⩩ 𝟭𝟰. 𝗯𝗲𝗻𝗲𝗱𝗶𝗰𝘁𝘂𝘀.

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La pioggia scrosciava dietro le finestre spesse e grossolane dell'atelier. Nonostante fosse un rumore quasi assordante, che non solo riempiva le loro orecchie ma si insinuava anche sotto i loro vestiti, pungendoli con carezze gelate che percorrevano tutta la loro schiena, facendoli rabbrividire, a Mona sembrava che quel luogo non potesse essere più silenzioso. 

Lanciava fugaci e impazienti occhiate ad Albedo, e si giustificava con se stessa convincendosi che era solo perché lo stava dipingendo; sapeva benissimo che non era così, e che era preoccupata, e che voleva accorgersi che lui la stava guardando, anche se lui non aveva alzato la testa verso di lei neanche una volta.

Non riusciva proprio a concentrarsi sul suo quadro – o meglio, aveva già finito di dipingerlo, mancavano solo pochi dettagli, ma non voleva andarsene. Sarebbe rimasta lì tutta la vita, anche a costo di non parlare più con nessuno, neanche con Albedo, rimanendo in una stasi silenziosa in cui esistevano solo loro due e i loro quadri; o di rimanere un'ombra intrappolata per sempre in quell'edificio triste e disordinato a ritoccare una tela che non avrebbe mai finito, le sarebbe bastato che fossero loro due soli, così che potesse avere il privilegio di guardarlo senza essere guardata (anche se, in fondo, sperava che lui si accorgesse della sua presenza). 

Prima non ne aveva avuto il coraggio, aveva paura che Albedo si arrabbiasse con lei – merda, si sentiva come se da un momento all'altro il filo sottilissimo che li teneva ostinatamente uniti si sarebbe potuto spezzare, anzi, forse era addirittura già successo, cazzo, non voleva perderlo, ma stare con lui era così stressante... 
Comunque, finalmente il suo irruente fiume di pensieri si prosciugò e lei decise di alzarsi e mettersi in piedi dietro di lui, e chiedergli: "Ehi, cosa dipingi? Non mi hai ancora fatto vedere..."

Non le ci volle molto per capire perché.

La tela che aveva davanti era qualcosa che non aveva mai visto nascere né dal pennello di Albedo né da quello di nessun altro artista, ma comunque riusciva a vedere lo stile violento e coloratissimo del ragazzo, che quasi fuoriusciva dalla tela, tant'era impetuoso, e pieno, straripante, come vivo; era un autoritratto. 

La figura di Albedo, a mezzo busto, era nel centro del quadro; non era proprio lui, però: il corpo nudo era scheletrico, la pelle bianca come carta, le braccia talmente sottili che pareva che fossero solo ossa, quasi si vedevano le articolazioni. I suoi folti capelli biondi erano ora lunghissimi e vaporosi, di un giallo chiaro e luminoso, come colpiti dai raggi dorati dell'alba, e si gonfiavano intorno al suo corpo sembrando nuvole, mentre lui, un angelo caduto, precipitava giù dal cielo e veniva abbracciato da quelle per un solo, brevissimo secondo, una banale illusione ottica, per poi schiantarsi a terra e discendere negli inferi; la sua espressione calma, gli occhi erano socchiusi, ornati da ciglia bionde e lunghe, che riflettevano la luce, o meglio, ne erano loro stesse la fonte; la bocca era schiusa, piccola e sottile. 

Lo sfondo era probabilmente la parte più mozzafiato dell'intera tela. Nero, ma allo stesso tempo colorato e cangiante. A prima vista le macchie di colore immerse nella penombra parevano non avere una forma distinta ma, guardandole con più attenzione, in esse Mona riconobbe delle figure confuse: c'era una lampada, spenta, una cornice vuota, una mano scura che tendeva le dita verso le costole sporgenti di Albedo, che colpiva con una debole luce quegli oggetti...

Poi lui la allontanò, dicendo: "Okay, non credo ci sia bisogno che tu rimanga ancora qui", visibilmente scocciato. 
Mona sussurrò, molto timidamente, un "okay", e poi tornò al suo quadro. Ripensò al corpo magrissimo nel quale si era ritratto Albedo, allo sfondo scuro e agli occhi socchiusi e alle sue ciglia lunghissime, a come quasi brillasse di luce propria, tutto questo mentre stendeva pennellate sempre uguali di colore che non avevano aggiunto nulla di effettivo al dipinto; ma non avrebbe potuto concluderlo lì, o era sicura che Albedo non avrebbe esitato a cacciarla via.

𝐑𝐄𝐐𝐔𝐈𝐄𝐌 ➣ 𝗴𝗲𝗻𝘀𝗵𝗶𝗻 𝗶𝗺𝗽𝗮𝗰𝘁Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora