10. l'invito

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macarena's pov.

Sentivo Zulema parlare.
Ma non capivo cosa stesse dicendo perché si sentiva a stento dal corridoio.
Serrai la mascella nervosamente e chiamai Renata subito chiudendomi nel bagno privato di camera mia aspettando impazientemente che rispondesse.
"Halo?" disse sorpresa nel sentirmi e dentro di me stava scorrendo un'adrenalina assurda, volevo prendere una pistola e sparare in testa a quel pezzo di merda.
"È al telefono con lui, vero? Fammi sapere subito." le ordinai spiegandole poi brevemente la situazione e la sentii camminare, speravo che non passasse guai per colpa mia perché Renata era seriamente una risorsa molto importante per me.
"Sì, in questo momento sta sbraitando furiosamente in sala ma a stento si regge in piedi. Le sta ordinando di raggiungerla al locale, odia da morire quando Zulema si volatizza così." mi spiegò e sospirai toccandomi il viso con una frustrazione unica, non mi ero mai sentita così impotente in vita mia ma ero consapevole del fatto che se avessi fatto qualcosa di pericoloso, avrei solamente peggiorato la situazione.
"Puoi distrarlo? Fai qualcosa, cazzo." dissi camminando con una mano sul fianco e la cosa che mi rincuorava era il fatto di star conoscendo ogni singola cosa che gli riguardasse, lo stavo studiando ed era semplicemente un uomo così debole.
Ma non debole fisicamente.
Anche lui aveva i suoi punti di forza, e non era un'idiota.
Ci voleva qualcosa di seriamente troppo grande per sconfiggerlo, non era una passeggiata anche se fare affari era il dono più grande che la vita mi potesse fare.
"Non è semplice, quando è così arrabbiato." disse la ragazza dall'altro capo del telefono e lo appoggiai un'attimo nel lavandino stringendo fortissimo i bordi fino a farmi sbiancare le nocche, per poi riprenderlo.
"Renata." ringhiai minacciosamente e rimase per vari secondi in silenzio, sicuramente stava valutando cosa diamine fare e intanto sentivo voci, bicchieri rompersi e varie urla.
La mia regina araba viveva queste situazioni del cazzo ogni giorno e no.
Non lo posso accettare ancora per molto.
"Okay, capo." disse la rossa terminando la chiamata e sospirai uscendo dal bagno serrando i pugni dalla rabbia, percorsi lentamente il corridoio arrivando poi a destinazione e notai subito Zulema seduta nel letto con la testa tra le mani.
Si stava tirando i capelli nervosamente e aveva il respiro accelerato.
Mi avvicinai a lei fino ad inginocchiarmi alla sua altezza e le aprì piano le gambe in modo tale che potessi infilarmi in mezzo e tolsi le mani dal suo viso incominciando a baciarle dolcemente la guancia facendola fremere.
"Io voglio rimanere qui." bisbigliò molto piano e passai all'altro lato della sua guancia lasciandole altri baci in modo tale che potesse calmarsi, accarezzò i miei capelli stringendoli con una mano e mi attirò a sé lentamente.
"Cosa posso fare per te? Vuoi che lo uccida?" sussurrai afferrandole il mento in modo tale che potesse guardarmi negli occhi e scosse la testa mettendola di lato, decisi di sedermi al suo fianco ascoltando tutto il suo dolore in silenzio.
"No, voglio solo vederlo soffrire. Perché è assurdo tutto il male che mi sta facendo e ieri notte mi sono fatta una promessa che ho intenzione di mantenere." disse con le lacrime agli occhi e stava guardando un punto fisso davanti a sé, la sua voce era così arrabbiata e tantissimo seria.
"Ovvero, tesoro?" tentai sperando si confidasse un pochino ma non reagì, guardai i suoi occhi e sembrava fossero diventati nero pece, come se la sua anima si stesse ribellando a tutto il dolore che invadeva ogni cellula del suo corpo.
Ebbi paura, seriamente questa volta.
"È una battaglia che riguarda me, però l'unica cosa che io so per certo dato che vuoi sincerità da parte mia è che non sei più una cosa irrilevante. E anche se tu magari dirai il contrario, in tutte le notti che ci siamo viste mi hai dato modo di scoprire un piccolo tassello in più di te." disse facendomi sussultare e ci guardammo come non avevamo mai fatto, alzò la mano per toccarmi il viso e mi rilassai chiudendo gli occhi per il suo tocco caldo che mi faceva soltanto provare il fuoco puro.
La sentii avvicinarsi e appoggiò delicatamente le labbra sulle mie, amavo sempre la delicatezza che attuava per baciarmi, toccarmi, e ricambiai infilando la mano tra i suoi capelli lisci per tenerla stretta a me.
"Ho capito, che non vuoi farmi del male. E grazie per non esserti approfittata di me quando ero vulnerabile perché tutti l'hanno fatto e non voglio ancora sabotarmi da sola." sussurrò contro le mie labbra e mi vennero gli occhi lucidi nel sentirla così forte e queste erano parole importanti, qualunque cosa avessi fatto ieri notte le era servito.
Le avevo curato l'anima davvero.
"Sei così bella, che mi fai stare male per quanto sei dannata a questa verità." dissi in balia di lei, del suo tono di voce, dei suoi modi di fare e Zulema afferrò il mio viso con una mano per percorrere le mie labbra con il pollice lentamente.
"Grazie, Macarena Ferreiro per essere qui." disse appoggiando la fronte contro la mia e chiudemmo gli occhi entrambe, i nostri respiri erano calmi nell'unirsi e nel sentirsi.
"Grazie a te, Zulema Zahir per essere così come sei, così autentica." risposi di rimando e le scappò una piccola risata, mi baciò avendo la necessità che le nostre lingue si intrecciassero e non ci eravamo mai baciate con questo desiderio.
La sua mano si serrò di poco sulla mia gola per tenermi ferma dato che la stavo divorando e ci guardavamo mentre le labbra si staccavano per poi incollarsi di nuovo, i nostri respiri ridiventarono accelerati e la fermai di scatto mettendo le mani in avanti.
"Aspetta, aspetta." sussurrai controllando un'attimo il telefono ma la mora non mi ascoltò incollandosi al mio collo lasciandomi dei baci così caldi che mi scapparono vari ansimi, la strinsi a me e le sue mani intanto vagavano in tutto il mio corpo.
Stavo controllando determinate cose perché avevo intenzione di trascinarla in camera mia e a lavoro tutto stava procedendo a meraviglia, informai brevemente alla mia migliore amica in modo tale che pure la gitana sapesse che Zulema era con me e stava bene.
Quest'ultima afferrò un piccolo lembo di pelle dal mio seno lasciandomi un lieve morso e non mi opposi, Renata non mi aveva ancora risposta e mi alzai spintonando Zulema scherzosamente che mi guardò scioccata per il mio gesto.
"Che?" disse incredula e scoppiai a ridere, le porsi la mia mano e l'afferrò subito mentre la trascinavo in camera non vedendo l'ora di averla sperando che si sentisse meglio dopo ieri notte, in casa regnava il silenzio però comunque chiusi la porta a chiave.
Appoggiai il telefono sul comodino voltandomi verso la donna davanti a me che aveva la mascella contratta e la squadrai dalla testa ai piedi, era più alta di me e prima che potesse toccarmi tolsi il maglione che avevo sopra rimanendo con solo il reggiseno addosso che lei squadrò senza alzare un dito su di me.
"Sai cosa vedo in te, proprio ora?" le dissi una volta che la feci sedere sul mio letto e volevo che mi guardasse dal basso in tutto il mio dominio, perché ero chiaramente una donna che sapeva cosa poteva dare in questo mondo.
"Cosa?" disse Zulema mordendosi il labbro inferiore guardandomi e mi sedetti sopra alle sue gambe senza sfiorarle neanche per sbaglio il ginocchio per non farle del male.
"Tutte le tue fottute vite ti sono passate davanti agli occhi, sembra come quella volta che sei caduta nel ghiaccio e ne sei uscita viva. Che storia è mai questa?" dissi abbassando le spalline da sola scoprendo le mie spalle e le sue mani strinsero i miei fianchi attirandomi ancora di più nel suo bacino.
Afferrai i lembi della felpa che le avevo dato e la spogliai anche io, mi innamorai di ogni suo singolo tatuaggio e li tracciai con le mie unghie delicatamente mentre i suoi occhi perforavano ogni millimetro della mia anima.
Il suo sguardo era capace di guardarmi dentro sul serio.
La mia Dea dallo sguardo divino, dagli occhi maledetti.
"Non pensavo mi avresti capita, come avresti mai potuto anche solo tentare? Non voglio camminare sulle punte, ma non voglio nascondermi e non voglio alimentare questo fuoco mostruoso che soffoca la mia esistenza. Voglio solamente lasciar morire questa storia e stare bene." sussurrò facendo scivolare la mano dalla mia parte bassa della schiena fino a posarsi sul mio gluteo che strinse facendomi sentire le sue unghie in un modo così eccitante che mi si bloccò il cuore per un'attimo.
"Anche volendo non possiamo essere amiche ma mi piacerebbe soltanto fare finta. Tu ti aggrappi alle tue carte e alle tue penne, io alla musica perché mi sento così capita di notte quindi per adesso, ci sono solo io. E forse è tutto ciò di cui ho bisogno." aggiunse dopo aver visto la mia espressione contrariata e la baciai stringendo il suo viso non troppo forte, volevo bloccarla e farle capire che c'era una soluzione.
Non potevamo manco essere amiche, benissimo.
"La dopamina mi corre nel cervello come su un'autostrada a sei corsie del Texas quando sono con te, e non meriti la prigione perché non avrai tempo dato che ti riprenderò ogni volta riportandomi da me." dissi facendola distendere sotto di me e subito gemette per quanto fosse comodo il mio letto, le piaceva proprio questo mio spazio vitale e abbassai i suoi pantaloni facendo scorrere l'indice sul suo ventre.
"Quanto sei tenace, piccola." disse guardandomi dal basso con un pizzico di malizia e mi abbassai mordendole forte il labbro inferiore, le strappai un gemito di dolore e poi glielo baciai subito dopo.
"Tu non ne hai idea di cosa sono capace di fare, ora siamo alla linea di partenza e ho tutto il tempo per cercare di capire effettivamente se queste labbra posso baciarle solo io." dissi tracciandogliele con il pollice e aprì la bocca guardandomi eccitata mentre la toccavo con una prepotenza unica, si porse per baciarmi ma strinsi la sua gola rimettendola al suo posto con un colpo secco.
In cambio mi sorrise meravigliosamente non reagendo ancora.
"Io non sono tua, lo sono stata quando mi hai pagata. Non sono mai stata brava nelle relazioni quindi faccio questo lavoro impeccabilmente. E se mi vorrai quindi mi fai capire che ti piacciono le cose tossiche?" disse facendo spallucce indicandosi e mi alzai spogliandola mentre anche io facevo cadere i miei pantaloni rimanendo in intimo.
"Mi avvelenerò ancora e ancora, fino a non sentire più niente." dissi decisa e Zulema sgranò di poco gli occhi, i suoi muscoli erano in vista per come si appoggiò sui gomiti per reggersi e si avvicinò per baciare il mio collo facendomi rilassare subito.
Chiusi gli occhi stringendomi a sé e mi teneva stretta come se fossi una piuma, incredibile come fosse forte e circondò i miei fianchi con il braccio alzando poi lo sguardo sul mio.
"Tu sai giocare Habibti, io conosco Aristotele. Lui si opponeva alla concezione platonica secondo la quale l'arte stimolava le basse passioni, enunciando la dottrina della catarsi, ovvero della purificazione." sussurrò usando di nuovo quel nomignolo che mi faceva uscire fuori di testa, sopratutto il modo in cui lo pronunciava facendo risaltare tantissimo il suo accento arabo così sexy.
"Sì tesoro, ma sai che il fine dell'arte consisteva nel creare un piacere suscitato da sentimenti forti e provati in maniera molto intensa? Di questo piacere si parlava in particolare nella tragedia, dove esso scaturiva dalla pietà e dal timore che derivavano dalla mimesi." dissi ribattendo e corrucciò le labbra mentre la sua lingua roteava attorno al mio capezzolo facendomi portare la testa all'indietro ma lei mi reggeva come niente, le mie vene pulsavano di un sangue così caldo che pensavo mi esplodesse dal corpo generando una lava immensa.
Non pensavo conoscesse queste cose ed ecco che scoprivo un'altro lato suo che mi affascinava, volevo sapere di più e per caso aveva studiato?
Come cazzo faceva a sapere queste cose?
Sganciò il mio reggiseno stringendo una delle mie parti sensibili con entrambe le mani e  appoggiai le mie sopra alle sue afferrandole poi il viso tracciando i suoi lineamenti con le labbra con una delicatezza davvero impressionante.
La baciai e, oh mio Dio, è stato devastante come la prima volta.
Non ero mai stata baciata con così tanta urgenza prima: lingue aggrovigliate, denti che sbattono, mi persi completamente in questa donna e mi lasciai toccare.
"Sei così ipnotica, potresti essere il diavolo? Potresti essere un angelo? Il tuo tocco è magnetico. Mi sento come se stessi fluttuando e lasci brillare il mio corpo." dissi ad una certa e il suo fiato caldo era sulla mia pelle, mi lasciò vari morsi facendo diventare la mia pelle pallida un pochino rossa, poi alzò lo sguardo osservandomi e accarezzai i suoi capelli chiudendo gli occhi spalancando la bocca.
"Mi hanno detto tante volte che dovrei avere paura di te, perché non sei come tutti gli altri ma in questo momento ti percepisco come un'amante futuristico. Il tuo DNA è così differente ma loro non ti capiscono perché tu vieni da un mondo completamente diverso, una dimensione diversa." le bisbigliai al suo orecchio e le scappò un piccolo sussulto nel sentirmi, mi piaceva dirle tutto quello che mi passava per la testa e le sue mani erano veloci sul mio corpo mentre mi stringeva ulteriormente.
Poi capovolse le posizioni mettendomi sotto di lei e per la prima volta, realizzai che aveva un dominio assurdo, come se fosse una tigre pronta a sbranarmi interamente.
Strinse i miei polsi bloccandomi proprio sul mio letto e appoggiò il ginocchio non infortunato in mezzo alle mie gambe per aprirle in modo tale che potesse infilarsi.
"Le persone parlano tanto di me, ma non capiscono e non capiranno mai nulla." disse serrando la mascella e si riattaccò alle mie labbra, riuscii a liberarmi i polsi e sganciai il suo reggiseno graffiando ogni millimetro della sua schiena tatuata mentre mi faceva sentire chiaramente un gemito di piacere.
Le nostre lingue non smettevano di intrecciarsi e non mi opposi, rimasi sotto di lei lasciandomi dominare al 100% e se ne accorse perché i suoi occhi brillavano di potere e mi accorsi che Zulema Zahir era di una potenza stratosferica.
Osservai i piercing nei suoi capezzoli e mi sorrise non appena notò il mio sguardo proprio lì e afferrò la mia mano appoggiandola sopra ad un suo seno in modo tale che potessi stringere e sentirla, le scappò un gemito non appena palpai sfregando il pollice sul suo capezzolo turgido e i muscoli del suo addome si contraevano.
Il suo corpo mi faceva impazzire.
Era così allenata, amavo i piccoli muscoli evidenti che si intravedevano.
"Io ti capisco, e voglio capirti sempre di più." dissi con il fiatone e il mio petto faceva su e giù, la mora si portò i capelli all'indietro leccandosi le labbra e si abbassò lungo al mio corpo facendo combaciare i nostri seni mentre la sua mano destra scorreva sulle mie costole evidenti fino a fermarsi sulla mia coscia che strinse saldamente.
I suoi occhi visti così da vicino mi trasmettevano un dominio assurdo, era incredibile quanto fosse forte e quanto diavolo volevo che fosse mia.
Era proprio brava.
Sapeva dove toccarmi, come toccarmi e i suoi baci non erano paragonabili con nessuna persona che avevo baciato nell'arco della mia vita.
Volevo lei, Dio se la bramavo.
Baciò il mio addome piatto scendendo sempre più in basso e ad ogni bacio che mi dava non staccava lo sguardo da me, mi morsicai il labbro inferiore ed ero invasa dai suoi tatuaggi, dai suoi occhi, dai suoi capelli neri, dalla sua bellezza divina.
"Cazzo, quanto ti voglio. Parli tanto di come mi vorresti tu ma se fossi mia sul serio la tua vita si ribalterebbe." bisbigliò e sgranai gli occhi, mi alzai di poco guardandola infilarsi tra le mie gambe e afferrò i lembi dei miei slip abbassandoli baciando il mio confine mentre io non potevo credere alle mie orecchie.
Il suo respiro era accelerato, i suoi baci erano caldi come non lo erano mai stati e percepivo i suoi denti afferrarmi la pelle per lasciarmi dei piccoli lividi giusto per farmi sapere che lei ci era passata lì e aveva lasciato il segno.
Fanculo ai soldi, nulla era paragonabile alla mia ricchezza quando nel mio letto avevo una bellissima araba che si posizionava le mie gambe sopra alle sue spalle, le braccia tatuate le circondarono possessivamente e nessuna donna aveva mai fatto una cosa del genere con la sottoscritta.
Zulema si differenziava sempre e impazzivo per questo.
"Io, voglio sentirti davvero." dissi richiamando la sua attenzione e mi guardò lasciandomi un bacio sulla coscia risalendo lungo al mio corpo cercando le mie labbra, il suo bacino combaciò con il mio e le nostre intimità erano separate dall'intimo ma riuscivo a percepire quanto diavolo fosse eccitata e anche io lo ero.
Alzai le ginocchia inchiodando le gambe sui suoi fianchi e la graffiai dappertutto lasciandole il segno perché in questo momento la sentivo così mia in questa posizione e il suo respiro accelerato spezzava il silenzio della stanza.
E poi, tutto si fermò non appena mi guardò dritta negli occhi.
Incominciò a fare tutto in modo lento e tolse i miei slip facendoli scivolare lungo le mie gambe mentre lei faceva la stessa cosa con i suoi rimanendo letteralmente nuda.
Affondò le unghie sui miei fianchi attirandomi a lei con un colpo secco e abbassò la testa centrando impeccabilmente le nostre intimità, sentivo ogni singola cosa che le riguardasse e le mie guance andarono a fuoco.
"Qualcuna, l'ha mai fatto con te?" mi domandò riabbassandosi verso al mio viso e forse mi ero dimenticata come comunicare, stavo provando una realtà assurda dentro di me e la mora incominciò a muoversi facendomi provare un piacere diverso.
"No, mai." dissi ingoiando il groppo che avevo in gola e i suoi occhi verdi ebbero una scintilla, le scappò una risata e alzai gli occhi al cielo per la sua sfrontatezza unica.
"Pensavo che la donna più miliardaria del mondo secondo Forbes avesse le esperienze più belle a letto, ma a quanto pare mi sbagliavo e cazzo che onore." disse mantenendo un ritmo comunque lento e la guardai male, le diedi un colpo alla spalla non troppo forte e le intimai di fare silenzio mentre assecondavo i movimenti capendo già come funzionava e la sua espressione in viso cambiò.
"Brava piccola, oh-" si bloccò facendosi scappare un gemito alto e nascose il viso nell'incavo del mio collo facendomi sentire ogni singolo gemito che emetteva, la strinsi di più a me portando gli occhi all'indietro e non avevo mai provato nulla di tutto ciò.
La mia prima volta in assoluto che una donna mi faceva ciò.
Stavamo provando piacere insieme, stavamo bene, insieme.
Questo è quello che ritenevo così importante.
Lacerai la sua pelle ad ogni movimento che faceva e poi mi guardò negli occhi con un'intensità unica che mi faceva tremare le gambe.
Perché ovvio, questa non era una botta e via.
Ci stavamo accorgendo che stava nascendo ben altro, ed eravamo fottute entrambe.

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