𝗖𝗨𝗥𝗦𝗘𝗗

Uno scorcio di buio

Le pettinava i capelli con una dolcezza che non sembrava neppure appartenere a questo mondo, men che meno alle sue mani.

C'era un certo timore nei suoi gesti, nelle sue movenze, che alle volte spaventava la sua stessa mente e faceva tremare il cuore dal fondo del suo petto.

Sembrava fatta di cristallo, fragile e sottile, una figura sfocata ed evanescente che ai suoi occhi fluttuava tra questo universo e un altro.

Da un momento all'altro sarebbe potuta evaporare come rugiada al sole, una piccola goccia d'acqua destinata ad asciugarsi sotto il perpetuo calore di raggi che non avrebbero avuto alcuna pietà nel farla sparire.

Lo sapeva.
Eppure continuava.
Continuava a spazzolarle le lunghe ciocche ramate e osservava con estasi e profonda beatitudine il modo in cui queste venivano colpite dalla luce che filtrava prepotente dalle grandi vetrate della stanza spoglia e grigia creando un gioco di riflessi segreti.

Aveva il terrore di farle male, di veder turbata l'assoluta quiete che le cristallizzava il volto in una maschera di perpetua calma.

Ma sapeva che non sarebbe mai accaduto.
Perché i suoi occhi non avrebbero più potuto grondare dolore o gioia, né tormento o sollievo.
Da quelle iridi screziate d'oro non sarebbe straripata più alcuna emozione.

In quegli occhi non regnava che vuoto ormai.
Statica immobilità.

Lo sapeva.
Eppure continuava a lottare.
E malediceva l'alba di ogni nuovo giorno nell'attesa di un segno che non sarebbe mai arrivato, di una luce che non avrebbe mai più brillato.

La sua.