UBI TU, IBI EGO

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La sua mano che fino ad allora stringeva la mia,
delicatamente si aprì sino ad abbandonarla scivolando via.
Mi girai verso di lei confuso dal suo gesto, cercando ostinatamente il suo sguardo.
"Non posso permetterti di restare, se questo avrà delle conseguenze per te"
soffiò con lo sguardo triste rifuggendo i miei occhi.

Afferrai di nuovo la sua mano, portandola alle labbra.
Il suo contatto mi mancava già e privarmene era già di per sé una punizione peggiore di qualsiasi vendetta decidesse di riservarmi mio padre.

"Non mi hai ancora detto come ti chiami"
sussurrai sulle sue dita,
ignorando volutamente la sua affermazione.

Lei sorrise impercettibilmente.
"Lilith.
Mi chiamo Lilith"

Le sorrisi a mia volta.
"Lilith"
Ripetei soddisfatto facendomi rotolare nella bocca quel nome così bello ed elegante.
Un nome pagano, realizzai entusiasta per la sadica ironia del destino.
Di una dea pagana,
per la precisione.
Mio padre me sarebbe stato estasiato.
Sorrisi ancora rimuginando involontariamente sulle leggende legate a quel nome arcaico e bellissimo, realizzando quanto fosse paradossalmente perfetto per la mia compagna.
Alcuni popoli umani credevano che Lilith fosse stata la prima moglie di Adamo creata e plasmata dalla sua stessa carne, la quale poi si rifiutò di sottomettersi e lasciò il paradiso terrestre divenendo un demone.

"Purtroppo questo avrà delle conseguenze anche per te.
E non c'è alcun modo in cui tu possa convincermi ad allontanarmi da te.
Nessuno.
Se non che tu non mi volessi accanto.
È così...?"
le domandai in un mormorio leggiadro sulle dita che le provocò i brividi e la pelle d'oca.

Lei non rispose,
socchiudendo invece gli occhi e godendo del mio tocco e delle reazioni naturali del suo corpo alla mia vicinanza.

Santiddio,
avrei distrutto il mondo per lei.
Bastava solo una sua parola.

"È così, Lilith?"
la incalzai dolcemente.
Portai le sue dita alla labbra e le baciai mentre osservavo soddisfatto la sua reazione.
Ancora con gli occhi chiusi fremette e tremò.
"Non mi vuoi accanto?"
le domandai,
allontanando leggermente le sue dita dalle mie labbra.

Lei aprì gli occhi di schianto,
le iridi divenute di un vivido e vibrante colore innaturale.

"Io ti voglio accanto a me per l'eternità, Azraehl.
Ed ora che ti ho trovato,
se te ne andassi io sarei solo un arido guscio vuoto.
Sarei finita.
Ma lo affronterei senza indugi,
se sapessi che è la tua unica salvezza"
affermò con determinazione stringendo le mie dita.

Le sorrisi con riconoscenza e gratitudine.
Sapevo che lo avrebbe fatto,
perché io per lei avrei fatto lo stesso.
E ancora di più.
Ma si sarebbe spaventata a sapere quanto oltre sarei potuto andare per lei, quanto avrei potuto osare pur di difenderla.

"Nulla mi restituirà il mio status di amgelo, ormai.
Ora sono un demone e ne vado fiero perché questo è il prezzo della mia libertà.
Perciò non occorre che tu mi salvi, Lilith:
io sono già libero"
le sussurrai.

Ubi tu, ibi ego.
Dovunque tu sarai, io ci sarò.
Non importa dove o in quale forma,
io sarò al tuo fianco a qualunque costo.
Non mi importava affatto del mio status, delle mie ali o persino dei miei poteri.
Per lei avrei rinunciato a tutto, seduta stante.
Per lei da angelo ero divenuto un demone, ma ugualmente avrei accettato senza battere ciglio di divenire umano e mortale.
Persino un insetto,
se fosse servito.
Per lei avrei bruciato e distrutto l'intero mondo.

"Quello che mi preme che tu sappia Lilith è che invece tu
ti puoi ancora salvare.
Tu puoi ancora scegliere.
Perché devi essere consapevole
che starmi accanto avrà delle conseguenze per te ed il tuo popolo.
Non ora, non stasera.
Ma in un futuro più o meno prossimo in qualche modo mio padre ti presenterà il conto"

Lei mi guardò volitiva con una cieca determinazione che non si affievolì neppure per un istante.
"Sono disposta consapevolmente ad accettarlo, qualsiasi cosa colui che tu chiami padre mi riservi in futuro.
Perché come ti dicevo,
senza di te non c'è salvezza per me"

Notai ed apprezzai la sua oculata scelta di parole.

Colui che tu chiami padre.

Un modo distaccato ma elegante per mettermi a parte del suo disappunto rispetto a questa figura controversa e che lei senz'altro non avrebbe fatto altrettanto.

La tirai verso di me facendo leva sulle nostre mani ancora intrecciate e la abbracciai.
Lei non esitò a farsi avvolgere e a farlo a sua volta, per poi abbandonarsi nella mia stretta ed appoggiare il suo viso al mio petto.
Il contatto dei nostri corpi fu un'emozione densa, talmente carica di intensità da essere quasi elettrica.
Ero certo che potesse sentire il mio battito cardiaco accelerare esponenzialmente e socchiuse gli occhi con un sorriso pago.

"Mi dispiace che tu abbia dovuto rinunciare alla tua famiglia e alla tua casa per me, Azraehl"
sussurrò.

"Ti sbagli Lilith, non le ho perse.
La mia casa e la mia famiglia sei tu e lo sei sempre stata,
dovevo solo scoprirlo"
le risposi in un sussurro emozionato, abbassando il mio capo verso il suo.
Tremavano entrambi,
scossi dall'intensità di quei momenti.
"Il tuo branco non avrà paura di me?"
Le chiesi esitante,
le mie labbra che sfioravano la sua fronte.
Deglutii a vuoto più volte, ma la mia gola si era inaridita nell'angoscia dell'attesa della sua risposta e mi parve di inghiottire un pugno di chiodi invece che la mia saliva.

"Il mio branco si fida ciecamente di me e delle mie scelte, come fu per mio padre prima di me.
Non ti nascondo che il tuo aspetto imponente e le tue ali nere immense potrebbero suggestionarli, ma gli basterà sapere come ti sei preso cura di mio padre e con qua ta gentilezza l'hai accompagnato durante il suo trapasso.
Gli basterà sapere che tieni a me."
ammise semplicemente.

"Allora gli sarà sufficiente vedere come ti guardo, per capirlo"
ammisi a mia volta, arrossendo imbarazzato.
I miei occhi accarezzavano la sua figura con pura adorazione e devozione.
"E tu, Lilith?"
le chiesi ancora più esitante mentre lei alzava lo sguardo su di me.
"Non temi l'angelo della morte?"
mi azzardai a chiederle infine.






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