8

631 56 10
                                    



Holaa Eccomi con il capitolo 8! Spero davvero vi piaccia🥹 fatemi sapere nei commenti e se vi va lasciate una piccola stellina, ve ne sarei grata.
Vi ricordo la mia pagina Instagram per ogni novità sulle mie storie.
Instagram: merimavstories ⚠️
Seguiamoci anche lì.
A presto.
Grazie come sempre.
Mary

"Bisogna imparare dalle ombre. Passano rasente i muri, abitano gli angoli, preferiscono stare in basso anziché in alto. Dei nostri corpi imitano ogni cosa tranne l'arroganza."
(Fabrizio Caramagna)

⛓️🖤⛓️

Kayla

Quel pomeriggio me ne stavo appollaiata sullo sgabello di un bar e sorseggiavo con avidità un tè freddo mentre i raggi di un sole invadente filtravano dalle ampie vetrate del locale.

Erano trascorse due settimane da quello strano episodio del petalo viola e io non ne avevo ancora fatto parola con nessuno.
Nè con la mia famiglia, nè con Melanie nè con lo schieramento di guardie del corpo che mio padre aveva piazzato attorno tutto il perimetro di casa mia.

Sapevo che rivelando ad anima viva ciò che mi era successo avrei solo peggiorato la situazione e tutti gli occhi avrebbero finito per essere puntati su di me come se fossi un viscido insetto sul vetrino di un microscopio.

Quindi no, grazie.
Avrei taciuto e sopportato la sensazione di strisciante terrore che mi lambiva lo stomaco l'attimo in cui finivo per ripensare a quella sera in discoteca.

Perché sapevo che erano stati loro.
Perché ero certa che quello fosse una sorta di messaggio dai Damned Angels.

Erano passate due settimane anche dal mio incontro ravvicinato con Damon e da quel suo sporco giochetto con la pistola e, da allora, avevo fatto tutto ciò che era in mio potere per evitarlo, per fuggire dall'intensità ambrata dei suoi occhi.

Mi aveva soggiogata con tocchi e parole sfacciate e poi mi aveva umiliata, spezzando quel sortilegio intrecciato dalle sue stesse mani per poi sbattermi fuori da camera sua in malo modo.

Beh, non gli avrei più permesso di trattarmi in quel modo, né avrei consentito di attirarmi nell'oscura armonia delle note del suo incantesimo.
Non importava quanto abile fosse nel tessere parole maliarde, intrise del gusto di una malizia sfacciata: non mi sarei più lasciata scalfire dalla sua presenza.

Era sbagliato e indecentemente sconveniente.

"Kayla...sei ancora con me?"

La voce di Paxton si fece strada languidamente tra i miei pensieri in subbuglio.

Negli ultimi giorni ci eravamo avvicinati molto tanto che mi scoprii più interessata di quanto mi aspettassi nel conoscerlo meglio.

Paxton aveva modi gentili ed eleganti, era appassionato di musica classica e letteratura e parlare con lui si rivelava di volta in volta sempre più piacevole.

Mi ero ritrovata a domandarmi che forma avrebbe assunto quel nostro rapporto non ancora sbocciato a pieno e, nella maggior parte dei casi, una speranza rigogliosa mi ammorbidiva il petto nel cercare di trovare una risposta: perché Paxton iniziava a piacermi e forse non solo come un semplice amico.

"Si, si ci sono." Gli risposi con un mezzo sorrisetto, incitandolo con lo sguardo a continuare il racconto sul suo ultimo viaggio in giro per l'Europa.

Lui mi sorrise di rimando e un caldo luccichio baluginava sul fondo dei suoi occhi gentili.

𝗖𝗨𝗥𝗦𝗘𝗗Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora