fianco che mi fece un gran male, serrai la mascella scuotendo la testa cercando di toccargli il viso ma si scansò.
La situazione stava degenerando.
"Quella donna, non mi ricordo come si dice in tedesco.." confabulò alzando una mano sventolandola davanti al viso e Dimitri capì subito, ci guardammo negli occhi e feci spallucce rimanendo impassibile ma dentro stavo morendo.
"Diese blonde Frau, Macarena?" disse quest'ultimo e il socio annuì sorridendo, mi vennero i brividi nel sentire quel nome e percepii la gola chiudersi per la tensione che mi si stava accumulando, e la musica un pochino alta non mi aiutava.
Volevo ritornare indietro nel tempo.
Stare di nuovo nella villa con la biondina in assoluto silenzio.
"L'hai rivista?" sbottò Dimitri infuriandosi in mezzo secondo e si scolò il liquido dal bicchiere, solitamente quando beveva diventava più calmo però questa volta l'alcool non era un mio alleato.
"No! Non capisco perché questo coglione l'ha tirata in mezzo, devi credermi." dissi guardando male l'altro uomo che aveva un sorriso sulle labbra divertito, mi alzai scuotendo la testa e afferrai il kimono volendo andarmene, volevo una boccata d'aria fresca e mi stava urtando che tutti potessero guardarmi così.
Percorsi il corridoio e Dimitri stava richiamando il mio nome, ebbi un pochino di paura per come potesse reagire e non stava ragionando, accecato dalla sua stessa ira e chissà cosa diavolo aveva saputo quell'altro idiota del cazzo.
Ero da sola contro tutti qui dentro.
"Zulema!" mi urlò entrando in una sala privata dove avevo anche io le chiavi e mi fece urtare contro lo spigolo del tavolo da biliardo, vidi le stelle e gemetti dal dolore mentre la sua mano si serrava sul mio viso, in modo tale che potevo guardarlo negli occhi.
Gelo.
Nient'altro.
"Dentro al mio cervello ho una vocina che mi sta ripetendo in continuazione che tu hai osato tradirmi di nuovo, sbaglio? Giuri che non hai visto quella cazzo di bionda in mia assenza?" disse ad un millimetro dal mio viso senza interrompere il nostro contatto visivo e scossi la testa ripetutamente, posizionai le mani sulle sue spalle allontanandolo di poco dato che mi sentivo soffocare e incrociai le braccia al petto.
Basta così.
"E anche se l'avessi vista? Non penso che ti cambi qualcosa dato che i tuoi affari vanno comunque bene, io sto lavorando come sempre. Ora non posso più fare nulla? Mica siamo sposati." dissi raggirando le carte e se pensava di farmi ancora del male si sbagliava, imitò la mia stessa posizione facendosi scappare una risata divertita che mi fece venire i brividi e tra le mani aveva una bottiglia dove ci bevve a grandi sorsi pensando a cosa dirmi, continuando a fissarmi.
La musica intanto scorreva.
Chissà cosa stava facendo Macarena.
Mi aveva pensata?
Era magari con un'altra?
"Per caso hai il potere di dirmi cosa è giusto o cosa è sbagliato? Non mi sembra, tanto lo scopro comunque, in quel contratto tu hai giurato di appartenere a me ed io sono il padrone di questo posto. Inoltre, fai quello che ti dico io." disse facendo due passi verso di me e rimasi immobile, l'istinto che avevo era quello di scappare, andare dalla polizia e denunciarlo ma non sarebbe stato così semplice.
Aveva occhi e orecchie dappertutto.
"Bene, scoprilo." mormorai con un velo di paura e ci fissammo, si abbassò di poco al mio viso e sorrise malvagiamente, la puzza di alcool mi invase e rimasi immobile come una statua aspettando che facesse la sua prossima mossa.
"Pensi che lei sia potente? I soldi non potranno proteggerla per sempre, quindi se io volessi farle del male a te non importerebbe giusto?" disse manipolandomi e osservai per vari secondi la sua bottiglia, volevo spaccarla e ficcargliela dritta in gola.
"No, ovvio che non mi importa. Infatti non capisco il senso di parlarne, come se il mondo ruotasse intorno a lei." dissi facendolo smettere di sorridere subito e diventò serio, avevo detto una bugia grandissima e la sua mano colpì il mio viso due volte.
Il suo anello del cazzo, dritto sul mio zigomo.
Un'altra volta.
"Io ne parlo quanto cazzo mi pare Zulema, hai capito? Non sei tu a decidere! D'ora in poi le cose cambieranno, e scoprirò cosa hai fatto." mi minacciò continuando a bere e appoggiai una mano sul mio stomaco perché ero in procinto di vomitare, lo guardai soffocare nella pura follia e si tirò i capelli nervosamente.
Silenziosamente uscii dalla stanza e mi rinchiusi nel mio camerino, andai davanti allo specchio osservando la striscia di sangue che scorreva dal mio zigomo fino alla mia mascella e afferrai un fazzoletto cercando di levarlo via ma sporcai tutto quanto.
Abbassai la testa stringendo molto forte i bordi della scrivania e feci dei lunghissimi respiri profondi, dentro di me sentivo un'urgenza disperata di piangere.
Piangere veramente tanto perché la mia libertà era violata.
La mia vista era offuscata dalle lacrime e afferrai il telefono prontissima a chiamare la bionda e sentire anche solo per un'attimo la sua voce, la sua sicurezza mi aveva in qualche modo sempre calmata.
Ma tipo.. sempre.
Era così pacifica, non gliene importava di niente e di nessuno.
Mi morsicai il labbro fortissimo scorrendo sulla rubrica e mi bastavano davvero pochi secondi per mandarle un semplice messaggio ma forse non l'avrebbe letto, non sapevo cosa fare e avevo paura di lasciare questo posto con lui in queste condizioni.
Cercai di sistemarmi nonostante il viso mi facesse male da morire e non piansi per nessuna ragione al mondo, uscii dal camerino dolorante e ritornai in sala sorridendo falsamente a chi osava invadere il mio spazio vitale.
Individuai subito Dimitri seduto in un divano e si abbassò per sniffare la cocaina che aveva sul tavolo, serrai la mascella e sopra le sue gambe aveva una mia collega che rideva ad ogni singola cosa che diceva.
Molto bene.
Osservai bene il suo viso ed era chiaramente sotto effetto di droghe, stava continuando a bere nonostante tutto e molto presto sarebbe collassato da qualche parte quindi ne approfittai e sgaiattolai fuori da questo posto del cazzo non prima di aver preso la borsa.
Uscii letteralmente svestita e non avevo mai percepito così tanto freddo, mi coprii come meglio potevo e i miei tacchi facevano un rumore assordante nel marciapiede.
Chiamai la bionda.
Uno, due, tre, squilli.
Nulla.
"Cazzo, ti prego." sussurrai in panico guardandomi le spalle e percepii delle voci quindi aumentai il passo, continuando a chiamarla in continuazione imprecando ogni due per tre perché non avevo la macchina.
Tutto, mi stava andando letteralmente male.
Mentre camminavo guardandomi ripetutamente attorno, improvvisamente il tacco urtò da qualche parte e caddi a terra tagliandomi il ginocchio dolorosamente a causa di un piccolo pezzo di vetro di una bottiglia rotta, il telefono mi cadde sull'asfalto creando un rumore assordante in mezzo a tutto questo buio.
È ben chiaro che questi sono segnali.
"Ma porca puttana!" esclamai alzandomi velocemente e fortunatamente lo schermo si era leggermente ammaccato, tirai un sospiro di sollievo e abbassai lo sguardo notando il sangue ricoprire pian piano il mio ginocchio.
Fottuta giornata del cazzo.
"Pronto?" disse la voce assonnata della bionda e mi bloccai accorgendomi che il mio labbro stava tremando dal freddo, sicuramente le temperature erano sotto lo zero ed io non avevo praticamente nulla addosso.
"Ciao Macarena, sono Zulema scusami se ti chiamo a quest'ora ma.." iniziai bloccandomi e la mia voce tremava a dismisura, trattenni un piccolo singhiozzo e forse era l'emozione nel sentirla nuovamente, la sua voce calda mi faceva male dentro per quanto la volessi.
Realizzarlo mi rompeva in mille pezzi.
Tentai di parlare e non emisi nessun suono, mi guardai attorno e le mie gambe stavano tremando tantissimo sia per il dolore che avevo in corpo e per il gelo.
La bionda non parlò, ma come al solito capiva sempre tutto.
"Mandami la posizione, stai lì dove sei, possibilmente in un posto riparato e non muoverti perché sto arrivando." disse chiudendomi il telefono in faccia e sussultai rimanendo come un'idiota al mio posto, ma le ubbidii e le mandai la posizione su Whatsapp sedendomi nel marciapiede, afferrai delle salviette cercando di togliere i rimasugli di sangue dal mio ginocchio e pensai a che razza di piega stava prendendo la mia vita.
Prima era tutto perfetto.
Ora? Qualcosa di più potente mi stava ostacolando tutto quanto.
Gemetti dal dolore per la caduta e anche il mio gomito era leggermente sfregiato, avevo i brividi in corpo e speravo che la bionda arrivasse subito perché avevo paura di ammalarmi e di stare male il triplo.
Aspettai impaziente facendo avanti a indietro fino a quando vidi in lontananza una macchina lampeggiarmi, una Bugatti meravigliosa si fermò davanti a me e impossibile non notare un gruppo di persone avvicinarsi per vederla chiaramente.
La bionda abbassò il finestrino e i nostri occhi si trovarono subito, mi squadrò dalla testa ai piedi serrando poi la mascella ed era bellissima senza trucco.
Incredibile come diventasse sempre più bella durante la mia assenza, il suo sguardo si focalizzò sul mio ginocchio e avevo stracciato il mio kimono per avvolgerlo attorno.
"Sali." disse con un pizzico di autorità nella voce e rialzò il finestrino guardando un punto davanti a sé, la sua mascella era contratta e mi sedetti al suo fianco mentre poi partiva velocemente senza aprire bocca.
"Suppongo che, vada tutto bene, che non sia successo nulla e che tutto il sangue che hai sulla faccia sia un frutto della mia immaginazione." iniziò dopo un lungo silenzio e mi morsicai il labbro incrociando le braccia al petto tremando dal freddo, la bionda lo notò e alzò il riscaldamento.
"Non voglio parlarne, spero solo che tu stia bene però." sussurrai mettendomi una ciocca dietro al mio orecchio e percepii il suo sguardo di fuoco addosso, notai che imboccò la strada di casa sua e c'era una tensione assurda.
Parcheggiò dentro al garage impeccabilmente dove c'erano le altre macchine e la seguii timidamente guardandomi attorno, i piedi mi facevano male per quanto avessi lavorato e per come stavo camminando poco fa.
Non appena varcammo il soggiorno la luce mi diede fastidio agli occhi e la bionda mi bloccò afferrandomi molto forte il braccio, serrò la mascella nel vedere il taglio sul mio zigomo e strinse il mio viso con una mano mettendolo di lato per poterlo vedere alla luce.
Poi si allontanò, squadrandomi dalla testa ai piedi e scosse la testa non avendo neanche il coraggio di guardarmi negli occhi, la guardai anche io a mia volta e notai che era vestita molto comodamente ma comunque i suoi abiti erano così eleganti.
"Andiamo su, ti ho preparato la vasca nel bagno degli ospiti e.. hai fame?" mi disse con un gelo nella voce assurdo e indicò le scale, non le risposi subito slacciandomi i tacchi e li tenni con una mano seguendola silenziosamente.
Mi sentivo già al sicuro da tutto quanto.
Avevo fatto la scelta più giusta?
"No, non ho fame." dissi trattenendo un pianto isterico con tutte le mie forze, una parte di me voleva che lei mi baciasse da morire ma era tardissimo, avevo fatto irruzione nella sua vita in un modo totalmente sbagliato che mi maledii.
Ero un casino come sempre, un caos indomabile.
Macarena mi condusse verso una stanza e l'aprì rivelando una camera da letto matrimoniale, all'interno c'era un bagno anch'esso grande con la vasca pronta e notai il vapore dell'acqua calda uscire e appannare tutti i vetri.
L'odore del bagnoschiuma era così forte e lei già sapeva che avevo bisogno di un bagno caldo per scrollarmi di dosso tutta la merda di Dimitri, del mio lavoro, di me stessa forse.
"Ti ho lasciato alcune cose, quando hai finito raggiungimi di sotto così medichiamo quelle ferite. Fai come se fossi a casa tua." disse seria e le accennai un piccolo sorriso che venne ricambiato, ma lei era tremendamente arrabbiata sul serio ma il mio intuito mi diceva che non lo era nei miei confronti ma per altro.
"Grazie, Maca." dissi appoggiando la borsa sul lavandino e mi lasciò subito sola, la guardai e la sua bellezza uccideva ogni mia singola cellula.
Mi voltai nello specchio davanti a me e sussultai notando che avevo un bel po' di sangue sul viso, se la polizia mi avesse vista così poco fa avrei passato tantissimi guai sul serio.
La biondina sopra ad una sedia affianco alla vasca mi aveva lasciato della roba di ricambio e la sfiorai notando l'etichetta, quasi tutto Hermès ovviamente.
Mi liberai di tutto ciò che avevo addosso buttandolo nel cestino rimanendo nuda e mi immersi nella vasca, gemetti dal dolore per quanto i tagli bruciassero ma strinsi i denti e mi immersi rimanendo per vari secondi nell'acqua riscaldandomi subito.
Cosa diavolo stavo facendo per l'esattezza?
A volte è necessario rinvasarsi in un ambiente migliore per poter finalmente crescere.
Proprio come una pianta quando diventa troppo grande per il suo vaso, la tua anima brama uno spazio dove possa allungarsi e prosperare.
Volevo respirare aria nuova, abbandonare vecchie abitudini, avere fiducia nei cambiamenti, trovare lo spazio giusto per sbocciare.
Stavo male.
Sollevai la mia gamba osservando il mio ginocchio e l'acqua stava diventando leggermente rossa ma afferrai la spugna versando una quantità industriale di bagno schiuma e sfregai così tanto la pelle fino a farmi male.
Macarena cosa poteva darmi?
Perché era stata l'unica persona alla quale io ho pensato mentre volevo scappare via da quel posto? Potevo chiamare Saray, farmi venire a prendere ma no.
Macarena era al primo posto su tutto e tutti.
Forse avevo bisogno di uno schiaffo morale, forse avevo bisogno che qualcuno mi dicesse in faccia che ero una donna di poco valore, che non risolvevo nulla e che meritavo amore come tutti.
Svuotai la vasca dopo essermi lavata e mi infilai l'intimo costoso della biondina che mi calzava a pennello, zoppicavo dal dolore però riuscii a togliermi ogni residuo di trucco dal viso e a sistemarmi i capelli lasciandoli come al solito lisci con la mia frangia perfetta.
Quel figlio di puttana aveva rovinato ancora una volta una delle tante cose di me stessa che reputavo belle e serrai la mascella notando quanto avessi il viso magro, delle occhiaie evidenti perché non dormivo poco e realizzai una cosa.
Stavo per disintegrarmi in mille pezzi.
Scesi le scale individuando subito la bionda appoggiata al bancone della cucina e mi aveva preparato qualcosa da mangiare, solo a sentirne l'odore invitante il mio stomaco brontolò e mi sentivo di troppo però lei mi vide e mi sorrise appena facendomi rilassare.
"Halo, tutto bene?" mormorò appoggiando il suo iPhone mentre la raggiungevo e appoggiai il mio affianco al suo, nel mio schermo c'era una crepa così evidente e mi dava fastidio per come fossi caduta come un'idiota.
"Medichiamo quei tagli poi ti lascio mangiare in pace, ci stai?" disse gentilmente e le ubbidii, la raggiunsi in soggiorno e mi sollevai i pantaloni larghi che mi aveva dato mentre si legava i capelli con una concentrazione assurda.
Mise un pochino di disinfettante su un batuffolo di cotone e poi incominciò a pulire la zona lesionata facendomi gemere dal dolore, era così delicata che rimasi sorpresa per come avesse il terrore di farmi male.
"Mi dispiace tesoro, ho quasi finito promesso." bisbigliò dolcemente e mi bruciava tantissimo, afferrò delle bende insieme a delle garze e lentamente le avvolse dandomi un pochino di sollievo non solo fisicamente ma anche dentro la mia anima.
Macarena aveva un modo così bello di guarirmi, e non è roba da tutti.
L'ho percepito non appena mi ha toccata.
La guardai cercare altro dentro la scatola delle sue medicine e poi guardò il mio viso, si avvicinò afferrandolo dolcemente e in automatico fissai le sue labbra ma lei era così seria e c'era un'evidente fastidio nel suo sguardo.
Incominciò a medicarmi pure qui ma questa volta non provai dolore, ero impegnata a realizzare quanto fosse bella e alzai una mano per tracciare i suoi lineamenti con l'indice.
Non mi sgridò lasciandomi fare e volevo baciarla fino all'indomani, ma a chi piacevano le persone disperate? A nessuno.
"Scusami." sussurrai semplicemente con le lacrime agli occhi e ci fissammo, non aprì bocca mettendomi un piccolo cerotto sopra e sospirai capendo che era furiosa, quindi mi alzai e la lasciai respirare un'attimo sedendomi nella sedia alta posizionata davanti al bancone.
Mangiai in silenzio gemendo per quanto fosse buono e mandai un messaggio veloce alla mia migliore amica spiegandole brevemente cosa diavolo era successo.
"L'ha preparato Olivia oggi, comunque buonanotte. Domani devo lavorare e puoi usare la stanza degli ospiti." annunciò la bionda davanti a me e la guardai sconvolta mentre recuperava il suo telefono volatilizzandosi dalla mia vista, scossi la testa continuando a mangiare sperando di rimettermi in forze e sospirai.
Erano quasi le quattro del mattino.
Era successo tutto troppo velocemente e onestamente cosa ci faccio qui?
Sospirai notando che Saray non mi aveva risposta e dopo aver finito di mangiare lavai il tutto mettendo in ordine, era il minimo che potessi fare e salii le scale studiando la casa immensa di Macarena.
Mentre andavo via le luci si spensero in automatico ed era incredibile quanto fosse moderna, percorsi il corridoio notando la porta di camera sua chiusa e mi fermai proprio davanti non sapendo se entrarci, parlare con lei e confidarmi.
Mi avrebbe capita? Non sapevo quasi nulla di lei.
Ritornai in bagno mettendo il telefono a caricare e notai uno spazzolino sigillato con un post it attaccato sopra, lo afferrai e un piccolo sorriso si formò sulle mie labbra.

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