LA LUCE DEL MATTINO

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Socchiusi gli occhi e una luce fioca e tenue mi accolse.
Trascorsero alcuni minuti prima che riuscissi a mettere a fuoco le immagini di ciò che mi circondava.
Era una stanza grande avvolta nella penombra, un'ambiente tranquillo e silenzioso di cui tuttavia non avevo memoria alcuna.
Intuivo le sagome degli arredi che la decoravano in modo semplice, ma deciso e mascolino e disorientato mi soffermai sul tendone,
rapito dal suo leggero e ritmico ondeggiare di quella che pareva una leggera brezza.

Dove mi trovavo?
Cosa ci facevo qui?

Cercai di concentrarmi richiamando alla mente i ricordi che parevano lontani e sfuggenti, invano.
Mi sentivo intorpidito e confuso.
Giacevo su un fianco e quando tentai di mettermi supino un dolore sordo mi fermò lasciandomi sfuggire un gemito.

"Devono ancora guarire,
fratello.
Non ti girare"
mi istruì una voce familiare proveniente dalle mie spalle ed io semplicemente gli obbedii.
"E non ti sforzare di ricordare o capire, è inutile e dannoso ora.
Il salto ha provato la tua mente ed io ti ho provocato l'oblio forzato per permetterti di guarire.
Una sorta di coma indotto... sovrannaturale"
aggiunse rassicurante per spiegarmi,
intuendo la mia esitazione.

Rimasi in silenzio qualche attimo, basito.

"Lux...?"
domandai incredulo senza tuttavia riuscire a scorgerlo.

"Si Az,
sono io"
mi concesse con quel tono caldo ed indulgente che era solito riservare solo a me.
Quel tono di voce morbido che si ha soltanto quando si sta sorridendo.

Mi agitai subito cercando di sollevarmi dal mio giaciglio,
ma lui mi trattenne con ferma delicatezza.
Non mi afferrò affatto e non applicò alcuna forza,
ma il suo solo tocco leggero fu sufficiente per farmi desistere dal mio intento.
Ora realizzai che era seduto dietro di me sul letto,
come a vegliare il mio riposo.

"Non puoi stare qui Lux,
se lo scopre lui ti farà imprigionare e ..."
lo redarguii teso e preoccupato.

Questa volta non si sarebbe limitato a cacciarlo.
Questa volta si sarebbe vendicato duramente se avesse scoperto che aveva ignorato il suo divieto.

Lo sentii ridere sommessamente.
In pochi conoscevano quella sua risata spontanea, così schietta e genuina.
Accattivante.
Mio fratello era un sobillatore.

"Az sei tu ad essere venuto da me,
non il contrario.
Non sei più in paradiso,
sei in quella che d'ora in avanti imparerai a chiamare casa.
La tua nuova casa"
mi spiegò con una voce ora non più sorridente, ma impastata di rabbia e dolore.
"Presto ricorderai tu stesso e finalmente racconterai anche a me cosa è successo"

Rimasi senza fiato,
incapace di pronunciare una qualsiasi parola di opposizione.
Non ricordavo nulla,
ma non dubitai della sua rivelazione.
Lui non mi avrebbe mai mentito, mai.
"L'unica cosa che so è che sei stato cacciato e bandito,
come me.
E che..."

"Le mie ali..."
gridai disperato,
cercando di nuovo di alzarmi per verificare quell'oscuro presagio che immediatamente mi pervase.

Lui non mi permise di muovermi e fulmineo mi scavalcò con un balzo leggero parandosi davanti a me.
Finalmente lo vidi,
in tutta la sua commovente bellezza.
I suoi occhi completamente neri mi fissavano con quell'intensità dolceamara che prelude solamente la consapevolezza,
le sue labbra irrigidite in una
piega dura.
"Le tue ali come le ricordavi,
non ci sono più"
mi confermò con un rammarico profondo,
ma senza tanti giri di parole.
Non era mai stato accondiscendente, ma crudo e diretto ed anche questa volta non fece eccezione rimanendo coerente con sé stesso.
"Mi dispiace Az,
non ho potuto prepararti al trattamento che lui riserva a quelli che considera traditori.
A quelli come me.
E sinceramente non mi sarei mai aspettato che un giorno l'avresti subìto anche tu"
mormorò abbracciandomi.

"Anche le tue ali...?"
gli domandai esitante.

Si erse in piedi e senza dire una sola parola spiegò davanti a me ciò che rimaneva delle sue ali.
Sussultai inorridito, portandomi involontariamente una mano alla bocca.
Erano sfregiate.
Non avevano più penne e piume, ma a coprirne lo scheletro rimaneva solo uno spesso strato di cute nera tesa e lucente sui nodi articolari e sui margini delle ossa,
a tratti sbrindellata e sfilacciata.

"Non nascondere il tuo orrore per timore di ferirmi.
Oramai l'ho accettato e ne vado fiero.
Se questo era il prezzo che dovevo pagare per la mia libertà,
ne è valsa e ne varrà sempre la pena"
si chinò nuovamente verso di me.
"E se ti può consolare fratello vanitoso, nostro padre con te è stato più clemente.
Le tue hanno ancora le piume e quelle bruciate stanno riscrescendo folte e lucide forse anche più di prima"
mi rassicurò con un sorriso impertinente strizzandomi l'occhio.

Lo ricambiai con uno sguardo interrogativo.

"Però non sono più le tue ali di prima, Azraehl.
Sono nere come la notte"

"Perché..?"
incalzai scuotendo il capo senza riuscire a capire.

"Perché, cosa?
Perché le punizioni in generale se osiamo ribellarci, oppure il perché di questa specifica?"
domandò paziente ed accomodante,
sedendosi sul pavimento accanto al mio letto a gambe incrociate.

"Perché le ali"
mi limitai a rispondere di nuovo stanco e svuotato.
Ero troppo avvilito per iniziare un discorso troppo vasto e complesso, iniziare a ricostruire le piccole cose mi avrebbe aiutato.
Mi veniva soltanto da vomitare.

"Innanzitutto è uno sfregio per umiliare la nostra vanità.
È per tentare di annichilirci,
vista l'importanza essenziale delle ali per un angelo.
E in ultimo, ma non meno importante, è una strategia vigliacca per impedire ai ribelli di raggiungere il paradiso"

"Non riusciamo più a volare?"
gridai disperato cercando i suoi occhi.

"Certo Az che possiamo volare"
mi tranquillizzò afferrandomi le mani
"Ma le ali senza piume non riescono a volare così in alto da arrivare a lui"

"Hai detto che io ho ancora le mie piume, quindi..."
sollevai il capo dal cuscino rinvigorito dall'eventualità di potermi vendicare.
Di poterci vendicare tutti.

La sue labbra si piegarono in un sorriso triste indovinando come sempre il filo dei miei pensieri.
"Sì.
Ma come ti dicevo sono nere.
E le piume scure alla luce abbagliante dei cieli verso il paradiso brucerebbero facendoti precipitare"

L'illusione mi abbandonò pietosamente e miseramente.

"Ora non ricordi nulla.
Ma ti assicuro che quando ricorderai il motivo per cui hai scelto di sfidare nostro padre,
tutto questo ti sembrerà solo un accettabile compromesso.
Il velo che hai sugli occhi cadrà e all'improvviso tutto questo..."
aggiunse con un ampio gesto
delle mani
"ti sembrerà l'unica scelta possibile e reale e ti renderai conto che invece ciò che pensavi di avere prima era solo una ridicola e detestabile bugia"










AZRAEHL - L' ANGELO CADUTO Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora