«Greta, te movi? So' già le 7:40 e se nun esci da quel bagno entro du' secondi tiro giù la porta!» urlò Manuel dal salotto, dove aveva già indossato la giacca ed era pronto per uscire.
La ragazza uscì dal bagno qualche istante dopo con il dito medio alzato in direzione di Manuel, che non si scompose minimamente al suo gesto, sapendo che non vi era alcuna malizia, questa volta.
Ne avevano passate fante in quei pochi mesi di convivenza, tra urla e pianto, ma avevano finalmente raggiunto quell'equilibrio che cercavano dall'inizio. Erano quasi arrivati al punto di potersi definire amici.
Magari non è la definizione giusta, ché tecnicamente Simone e Manuel sono i suoi tutori legali, quindi a tutti gli effetti adulti responsabili del suo benessere. Tuttavia, per lei pensare a loro due come dei genitori era ancora piuttosto bizzarro. Come poteva definirli tali se avevano a malapena poco più di trent'anni e si conoscevano da meno di tre mesi?
Non che si trovasse male, aveva capito di potersi fidare e di essere stata fortunata a trovare due uomini che le volessero così bene sin dall'inizio, quando lei proprio non ne voleva sapere di loro, ma il pensiero di avere davvero una famiglia era ancora troppo lontano dalla sua mente per lasciarsi andare.
Era un po' come se temesse di perdere quello che aveva costruito se accettava di appartenere davvero a qualcuno che le volesse bene. Non voleva rischiare di abituarsi a tutto quell'amore per poi essere strappata via da esso, ancora una volta.
Quindi definirli amici era la scelta migliore per lei, o almeno quella più semplice.
«Guarda che te la faccio pagare a te la bolletta dell'acqua la prossima volta. Poi vediamo se te diverti ancora a famme quei gesti» disse Manuel mentre la ragazza prendeva il suo zaino e si dirigeva fuori dalla porta di casa.
«Te sei svegliato storto stamattina?» chiese Greta ridacchiando.
«Seh, c'ho un consiglio de classe e nun c'ho voglia de sentì sempre le stesse cose dai colleghi su voi studenti.» sbuffò Manuel. «Poi Simone pomeriggio parte pe' quel seminario, che manco ho capito cosa sia, e ce dobbiamo arrangià. Quindi, te prego de nun lascià tutto in giro come al solito o te lo faccio raccoglie' co' la lingua» le puntò un dito contro, facendole alzare le mani in segno di resa.
«Okay, ce provo! Statte bono e guida, dai» ridacchiò la ragazza.
I due arrivarono al liceo Da Vinci dopo circa quindici minuti, appena in tempo, visto che qualche istante dopo sentirono la campanella che segnava l'inizio delle lezioni.
Buona lezione la salutò Manuel, ricevendo però soltanto un misero sorriso svogliato in risposta da parte di Greta.
Non ci fece troppo caso, visto che raramente i ragazzi traggono divertimento nell'andare a scuola, tuttavia il rapido cambio di espressione e modo di fare un po' lo insospettì.
Vide, poco più avanti nel corridoio, il volto familiare di una collega, che lo salutò agitando la mano destra nella sua direzione. Manuel le sorrise cordiale, ricambiando quel saluto.
«Manuel! Ciao, dopo avrei una cosa di cui vorrei parlarti, ti va se pranziamo insieme?» gli chiese gentilmente.
«È successo qualcosa?» le chiese Manuel, un po' confuso da questa richiesta da parte della professoressa di inglese.
«Preferirei parlartene in privato più tardi, è un problema? Se hai già altri piani possiamo fare un altro giorno ma vorrei discuterne al più presto...» disse con tono calmo, cercando di non far trapelare alcuna emozione negativa nelle sue parole.
«Allora va bene, facciamo in aula insegnanti? Di solito alle 13 non ce sta mai nessuno e possiamo parlare tranquillamente» suggerì Manuel, vedendola annuire poco dopo.

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Temporale
FanfictionManuel e Simone dopo 15 anni insieme, decidono di adottare un figlio. Tuttavia, invece di un neonato, gli viene affidata un'adolescente un po' impertinente e le cose iniziano a farsi molto più complicate del previsto.