Non appena mi trovai fuori dalla stanza segreta, le voci cominciarono a farsi più forti e insistenti. Mormoravano frasi indistinte, frammenti di parole che sembravano venire da ogni direzione. Ogni volta che cercavo di concentrarmi su una voce, sfuggiva, mescolandosi con le altre in un caotico coro di sussurri.
"Questa è la tua strada, Savannah," sussurravano. "Trova la verità."
Il mio cuore batteva forte mentre mi avventuravo più in profondità nella casa degli specchi. Le pareti sembravano chiudersi intorno a me, e l'aria diventava sempre più pesante. Ogni passo che facevo mi portava più vicino a una destinazione sconosciuta, guidata solo dalle voci che mi assillavano.
Seguendo le indicazioni delle voci, attraversai corridoi bui e stanze polverose, finché non giunsi davanti a una porta di legno massiccio, decorata con intricati intarsi. Sentivo che oltre quella porta si trovava qualcosa di cruciale. Con una mano tremante, girai la maniglia e spinsi la porta, che si aprì con un cigolio sinistro.
La stanza che si aprì davanti a me era diversa da tutte le altre. Era ampia e luminosa, illuminata da una luce fredda e innaturale che sembrava provenire da nessuna parte in particolare. Le pareti erano coperte da pesanti drappeggi rossi, che conferivano all'ambiente un'atmosfera opprimente.
Al centro della stanza c'erano sette specchi, disposti in un semicerchio. Ogni specchio era incorniciato da una cornice d'oro elaborata e sopra ognuno c'era una targhetta con un nome inciso. Mi avvicinai lentamente, leggendo i nomi uno per uno: Elias, Eveline, William, Margaret, Lawrence, Catherine e Thomas.
Realizzai che questi dovevano essere i membri della famiglia di Elias, il vecchio proprietario della casa. Ogni specchio sembrava emanare un'aura diversa, e c'era qualcosa di inquietante nei riflessi che proiettavano. Sentivo che ognuno di quei riflessi aveva una storia da raccontare, una storia di peccato e dannazione.
Le voci nella mia testa si fecero più chiare, come se mi stessero sussurrando direttamente all'orecchio. "Guarda nei loro specchi, Savannah. Scopri i loro segreti."
Presi un respiro profondo e mi avvicinai al primo specchio, quello con la targhetta che recitava "Elias". Non appena mi specchiai, il mondo intorno a me sembrò svanire e fui trasportata in una visione.
Mi ritrovai in un'antica dimora, splendidamente arredata con mobili d'epoca e decorazioni sontuose. Tutto emanava un'aura di opulenza e desiderio.
Elias era lì, giovane e affascinante, con uno sguardo magnetico e un sorriso irresistibile. Lo osservavo muoversi con grazia tra gli ospiti di una lussuosa festa. Uomini e donne erano attratti da lui come falene dalla fiamma. Elias sembrava godere di ogni sguardo ammirato, di ogni tocco furtivo.
La visione si spostò e mi trovai a osservare Elias in situazioni sempre più intime e proibite. Lo vidi sedurre giovani donne e uomini, promettendo loro amore e attenzione, solo per poi abbandonarli una volta ottenuto ciò che desiderava. Ogni relazione era fugace, ogni incontro un semplice mezzo per soddisfare i suoi desideri.
La scena cambiò ancora e mi trovai in una stanza buia, illuminata solo dalla luce delle candele. Elias era in ginocchio, circondato da persone con volti distorti dalla rabbia e dal dolore. Erano le sue vittime, coloro che aveva tradito e ferito. Le loro voci risuonavano nella stanza, accusandolo di essere un traditore, un manipolatore.
Elias implorava perdono, le sue parole un misto di disperazione e rimorso. "Non volevo farvi del male," sussurrava, con gli occhi pieni di lacrime. "Pensavo solo a me stesso, non mi rendevo conto delle conseguenze."
Ma le suppliche di Elias cadevano nel vuoto. Le sue vittime non avevano pietà per lui. Le loro mani si allungavano verso di lui, trascinandolo verso un abisso oscuro che si era aperto nel pavimento. Elias cercava di resistere, di aggrapparsi a qualcosa, ma era tutto inutile.
"Questo è il prezzo della tua lussuria," disse una delle voci, gelida e implacabile. "Hai distrutto vite, e ora la tua sarà distrutta."
L'oscurità inghiottì Elias, e la visione cambiò ancora una volta. Mi ritrovai in una foresta oscura, con gli alberi che si chiudevano intorno a me. Elias era lì, vagante e solo, il suo corpo e il suo spirito consumati dalla lussuria. La sua bellezza giovanile era svanita, sostituita da un aspetto spettrale e inquietante.
Elias si fermò davanti a un ruscello e si chinò per bere. Quando alzò lo sguardo, il suo riflesso nell'acqua non mostrava più il volto affascinante di un tempo, ma quello di un uomo tormentato e distrutto. Le lacrime scendevano sul suo viso mentre si rendeva conto della verità: non c'era più speranza per lui, solo un eterno tormento.
La visione si dissipò lentamente e mi ritrovai di nuovo nella stanza degli specchi. Il peso di ciò che avevo visto mi schiacciava il petto.
-devo continuare, voglio sapere tutto" pensai.
Mi avvicinai al secondo specchio, quello con la targhetta "Eveline". Anche questa volta, appena mi specchiai, il mondo intorno a me svanì e fui trasportata in una visione.
Mi ritrovai in una grande sala da ballo, splendidamente illuminata da lampadari di cristallo. La sala era piena di gente elegante, tutti intenti a ballare e socializzare. Eveline era lì, una donna di straordinaria bellezza, con lunghi capelli scuri e occhi penetranti. Tuttavia, il suo sguardo era costantemente rivolto verso una giovane donna al centro della sala, una bellezza radiosa che attirava tutte le attenzioni su di sé.
Osservai Eveline mentre fissava la giovane con un'espressione di pura invidia. Ogni sorriso, ogni parola gentile diretta alla giovane sembrava pugnalarla al cuore. Era evidente che Eveline desiderava ardentemente essere al centro di quell'attenzione, di possedere quella bellezza e quel fascino che sembravano innati nella ragazza.
La visione cambiò, portandomi in una stanza privata. Eveline era seduta davanti a uno specchio, il volto contorto dall'angoscia e dal risentimento. Le lacrime le rigavano il viso mentre si truccava e si pettinava con movimenti frenetici, quasi violenti.
"Perché lei? Perché sempre lei?" sibilava Eveline al suo riflesso. "Io merito di più. Io dovrei essere quella ammirata, quella amata."
Improvvisamente, la stanza fu invasa da un'ombra scura che sembrava emergere dal nulla. L'ombra si avvicinò a Eveline e le sussurrò all'orecchio, parole che non potevo sentire ma che sembravano avere un effetto devastante su di lei. Eveline annuì, come se stesse accettando un oscuro patto.
La visione cambiò di nuovo, portandomi in un giardino al chiaro di luna. Eveline era nascosta tra i cespugli, osservando la giovane donna che camminava sola tra i fiori. Gli occhi di Eveline brillavano di una determinazione feroce e maligna. La seguii mentre si avvicinava furtivamente alla giovane, un oggetto lucente stretto nella mano.
Quando la giovane si girò, fu troppo tardi. Eveline affondò il pugnale nella sua schiena con un'espressione di trionfo e odio. La giovane cadde a terra, il volto contorto dal dolore e dalla sorpresa. Eveline si chinò su di lei, osservando il sangue che si spandeva tra i fiori, e per un istante, il suo volto sembrò illuminarsi di una perversa soddisfazione.
Ma quella soddisfazione durò solo un istante. Subito dopo, l'espressione di Eveline cambiò, trasformandosi in una maschera di orrore e rimorso. Lasciò cadere il pugnale e indietreggiò, guardando le sue mani macchiate di sangue.
"No... no... cosa ho fatto?" sussurrò, la voce tremante. "Non volevo... non volevo questo..."
La scena cambiò ancora una volta. Eveline era ora in una stanza buia, circondata da specchi. Ogni specchio rifletteva non solo il suo volto, ma anche quello della giovane donna che aveva ucciso. Le immagini riflessi si deformavano, mostrandola in vari stati di agonia e morte.
"Eveline," dissero le voci dai riflessi. "Questo è il prezzo della tua invidia. Hai distrutto una vita innocente e ora sei condannata a rivivere il tuo crimine per l'eternità."
Eveline si accasciò a terra, le mani che coprivano le orecchie nel tentativo di bloccare le voci, ma era tutto inutile. I riflessi continuarono a tormentarla, mostrando il suo atto ripetutamente, ogni dettaglio più vivido e doloroso.
La visione si dissipò e mi ritrovai di nuovo nella stanza degli specchi Eveline, consumata dalla sua invidia, aveva compiuto un atto orribile, condannandosi a un eterno tormento.
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Oakdale's mirror
Mystery / Thriller"𝒄𝒉𝒊 𝒔𝒆𝒊?" 𝒎𝒐𝒓𝒎𝒐𝒓𝒐̀. "𝑺𝒐𝒏𝒐 𝒊𝒍 𝒕𝒖𝒐 𝒅𝒆𝒔𝒕𝒊𝒏𝒐" Nel piccolo villaggio di Oakdale, si erge una vecchia casa abbandonata nota come la Casa degli Specchi. Savannah, una giovane giornalista alla ricerca di uno scoop sensazionale...