capitolo 1

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Erano ormai venti minuti che Simone continuava a ripercorrere il breve tragitto tra la cucina e il salotto, con il cuore che batteva a mille e l'ansia che iniziava a impadronirsi della sua razionalità.

Era come se le sue gambe avessero vita propria, che nemmeno con tutto l'impegno del mondo sarebbe riuscito a fermarle.

Dall'esterno potrebbe sembrare che il ragazzo avesse assunto qualche tipo di droga stimolante per il suo sistema nervoso, come la cocaina, che continuava a fornire infinite energie al suo organismo, tuttavia la verità era una sola:

Stava avendo un attacco d'ansia.

E non il solito attacco d'ansia che riguardava il lavoro, con il quale aveva avuto un sacco di problemi per un progetto che stava svolgendo e che non riusciva a portare a termine, questa volta riguardava qualcosa di ancora più grande.
Qualcosa che probabilmente nemmeno lui sarebbe stato in grado di gestire e che lo spaventava a morte.

Un figlio.

Ché, nonostante fossero due anni che lui e Manuel avevano deciso di iniziare il percorso per l'adozione, la realizzazione che sarebbe successo a breve lo rendeva particolarmente nervoso.

Era felice, ovviamente, di coronare il suo sogno di diventare padre e di poter trasmettere le sue passioni, avventure e insegnamenti a un bambino che lo avrebbe sicuramente reso fiero, ma le responsabilità che vi sono dietro a questa scelta sono tantissime. Forse pure troppe.

E se non sono un bravo padre? E se gli succede qualcosa di brutto? E se non so dire la cosa giusta al momento giusto?

Questi pensieri continuavano a riempire la mente del giovane uomo, continuando ad aumentare senza ricevere una risposta.

Ché, a 32 anni, Simone dovrebbe ormai avere la testa sulle spalle ed essere pronto a questo passo. Dopotutto, ha un lavoro a tempo indeterminato in un laboratorio di ricerca all'ospedale pediatrico di Roma, un marito che ama più della sua stessa vita e con cui sta insieme ormai da 15 anni, la razionalità che lo ha sempre contraddistinto è ancora una delle sue qualità migliori e, in effetti, può sembrare il clima perfetto per crescere un figlio.

Ma Simone, quello che non ha mai avuto, è un padre che si poteva considerare tale. Ché, da quando aveva cinque anni, suo padre è andato via di casa e gli faceva visita stagionalmente, quasi dimenticandosi di lui quando non era estate. Inutile dire che quell'uomo è stata la più grande causa delle sue sofferenze in adolescenza, tra le bugie e i segreti che lo hanno sgretolato al punto da sentire il desiderio di togliersi la vita.

E se fossi come mio padre?

Questo non lo poteva sapere, ché forse nel suo sangue e nei suoi geni vi erano i tratti da traditore e bugiardo patologico che prima o poi sarebbero usciti. E il pensiero di poter far soffrire suo figlio in quel modo, gli faceva venire voglia di vomitare. O di bere, tanto fino a stare male. Che, dopotutto, è quello che ha fatto per buona parte dell'adolescenza, quando Dante tornava a far visita e portava tutti i suoi problemi con sé.

Ad oggi, Simone ha tagliato tutti i contatti con lui, avendo solo notizie di rado tramite il fratello, Jacopo, che ancora lo sentiva durante le festività o avvenimenti importanti.

Jacopo è sempre riuscito a mantenere un rapporto più leggero con il padre, quasi come se il suo carattere lo obbligasse a perdonarlo dopo ogni cazzata che faceva e non rimanesse ferito dalle sue azioni. E, in effetti, Simone non aveva dubbi che il gemello fosse il preferito di Dante.

Ma a lui ormai non importava più, visto che tagliando i ponti con il padre, Simone era rinato.

La sua ansia, grazie anche all'aiuto di un terapista, era riuscita a restare sotto controllo e non aveva più quegli scatti d'ira che lo avevano accompagnato per tutta l'adolescenza.

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