⩩ 𝟬𝟲. 𝗿𝗲𝘅 𝘁𝗿𝗲𝗺𝗲𝗻𝗱𝗮𝗲.

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Mona era arrivata al circolo dieci minuti in anticipo, convinta che sarebbe stata la prima. Con sorpresa, vide che al loro solito tavolo c'erano Albedo e Kaeya, che conversavano amabilmente ridendo di tanto in tanto.

Si sedette di fianco a Kaeya, con un'espressione che tradiva un'ombra di disagio, che si affrettò a nascondere dietro un sorriso.
"Allora? Di che parlate?", chiese, incrociando le gambe sul divanetto del locale.

"Ho appena chiesto ad Albedo come procede con la sua prossima opera" cominciò l'uomo "a quanto pare l'ha quasi finita"

"Sì, dovrei mostrarla alla mia gallerista domani. Dovrò riordinare tutto quanto" Chiuse la frase con una risata un po' imbarazzata, che divertì anche Kaeya. 
Mona notò un uno scambio complice di sguardi, e si sentì un'estranea. 

"Dove dipingi, Albedo? A quanto mi ricordo il tuo appartamento è piuttosto... angusto, hai un altro spazio o..."

"Sì, ho affittato un magazzino in disuso a venti minuti da dove sto, più o meno fuori città. – Albedo guardò Kaeya come per chiedere conferma riguardo a quello che aveva detto, e lui annuì impercettibilmente – È un posto carino, ma è sempre, e dico sempre, tutto incasinato. Giuro, non è colpa mia" 

Risero tutti e tre.

"Quindi 'sto pomeriggio ci porti tutti a vederlo? Come sei gentile, Albedo, davvero", disse Mona scherzosamente. 

"No, cioè, non oggi, mi dispiace..." soffiò Albedo abbassando lo sguardo un po' preoccupato di deludere l'amica. "Te l'ho detto, è tutto in disordine, e... e non ho finito i quadri. Ce ne sono almeno quattro incompleti, non vorrei farveli vedere così, insomma, hai capito..."

 Mona non sembrava molto convinta dalle sue parole, le sembravano solo un mucchio di scuse, ma si disse che non c'era motivo di insistere se lui non voleva mostrarle la sua atelier. Cambiarono discorso.

Poco dopo arrivò Jean, stranamente non in compagnia di Venti; "Come va con Lisa?", chiese subito Mona, e si sentì rispondere con un cauto entusiasmo che andava benissimo, avrebbero tra poco festeggiato tre anni e mezzo di relazione. Albedo commentò sorpreso, "wow, è proprio tanto", aveva detto, fischiando.

"Ah, Albedo, non ho mai avuto l'opportunità di complimentarmi con te per i tuoi quadri; in occasione del salon non sono rimasta fino a tardi, anche se me lo sarei concessa volentieri, per colpa di quell'ubriacone di Venti... insomma, sei davvero bravo, anche se le tue tele a volte sono... un po' troppo, per me, non so se capisci..."

Albedo annuì comprensivo, evidentemente abituato a quel genere di commenti. Kaeya aveva sentito anche al salon qualcuno riferirsi a quel modo alle sue opere. Lui, a differenza di Albedo, non lo capiva. Erano perfette così. 

Conversarono una buona mezz'ora, parlando principalmente dei loro progetti artistici e delle mostre che sarebbero arrivate, cosa avrebbero esposto eccetera. Albedo chiese curioso quale fosse il lavoro di Jean, e lei rimase piacevolmente sorpresa nello scoprire che Albedo la ammirava molto: era difficile trovarsi un lavoro decentemente stipendiato, di quei tempi. Parlarono anche un po' del ragazzo che usciva con Venti, nonostante lui non ci fosse, ma purtroppo, dato che lui era sempre restio a condividere la sua vita privata, avevano poco o niente in base a cui giudicarlo. Proprio quando smisero di parlare di lui arrivò il diretto interessato, Venti, decisamente in ritardo.

"Venti, mi hai fatto venire in mente una cosa" Esordì Albedo tronfio "La mia gallerista, che, tra parentesi, si chiama Lawrence, mi ha detto che appena finirò gli ultimi quattro dipinti a cui sto lavorando mi dedicherà un'intera sezione! Della galleria Lawrence! Aperta al pubblico come permanente!" 

𝐑𝐄𝐐𝐔𝐈𝐄𝐌 ➣ 𝗴𝗲𝗻𝘀𝗵𝗶𝗻 𝗶𝗺𝗽𝗮𝗰𝘁Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora