...so shake him off

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Si trattava di Simone, dunque. Ma Andrea non parlava, erano entrati, si erano seduti in salotto, Manuel aveva offerto un caffè ad Andrea, ma questi ancora non parlava.
Manuel tirò un lungo respiro.

"Andre, per favore, sono preoccupato" disse

"Manuel, ascolta, io non so come dirtelo e me ne vergogno" iniziò Andrea. Manuel si irrigidì sulla sedia, ora più curioso che impaurito. Se a Simone fosse successo qualcosa glielo avrebbe detto subito.

"Hai presente ieri sera, no? Quando Simone mi ha scritto di vederci urgentemente" continuò Andrea e Manuel annuì facendogli segno con la mano di continuare "Ecco, è venuto a casa mia. Mi - mi ha detto che queste settimane insieme hanno risvegliato in lui i sentimenti che provava per me. Che in questo tempo che non siamo stati insieme ha cercato me negli altri senza rendersene conto. Ha provato a baciarmi, ma io l'ho fermato e l'ho respinto. L'ho invitato ad andar via. Io - ecco, Manuel, io ti voglio bene, volevo che tu lo sapessi prima da me, non so se lui te lo dirà, ma io non riuscivo a guardarmi allo specchio, non ho chiuso occhio stanotte" concluse. Aveva lo sguardo basso e si torturava le mani.

 
"Ma che stai dicendo?" sussurò soltanto Manuel, che ora era in piedi, gli tremava leggermente la voce. 

"Te lo giuro, Manu. Mi dispiace tanto" disse alzando finalmente il viso Andrea

Manuel iniziò a fare avanti e indietro per il soggiorno, provò a dire qualcosa, ma si fermò e continuò a fare avanti e indietro con le mani sui fianchi, passandosele poi nei capelli.

"Manuel dì qualcosa ti prego" sussurrò Andrea con un tono supplichevole

"Andrea, io non ti credo. Non so cosa sperare. Se tu mi stai dicendo una cazzata vuol dire che sei un pezzo di merda e ho perso un amico per sempre, se invece è vero ho perso Simone. E io non ti credo, Simone non può averti detto questa cosa, non è possibile" scosse la testa Manuel incredulo con le mani sui fianchi

"Sei già in fase di rifiuto, Manuel. È tutto vero" continuò ancora Andrea

Manuel con uno scatto gli fu di fronte, piantando i palmi sul tavolo, sbattendoli forte. Era ad un palmo dal viso di Andrea, il respiro affannato, lo sguardo infuocato "Guardami!" gridò Manuel "Simone ieri è andato a parla co suo padre, me spieghi pe quale motivo la prima cosa che avrebbe dovuto fa dopo era veni da te a ditte che te ama? Eh Andrè? Me lo spieghi si?"

"Perché...forse perché sono stato io ad aiutarlo a trovare suo padre, Manu"

Manuel scoppiò in una risata amara, scosse ancora la testa e si allontanò da Andrea.

"Tu pensi de esse furbo, tu pensi che davanti a te c'hai n coglione, n'è vero? Te pensi che siccome conosco Simone da un mese, de sta faccenda n so niente, ve? Io sarò pure insicuro, ma non so scemo e Simone lo conosco meglio de te, meglio de su padre, meglio de tutti gli stronzi che s'è trascinato dietro pe tutta la vita sua" continuò Manuel che adesso troneggiava su Andrea e lo costringeva a guardarlo negli occhi "Che vuoi André? Vuoi Simone? Se anche lui vuole te, io me faccio da parte, ma me lo deve dì lui, no tu. Se Simone me giura che te vuole io me ne vado. Fino ad allora non credo a una parola di quello che dici. E mo sei pregato de usci da casa mia" finì allungando il suo braccio per mostrargli la porta. Il volto di Andrea era paonazzo, non si mosse di un millimetro e guardava un punto imprecisato alla sua destra.

 
Manuel fece due passi veloci nella sua direzione, afferrò la sua maglia dal suo petto, si avvicinò col viso al suo e sussurrò quasi ringhiando "T'ho detto che devi anda via di qua, ora" costringendolo ad alzarsi dalla sedia e sbattendogli la porta in faccia nel momento in cui Andrea mise piede fuori da casa sua.

Manuel si accasciò al pavimento con le mani sul viso. Aveva l'affanno.

Ma che cazzo era appena successo?

Sindrome di StendhalDove le storie prendono vita. Scoprilo ora