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Hei, dolcezze! Eccomi con il capitolo 5.🫶🏻
Siamo ancora agli inizi, ma tutto inizia a prendere forma piano piano.
Al solito fatemi sapere cosa ne pensate nei commenti.🥹
Vi avviso che nel prossimo capitolo ci sarà un pov Damon e che le cose inizieranno a farsi più...calde🔥
Vi abbraccio e buona lettura!
(Ah, grazie di cuore per il milione di letture per TSL.)

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A volte, di notte, dormivo con gli occhi aperti sotto un cielo gocciolante di stelle

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A volte, di notte, dormivo con gli occhi aperti sotto un cielo gocciolante di stelle. Vivevo, allora.
(Albert Camus)


⛓️🖤⛓️
Kayla

Tempo.
Che concetto mastodonticamente immenso.
Un'entità eterna impossibile da quantificare materialmente, troppo sfuggente perfino da riuscire a essere rinchiusa in un pensiero.

Mi chiedevo spesso dove iniziasse e dove finisse il tempo.
Dove fluisse quello scorrere incessante di secondi e minuti che plasmava i nostri giorni, le nostre stesse esistenze.

Alle volte il tempo sembrava fuggire via da me come sabbia che scivolava impietosa tra le mie falangi.
Ma altre invece sopportare il peso di quel continuo scorrere, di quell'incessante ticchettio, era logorante.

Mi domandavo se non stessi sprecando il mio di tempo, impegnata com'ero in quella asfissiante corsa a ostacoli che ero solita chiamare vita, spaccata in due dal peso di lancette che non facevano altro che segnare l'ora tra una mia paranoia e un'altra.

E fui davvero convinta di stare gettando il mio tempo in pasto alle fauci di un oblio di nulla mentre, quella sera, ero intenta a rimirare il mio riflesso allo specchio.

Avrei potuto tirar fuori una scusa, inventare l'ennesimo mal di testa e rintanarmi nella mia camera per il resto della sera.

Ma l'alternativa sarebbe stata rimanere a casa con Damon.
Solo io e lui.
E questa non era un'opzione possibile.
O lontanamente tollerabile.

Perché sentivo vibrare strane cose tra la gola e lo stomaco nel ritrovarmelo intorno, quando mormorava provocazioni che avevano il sapore di una graffiante malizia.

Perciò decisi che sarei andata all'asta di beneficenza, decisi che mi sarei cucita sulla bocca un sorriso fasullo e avrei finto di non voler trovarmi dall'altra parte del mondo.

Almeno per quella sera.
Un'altra solitaria sera.

Agguantai la maniglia in ottone con dita malferme, spalancando la porta della mia stanza per affacciarmi sul corridoio deserto.

Un rumore secco si propagò dalla mia destra, rimbalzando sonoramente contro quelle lunghe e spoglie pareti.
Una serratura scattò e una porta si aprì.

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