LO ZAHIR

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"Ascoltatemi tutti"
ruggì con una voce imperiosa e metallica,
quasi irriconoscibile.
"Dovete inventare un diversivo di grande portata che distragga i nostri cari fratelli retti ed il nostro caro padre abbastanza a lungo.
È chiaro?
Una guerra,
un'epidemia,
una catastrofe naturale
...poco importa.
Siate creativi.
Mi fido di voi e della vostra fantasia perversa.
Al mio segnale scatenate l'inferno!"
comandò con impeto e tutti annuirono con smorfie ed urla di approvazione iniziando alacremente a riunirsi in piccoli gruppi per organizzare subito quanto richiesto.

Lux si girò verso di me osservandomi con i suoi occhi scuri come la notte.
"Ricordi come arrivare da lei?"

"Come se potessi dimenticarlo..."
risposi di getto,
riavviandomi nervosamente i capelli mossi con una mano.
Ero agitato e nervoso all'idea di rivederla,
ma fremevo.

Lui sorrise ed annuì comprensivo con un'espressione malinconica.
"Vorrei anch'io un giorno poter provare la sensazione di incontrare il mio Zahir.
Anche se non ti nascondo che provo sentimenti contrastanti a riguardo...
ne sono affascinato,
ma allo stesso tempo spaventato"
confessò con il suo sguardo limpido e fiero.

"Perché?"
non potei fare a meno di domandargli.

"Perché chiunque saprebbe dove colpirmi e per la prima volta sarei davvero vulnerabile.
Avrei un enorme bersaglio disegnato sulla schiena, Az.
Avrei timore di essere sconfitto e che per abbattermi le facessero
del male"
rivelò poi si incupì, comprendendo all'istante che quella sua confessione avrebbe potuto spaventarmi a mia volta.

"Io non ho paura di perdere il potere o la mia posizione.
Temo solo che le venga fatto del male pur di colpire me.
E ho una fottuta paura di perderla"
gli risposi d'impulso con la voce venata di sofferenza.
"Anche se ammetto che è ridicolo.
Non puoi perdere qualcosa che non sia mai stato tuo..."
aggiunsi confuso.

In fondo ci eravamo incontrati per non più di dieci minuti durante i quali nessuno di noi due aveva aperto bocca.
Ci eravamo limitati a scambiarci sguardi ed infine lei aveva accarezzato le mie ali.
Ma quei dieci minuti erano bastati a suscitare sensazioni dirompenti e sentimenti profondi e brucianti.

"Lo so,
tu sei diverso.
Sei l'angelo più potente del creato eppure non te ne sei mai reso conto davvero o comunque sia non ti è mai importato"
sussurrò accarezzandomi distrattamente.
"E non è affatto ridicolo.
Sono certo che lei provi le tue stesse sensazioni nei tuoi confronti.
Voi vi appartenete ancora prima di avervi.
Ma ti suggerisco di prepararti perché nonostante ciò,
sarà disorientata e confusa.
Nessuno della sua dimensione sarà stato in grado di spiegarle questo vostro antico legame sovrannaturale,
ammesso che ne abbia parlato con qualcuno"

Lei...lei sta provando le mie stesse sensazioni?
Quindi anche dentro al suo petto divampa un incendio al solo pensiero di vedermi?
Anche a lei si mozza il fiato in gola al solo pensiero di sfiorarmi?
E anche a lei quando ha toccato le mie ali, è sembrato di diventare evanescente e volare senza neppure alzare i piedi dal suolo?

"Az?!"
mi chiamò ancora,
ma questa volta sembrava preoccupato.
Sfarfallai più volte le palpebre riemergendo dai miei pensieri.
"Ti ho chiesto se sei guarito..
Dovremo volare a lungo e al ritorno dovrai sostenere anche il peso della ragazza"
constatò in modo pratico.
"Fammi vedere!"
mi esortò sbrigativo.
"Le tue ferite devono essere perfettamente rimarginate, altrimenti dovrò ingaggiare uno dei nostri fratelli.
Saranno lieti di aiutarti a ricongiungerti con il tuo Zahir.."
mi provocò volutamente, guardandomi di sottecchi con un sorrisetto meschino, aspettando ansioso la mia reazione che non tardò a palesarsi.

Il fuoco divampo' di nuovo dentro di me come un fottuto incendio.
"Sono perfettamente guarito Lux.
Ma ti assicuro che verrei comunque io e nessun altro al mio posto,
fosse anche che dovessi strisciare"
ringhiai irritato dal suo sottinteso,
gli occhi che lampeggiavano di rabbia e di ammonimento.

Lui ridacchiò garrulo,
soddisfatto di aver finalmente provocato la mia gelosia.

"Ecco una reazione degna del fottuto angelo della morte.
Come vorrei che tu fossi conscio dei tuoi poteri enormi,
immani.
Così tanto grandi Azraehl che se solo volessi potresti incenerirci tutti all'istante solo con un misero cenno"
rispose con quella sua consueta esaltazione che pareva sconfinare pericolosamente nella rabbia quando parlava di queste cose.

"Ti assicuro che per difenderla,
non esiterei"
sibilai senza esitare e senza distogliere il mio sguardo dal suo.

Lui inclinò il capo, colpito.
Era sempre stato in qualche modo irritato dal mio essere mite e pacifico.

"Tu hai sempre pensato che fossi debole di carattere,
nonostante il ruolo e i poteri che nostro padre mi aveva affidato.
Forse hai provato invidia
pensando che dopotutto non ne fossi degno e che invece tu al mio posto avresti potuto devastare il mondo.
Non è così?"

Lui abbassò lo sguardo colpevole.

"Ma mi hai sempre sottovalutato, fratello.
Conosco benissimo la mia forza e il mio potere, ma al contrario di ciò che pensi sono così forte da poterlo controllare.
Sarebbe una debolezza abusarne inutilmente, ostentarlo pur di sfoggiarlo o non saperlo domare.

Ma io lo so contenere.
Io lo so dosare.
Io lo so comandare a mio piacimento.

E più di tutto io so chi sono,
non ho bisogno che siano gli altri a definirmi"
chiarii una volta per tutte.

Amavo visceralmente mio fratello, lui più di tutti,
ma questo suo atteggiamento ambivalente verso di me mi aveva sempre lasciato interdetto e un po' deluso.

I suoi occhi già neri come la pece diventarono ancora più scuri e mi fissarono inquieti e come tormentati da un'antico fardello.
"Hai ragione, fratello"
mi concesse.
"Ammetto di essere stato invidioso del tuo potere e di aver provato frustrazione ed insofferenza vedendo che invece tu lo centellinavi e quasi lo nascondevi come se temessi di usarlo
o ancor peggio te ne vergognassi.
A volte ti confesso di aver anche pensato che ne fossi immeritevole e che nostro padre avrebbe dovuto concederlo a me,
ma solo ora comprendo pienamente il perché della sua scelta e non posso affatto biasimarlo"
mi rispose con ruvida onestà.

Mi limitai ad annuire.
Non volevo che accanirsi su questo argomento esacerbasse antichi rancori e dentro di me ero comunque certo che un egocentrico patologico come Lux non avrebbe mai accettato completamente di non poter possedere il potere che pensava di meritare.
"Qual è il tuo piano?"
glissai, deviando abilmente quel discorso che per me era già chiuso.

"Non ho un piano,
dovremo improvvisare.
Arriveremo al suo branco quando le tenebre saranno già calate e complice il buio..."

"Non penserai sul serio che la rapirò mentre dorme o che la porterò via in modo coatto,
vero?...
Perché non andrà affatto così"
lo interruppi secco e sondai cauto le sue reali intenzioni.

"E tu non penserai di andare là a fare conversazione, vero?
O che avrai il tempo di spiegarle con calma ed educazione o addirittura di corteggiarla,
vero?"
mi rispose piccato incrociando le braccia muscolose sul petto.
"Anche se i nostri fratelli creassero un diversivo epico,
sono certo che saremo braccati.
Dobbiamo fare in fretta,
non abbiamo tempo per i convenevoli..."
abbaiò asciutto.

"Non la porterò via trascinandola per i capelli con una mano che le chiude la bocca per impedirle di urlare.
Cazzo no che non lo farò!
Lei non verrà via con me fino a che non troverò il modo di rassicurarla"
affermai duro alzando il mento in segno di sfida sostenendo il suo sguardo.

Lui scosse il capo incredulo.
"Non puoi parlare sul serio, Az!
Vuoi che la uccidano davanti ai tuoi occhi?
Huh?
È questo che sei disposto ad accettare pur di non sembrare rude e maleducato?
Cazzo!"
urlò perdendo le staffe.

"Nessuno oserà sfiorarla.
Né io, né te.
Né tantomeno permetterò ad altri di avvicinarsi a lei.
Queste sono le mie condizioni e se vuoi accompagnarmi ti dovrai adattare.
Altrimenti andrò da solo"

Lui sbuffò adirato,
contenendo a stento il suo malcontento e la sua dirompente disapprovazione.
"E sia"

AZRAEHL - L' ANGELO CADUTO Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora