Giaceva con la testa riversata sulla scrivania da almeno un'ora Manuel, quando venne svegliato dal suono della vibrazione del suo telefono poggiato in bilico sui pennelli che utilizzava per disegnare. Si scosse improvvisamente, asciugandosi un lato della bocca con la manica della maglietta, aveva pure sbavato, sta dormita è stata bella profonda pensò mentre afferrava il cellulare.
"Pronto?" bisbigliò con voce assonnata
"Ma che stavi a dormì, Manuè? So le otto de sera" gli chiese Chicca ridendo dall'altro capo del telefono
"Che c'è Chì?"
"Te va de uscì? Mi sto annoiando da morire" chiese con fare supplicante la ragazza
"Seh. Ci vediamo tra mezz'ora, te passo a prende" disse Manuel chiudendo poi la chiamata.
Chicca era la sua migliore amica. Dopo essersi laureata in Beni Culturali, si era trasferita a Firenze anche lei e da due anni frequentava il Centro Europeo del Restauro che offriva un corso di restauro, appunto, di manufatti dipinti su supporto ligneo e tessile, della durata di tre anni.
Sin dalla scuola elementare, Manuel e Chicca, avevano legato in una maniera quasi fraterna, in barba a chiunque affermasse che l'amicizia tra uomo e donna non esistesse. Loro due provavano il contrario. Non c'era mai stato niente di romantico tra i due, se non un supporto continuo, i loro corpi si erano sfiorati sempre e soltanto quando uno dei due aveva bisogno di una spalla su cui piangere, oppure per abbracciarsi nell'impeto della gioia di un successo raggiunto dall'uno o dall'altra. Era per questo che non riusciva quasi mai a tirarsi indietro davanti agli inviti della ragazza che rigorosamente giungevano la maggior parte delle volte all'ultimo minuto.
Chicca era fatta così, ogni attimo della sua giornata sembrava un'improvvisazione artistica dalla quale lei era ben felice di farsi prendere.
Manuel invece era un artista svogliato, solitario, che parlava poco, i suoi stati d'animo erano resi noti, la maggior parte delle volte, dall'intensità delle pennellate sulla sua tela, dal numero delle sigarette nel posacenere o dai calli che gli venivano alle dita quando suonava la chitarra.
L'unica persona, però, con cui Manuel riusciva a non essere svogliato e silenzioso, era Chicca. La sua migliore amica lo travolgeva costantemente col suo entusiasmo, conducendolo in situazioni di ogni genere, facendogli attraversare i meandri della sua fantasia, dei luoghi splendidi e colorati che Manuel con il passare degli anni aveva imparato ad apprezzare.
Chicca lo aveva aiutato, sin dai tempi del liceo, a scoprire i suoi colori, a capirli e ad accettarli. Manuel un giorno si sentiva una tela bianca, e dopo mesi e mesi di domande in cui sentiva che il bianco non gli donasse poi così tanto, Chicca gli disse che infatti lei, addosso a Manuel, vedeva un'infinità di colori e che in particolare ai suoi occhi risaltavano il colore fucsia, il viola e il blu.
La sua migliore amica, dopo che Manuel aveva lasciato Ludovica e aveva incontrato Massimiliano, al liceo, e se n'era inaspettatamente e perdutamente innamorato, lo aveva aiutato a capire che era bisessuale. Che i suoi sentimenti per Ludovica erano stati validi e reali, così come lo erano stati in egual misura quelli per Massimiliano.
"Tu sei pieno di colori, Manuel. Io li vedo tutti" semplicemente gli aveva detto sorridendo.
Lo sguardo che Chicca rivolgeva al mondo e la sua personale interpretazione di esso, era un qualcosa a cui Manuel non avrebbe mai e poi mai rinunciato.
Fu per questo motivo che si alzò da quello sgabello che gli aveva causato un dolore terribile al sedere e corse in bagno per farsi una lunga doccia. Si rese conto di aver sporcato la sua mano di colore nero e, sotto la doccia, si ricordò cosa stava disegnando prima di addormentarsi.
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Sindrome di Stendhal
Teen FictionLa sindrome di Stendhal è un'affezione psicosomatica che provoca tachicardia, capogiri, vertigini, confusione e allucinazioni in soggetti messi al cospetto di opere d'arte di straordinaria bellezza, specialmente se sono localizzate in spazi limitati...