Respirando a fatica, mi ritrovai in una stanza nascosta, un angolo remoto e segreto della casa degli specchi. La luce fioca della torcia illuminava pareti bianche e pulite, una vista sorprendentemente normale e rassicurante rispetto agli specchi inquietanti e ai corridoi polverosi che avevo appena attraversato.
Mi guardai intorno, cercando di capire dove fossi e come potessi uscire. La stanza era piccola e spoglia, con solo una sedia di legno appoggiata contro un muro e un vecchio armadio nell'angolo. Il silenzio era totale, un contrasto netto con i mormorii inquietanti che avevo lasciato alle spalle.
Mi avvicinai al muro di fronte a me, notando delle sottili imperfezioni sulla superficie bianca. Sembrava quasi che ci fossero delle incisioni appena visibili, come se qualcuno avesse graffiato la parete con delle unghie. Decisi di avvicinarmi ancora di più, sollevando la torcia per vedere meglio.
All'improvviso, il muro cominciò a cambiare. L'aria nella stanza sembrava diventare più densa, quasi palpabile. Indietreggiai, il cuore che batteva furiosamente. Le pareti bianche iniziarono a riempirsi di scritte, come se una mano invisibile stesse tracciando parole con un inchiostro rosso vivo, simile al sangue.
"You will die."
La frase si ripeteva più e più volte, apparendo ovunque sulla superficie del muro. La scritta sembrava pulsare, quasi viva, e ogni nuova frase che compariva era come un colpo al cuore. Mi sentii sopraffatta da un'ondata di terrore puro. Cercai di distogliere lo sguardo, ma era come se fossi ipnotizzata dalle parole che continuavano a moltiplicarsi.
Il panico mi assalì. Cercai di aprire il portello da cui ero entrata, ma sembrava bloccato. La stanza ora era una prigione, e le pareti continuavano a riempirsi di quelle parole maledette.
Mentre cercavo disperatamente una via d'uscita, la temperatura nella stanza si abbassò improvvisamente. Il mio respiro diventò visibile come piccoli sbuffi di vapore. Poi, sentii una presenza dietro di me, una sensazione opprimente di essere osservata.
Mi girai lentamente, e lì, in piedi davanti a me, c'era Elias. Il vecchio proprietario della casa. La sua figura era evanescente, quasi trasparente, come un fantasma. I suoi occhi erano freddi e penetranti, e un sorriso inquietante si allargava sul suo volto.
"Elias..." mormorai, riconoscendo l'uomo dalle vecchie fotografie che avevo visto nel diario.
"E' troppo tardi, Savannah," disse Elias con una voce che sembrava venire da un altro mondo.
"Hai giocato con forze che non comprendi. Questa casa... è la tua prigione ora."
Sentii un'ondata di freddo attraversarmi il corpo. "Cosa vuoi dire? Perché tutto questo?"
Elias non rispose subito. Si avvicinò a me, la sua figura diventando più solida ad ogni passo. "Questo posto è stato costruito per trattenere l'oscurità, per tenere a bada ciò che non può essere visto. Ma tu... tu hai risvegliato qualcosa."
"Che cosa ho risvegliato?" chiesi, cercando di mantenere la calma.
"Cosa c'è in questa casa?"
"E' l'oscurità del passato," rispose Elias. "I segreti, le paure, tutto ciò che è stato nascosto. E ora, vuole te."
Un brivido mi corse lungo la schiena. "Come posso fermarlo? Come posso uscire da qui?"
Elias si fermò a pochi centimetri da me, il suo volto a un soffio di distanza. "Non puoi fermarlo, Savannah. Ma puoi comprenderlo. Devi affrontare il tuo passato, le tue paure. Solo allora potrai sperare di uscire."
Le parole di Elias riecheggiarono nella mia mente mentre cercavo di processare tutto ciò. Il mio passato. Le mie paure. Dovevo affrontare tutto questo per avere una speranza di salvezza. Ma come? Il diario? La chiave?
Chiusi gli occhi, cercando di concentrarmi. Il diario. Aveva parlato di una chiave, di un passato da affrontare. Ma cosa significava per me? Cercai di ricordare i dettagli della mia vita, eventi che avevo cercato di dimenticare.
All'improvviso, un'immagine mi venne in mente. Ero una bambina, seduta da sola in una stanza buia, spaventata. Sentivo delle voci, voci che mi dicevano di non fidarmi, di avere paura. Mia madre, che mi lasciava sola per ore, a volte giorni, in quella stanza. La sensazione di abbandono e terrore che mi aveva perseguitato per tutta la vita.
Mi resi conto che la casa degli specchi stava risvegliando quei ricordi, quelle paure. Dovevo affrontarli, dovevo capire
"Elias," dissi con voce ferma, "io non ho paura. Affronterò tutto ciò che questa casa ha da offrire. Non sarò prigioniera del mio passato."
Elias mi guardò con un'espressione enigmatica. "Vedremo, Savannah. Vedremo."
Con queste parole, Elias svanì, e le pareti della stanza tornarono bianche.
Respirai profondamente.
Dovevo uscire da quella casa, e per farlo dovevo risolvere il mistero del diario e della chiave
Mi sedetti sulla sedia di legno, tirando fuori il diario dalla borsa. Lo aprii di nuovo, esaminando ogni pagina, ogni parola. C'era qualcosa che mi sfuggiva, un dettaglio che non avevo ancora colto.
Raggiunsi di nuovo la pagina con il disegno della chiave. Le parole di Elias mi risuonavano nella mente: "la chiave è dentro di te." Doveva significare qualcosa di più profondo.
Forse non era una chiave fisica, ma qualcosa di simbolico, un modo per sbloccare i miei ricordi e le mie paure.
Mentre continuavo a leggere, notai di nuovo i numeri e le lettere apparentemente casuali che avevo trascritto su un foglio. Sembravano un codice, ma non riuscivo a decifrarlo. Decisi di esaminarlo più da vicino, cercando di trovare una logica.
Dopo un po', mi resi conto che il codice poteva essere una sorta di cifrario. Usai il metodo della sostituzione semplice, assegnando a ogni lettera un numero corrispondente. Lentamente, le lettere cominciarono a prendere forma, rivelando una frase nascosta.
"La paura è la chiave."
Mi sedetti per un momento, riflettendo su quelle parole. La paura era la chiave. Dovevo affrontare le mie paure più profonde per uscire da quella casa. Elias aveva detto che l'oscurità del passato voleva me, ma forse affrontando la mia paura, avrei potuto superarla.
Mi alzai dalla sedia e mi avvicinai di nuovo al muro bianco.
"Non ho paura,"
dissi ad alta voce, sentendo la determinazione crescere dentro di me.
"Affronterò tutto."
e allora improvvisamente una chiave prese forma dal muro e si staccò, andando a schiantarsi contro il pavimento di quella stanza fredda; il portellone da cui ero entrata si aprii, permettendomi di tornare nella parte di casa meno inquietante.
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Oakdale's mirror
Mystery / Thriller"𝒄𝒉𝒊 𝒔𝒆𝒊?" 𝒎𝒐𝒓𝒎𝒐𝒓𝒐̀. "𝑺𝒐𝒏𝒐 𝒊𝒍 𝒕𝒖𝒐 𝒅𝒆𝒔𝒕𝒊𝒏𝒐" Nel piccolo villaggio di Oakdale, si erge una vecchia casa abbandonata nota come la Casa degli Specchi. Savannah, una giovane giornalista alla ricerca di uno scoop sensazionale...