LA SCELTA

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Lei era lì.

Ebbi come la sensazione che mi stesse aspettando.
Come se inspiegabilmente lei sapesse del mio arrivo,
forse ancora prima che io stesso lo decidessi.

I miei piedi erano così pesanti da sembrare incollati al pavimento, come se la suola fosse impastata con del catrame.
Mi sostenni con una mano alla balaustra della scala per riprendere fiato e cercare di rallentare il mio battito martellante.
E perché mi illusi che toccare un oggetto materiale mi avrebbe aiutato a riprendere il contatto con la realtà.

"So che sei arrivato.
Vieni da me"
udii la sua voce provenire dalla stanza e chiamarmi.
Per un attimo mi parve di averla solo immaginata, ma Il mio corpo parve rispondere naturalmente al suo richiamo e mi mossi come un automa verso quello che doveva essere il salone.
Mi ero chiesto con angoscia tutta la sera in che modo l'avrei affrontata di nuovo senza spaventarla e senza costringerla a seguirmi,
ma mai mi sarei aspettato di trovarla addirittura desta nella mia attesa.
Mai mi sarei aspettato che fosse lei a chiamare me
e non il contrario.

Perché?
Come poteva sapere?

Incredulo, provai per la prima volta nella mia vita millenaria l'esperienza destabilizzante della dissociazione.
La mia mente ed il mio corpo erano come due entità separate.
Ero lì lucido e presente a me stesso
tuttavia le mie gambe ed i miei piedi si muovevano nella sua direzione senza che io ne avessi controllo alcuno.
Il battito del mio cuore aumentava esponenzialmente ad ogni passo.

Arrivato alla porta del salone
i miei piedi si fermarono, ma il mio petto si infiammò come se mi avessero strappato il cuore a mani nude dalla cassa toracica e l'avessero gettato a bruciare tra i ceppi del camino.
Mi parve di sentirlo sfrigolare sulle braci fino ad essere avvolto dalle fiamme in un soffiante sibilo.

Lei era lì,
protetta e parzialmente celata dalla penombra della stanza.
Intravidi la sua sagoma minuta incastonata sulla poltrona a fianco del camino, a tratti illuminata dal bagliore tremolante delle fiamme crescenti che avvolgevano e divoravano la legna.

La sua lunga chioma nera era adagiata di lato ricadendole morbidamente su una spalla e lasciandole scoperto il collo elegante ed eburneo.
Aveva grandi occhi resi ancora più chiari dalla luce del fuoco,
che indugiavano sul danzare ritmico delle fiamme.

Il mio cuore parve arrestarsi di botto alla sua vista e mi mancò il fiato.
Qualsiasi parola volessi dire semplicemente morì adagiandosi sulla piega delle mie labbra socchiuse.
Rimasi immobile sulla porta.

"Sei tornato,
finalmente"
parlò di nuovo.
E lentamente spostò il suo sguardo intenso su di me.

Il mio corpo tremò in modo incontrollabile quando i suoi occhi grandi mi raggiunsero e le mie ali nere fremettero quando le sue labbra si piegarono in un sorriso leggero che voleva incoraggiarmi.

"Tu..
Tu mi stavi aspettando?"
riuscii finalmente a domandare,
la mia profonda voce resa roca dalla sorpresa.

La sua espressione si addolcì ed inclinò il capo.
Un ciocca riccia le sfuggì nel movimento rotolandole pigramente vicino all'ovale delicato del suo viso e lei non la scostò.
Trattenni a stento l'impulso irrefrenabile di avvicinarmi e farlo io stesso.
Immaginai di avviticchiare quella ciocca nera e lucida attorno alle mie dita, prima di riavviarla delicatamente dietro al suo orecchio.
Mi morsi le labbra, ma resistei mio malgrado.

"È da quella notte che ti aspetto"
confessò senza distogliere lo sguardo da me.
"Pensavo ormai che non mi avessi riconosciuta e che non saresti più tornato da me"
aggiunse con quella che mi parve tristezza e rammarico.

AZRAEHL - L' ANGELO CADUTO Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora