Erano circa le 21 quando il cellulare di Manuel squillò, facendolo sobbalzare nel letto per lo spavento - visto che si era quasi appisolato dopo la giornata a dir poco stancante che aveva passato tra il lavoro e Greta.
Si alzò si scatto e prese da comodino il telefono, accettando la chiamata proveniente da Simone, che d'altronde stava aspettando da tutto il pomeriggio.
«Oh! Finalmente, te stavo a dà per disperso» disse Manuel, non appena sentì la chiamata partire.
«Dai Manu lo sai che con queste conferenze non si ha un minuto di pace» sbuffò Simone.
«Seh, è 'n sequestro de persona, altro che lavoro» esclamò Manuel sarcastico, facendo ridacchiare il marito.
Simone si mosse, provocando un rumore gracchiante dall'altra parte del dispositivo.
«Ma cosa mi dovevi dire alla fine?» chiese Simone curioso, ricordandosi della conversazione avuta qualche ora prima tramite messaggio.
Manuel attese qualche secondo prima di rispondere, cercando le parole adatte da pronunciare per non far preoccupare troppo Simone - che conoscendolo, avrebbe preso il primo aereo da Berlino e si sarebbe fiondato a casa per cercare di risolvere quella situazione.
È sempre stata una sua qualità, l'essere empatico e bravo con le parole, che Manuel gli ha sempre invidiato, ma in quel momento avevano bisogno di prendersi del tempo per capire come affrontare al meglio un discorso tanto delicato.
Quindi? sentì Manuel dall'altro lato della chiamata, rendendosi conto di essere stato troppo in silenzio da destare sospetto al corvino.
«Ho parlato co' Aurora, la professoressa d'inglese-»
«La tipa di mio fratello? Oddio non dirmi che quel deficiente ha fatto qualcosa di male» lo interruppe Simone, preoccupato che il discorso c'entrasse con Jacopo e le sue alzate di testa.
«No Simò, Jacopo nun c'entra stavolta"»continuò serio Manuel.
"Ah" fu l'unico suono che Simone riuscì ad emettere, capendo che la situazione era più seria del previsto.
«Riguarda Greta» si schiarì la voce Manuel. «Aurora ha detto d'aver visto un gruppetto de bulli prenderla in giro e c'ho paura sia 'na cosa seria, Simò» continuò Manuel con tono preoccupato.
«Ma che dici?» rispose il marito incredulo.
«Me volevo fa' dire nomi e cognomi per annà da loro a spaccarglie la faccia. Te giuro, nun ce la faccio più a vedè quella povera ragazzina soffrire e basta. E me sento un coglione a nun essermene accorto prima, lavoro pure nella sua stessa scuola, cazzo!» si alterò Manuel, sentendo le lacrime pizzicare gli occhi.
«Manuel, non è colpa tua! Non potevi saperlo, lei è brava a nascondere i problemi, dovresti esserne consapevole ormai» lo rassicurò Simone, con tono dolce.
«Eh, lo so, ma che ce posso fa'? Io vorrei capisse che stiamo qua per aiutarla, pure se prova vergogna nel confessare che ce stanno dei coglioni che la prendono in giro.»
«Amore, preferisci che io torni a casa? Posso prendere l'aereo domani mattina-»
«No Simò, sei fuori per lavoro e ce la possiamo cavare da soli, nun complicarti la vita» lo interruppe Manuel, rispondendogli sincero.
«Va bene...» sospirò Simone, sentendosi impotente in quel momento.
Passarono istanti di completo silenzio, dove nessuno dei due sapeva bene cosa dire, ne aveva il coraggio di attaccare. Non li aveva mai spaventati il silenzio, arrivando a provare armonia anche in quei momenti lì, dove non vi era bisogno di parlare per riuscire a stare bene in compagnia l'uno dell'altro.

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Temporale
FanfictionManuel e Simone dopo 15 anni insieme, decidono di adottare un figlio. Tuttavia, invece di un neonato, gli viene affidata un'adolescente un po' impertinente e le cose iniziano a farsi molto più complicate del previsto.