LA METAMORFOSI

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Già dai primi attimi in cui misi piede fuori dalla porta di quella che per millenni e sino ad allora avevo considerato casa,
il mio corpo iniziò a mutare precipitosamente nella sua nuova forma.
Udii un crepitio secco e scoccante e percepii un bruciore farsi sempre più intenso a partire dalle fibre del mio trapezio sino a diffondersi alle mie scapole.
Le mie ali, quelle che erano sempre state delle superbe e voluminose ali bianche iniziarono a sfrigolare assottigliandosi e sbrindellandosi, divenendo antracite e poi nere sotto al mio sguardo incredulo ed impotente.
Il calore divampo' lentamente dal loro interno come se lava liquida mi scorresse nelle vene.
Un miserabile centimetro alla volta, al ritmico pompare del mio cuore, quella linfa bollente le attraversò fino all'ultimo minuscolo capillare bruciandole e corrodendole dall'interno.
Il dolore atroce mi mozzò il fiato in un urlo muto che mi serrò la gola in una morsa asciutta e arida,
una sadica tagliola che mi bloccò le corde vocali impedendomi di sfogare quel tormento.
Mi contorsi cercando disperatamente di raggiungerle nell'istinto selvaggio di strapparle dal mio corpo.
Sembravo proprio un animale selvatico che, impazzito dal dolore e dalla disperazione, cerca di strapparsi l'arto che lo imprigiona.
La sofferenza era così devastante che mi convinsi sarei impazzito.
Dopo minuti che parvero infiniti,
il dolore finalmente si placò e il mio corpo si afflosciò esausto e deprivato come un sacco vuoto.
Non mi abbandonò del tutto divenendo sordo e continuo, ma sopportabile.
Tutto intorno a me si fece sfocato e senza contorni, ovattato e distante.
Poi d'un tratto fu solo il buio.

"È Azraehl?"
domandò una voce esitante e poi incredula che non riconobbi subito.
Era così distante da sembrare un'allucinazione,
mentre qualcuno tentava di girarmi su un fianco con cautela per assicurarsene.

"NO.
Non può essere..."
qualcuno rispose,
una nota di ansia crescente e scetticismo in quella voce addolorata.
Una mano leggerissima sfiorò in una carezza delicata ed esitante le mie ali sfigurate.
Carbonizzate.
Ne seguì il profilo in punta di dita con devozione respirando pianissimo, come se temesse che si polverizzassero al suo tocco.

"Satanael...
è lui"

"Cazzo.
Fratello?
Ma cosa ti hanno fatto?
Che cosa ti ha fatto?"
ruggì rabbioso ed angosciato.

Udii la sua voce.
E nonostante non la sentissi da molto tempo, la riconobbi subito e senza indugi.
Tra tutti i miei fratelli,
la sua era la voce più amata e desiderata.
Disperatamente agognata ed attesa.
Mi era mancata quella sua inflessione aspra e profonda che la rendeva perennemente sarcastica,
ma sempre incredibilmente indulgente quando rivolta a me.
Quasi dolce.
Avevo sempre amato disperatamente quel fratello tormentato ed incompreso,
considerato invece da tutti dissennato e perduto.
Ed ora mio malgrado l'avevo raggiunto,
dovunque fossimo.

Satanael.
Lucifero.
La luce del mattino.
Ma per me lui era solo il fratello più caro, al di là di qualsiasi nome.

Le sue braccia forti mi avvolsero con una inconsueta premura, sollevandomi parzialmente dal pavimento senza alcuno sforzo.
"Fratellino?"
Con una mano tremante mi scostò alcune ciocche di capelli dalla fronte.
"Mi puoi sentire,
Azraehl?"

Gli risposi con un cenno impercettibile del capo.
Mi sforzai di aprire gli occhi pur di vederlo di nuovo, ma le mie palpebre sfarfallarono senza tuttavia riuscire ad aprirsi.
Ero troppo stanco, sfinito.
Stravolto.
Avulso da ogni dove e ogni cosa.

"Non ti preoccupare, fratello"
appoggiò delicatamente i suoi polpastrelli sulle mie palpebre per rassicurarmi ed interrompere i miei tentativi.
"Sono qui.
Sono sempre qui per te.
Mi occupo io di te, ora"
mormorò vicinissimo al mio orecchio per permettermi di sentirlo.
La sua voce bassissima e vibrante lení la mia anima ferita come un balsamo.
"E chiunque ti abbia fatto questo... pagherà"
concluse furioso.

Finalmente mi rilassai tra le sue braccia,
rassicurato dalla sua presenza e sentendomi protetto.

"Cosa gli è successo?"
sentii domandare nel brusio di tante voci sovrapposte.
"Stolti,
avete già dimenticato?"
ruggì mentre calava immediatamente il silenzio.
Poi lo sentii ridere.
Una risata di gola, brutale e rabbiosa che immaginai non raggiungesse gli occhi.
Quegli occhi nerissimi come la pece e profondi come un dirupo d'oblio.
"Avete visto le sue ali?
Sono bruciate.
Questo è il trattamento riservato ai traditori.
Privarlo della loro egregia bellezza e maestosità è uno sfregio per punirlo di un torto.
Ma più di ogni altra cosa è il deterrente per impedirgli di tornare da lui e vendicarsi.
Perché lui sa che è l'angelo più forte tra tutti noi"
lo sentii rispondere con una voce apparentemente calma,
ma sapevo che celava una rabbia crescente e letale.
Esplosiva.
Ero certo che si stesse sforzando con tutto sé stesso pur di contenerla.
"Davvero non ricordate questo trattamento?
Non rammentate il dolore atroce e l'umiliazione?
Male, dovrebbe essere impresso a fuoco nella vostra anima come un monito imperituro.
Azraehl è stato cacciato da nostro padre,
come me.
Come noi"
spiegò in quello che si era fatto un silenzio assordante,
tanto da essere persino più doloroso e disturbante del frastuono.

"Ma Azraehl..."
oso' intervenire qualcuno.

"So cosa stai per dire.
Azraehl insieme a me è sempre stato il prediletto di nostro padre.
Ed è sempre stato affidabile, irreprensibile.
Una certezza assoluta tra le fila degli angeli.
Paradossalmente mite, nonostante tutto.
Nonostante potesse distruggere tutto l'intero creato solo con un cenno distratto del capo.
Ma qualcosa deve essere accaduto,
qualcosa deve averlo costretto suo malgrado a dubitare e poi finalmente a vedere la realtà delle cose.
E davanti alla brutalità della verità,
come fu per me allora,
non ha potuto fare altro che inchinarsi ed abbassare la testa"
sentii il rammarico e la profonda amarezza celati tra le sue parole affilate.

Era passato del tempo,
ma in lui ardevano ancora l'orgoglio e la delusione.
Si sentiva ancora tradito da nostro padre.
E non lo avrebbe mai perdonato.

"Mai"
mi sussurrò come se avesse potuto udire i miei pensieri.
"Non dopo quello che ti ha fatto"
aggiunse, poi mi sollevò tra le sue braccia.
"Ora pensa solo a riposarti e a guarire, fratello.
Questa non è la fine.
Oh no che non lo è.
Quando aprirai di nuovo gli occhi, sarà l'inizio"
mi promise, un attimo prima che sprofondassi nelle tenebre.



AZRAEHL - L' ANGELO CADUTO Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora