Capitolo 10

10 2 0
                                    

Capitolo 10 : rompere

Michele  non si aspettava di vedere il numero di Fede apparire sullo schermo del suo telefono dopo due ore dall'inizio del suo noioso turno a Walmart.
Erano circa le tre del pomeriggio. Diede una rapida occhiata intorno e tirò fuori il telefono dopo aver notato che non c'erano molti clienti in giro in quel momento.

"Ciao?" Ha chiamato, un po' confuso.

"Michelee?" Fede richiamò, quasi sussurrando, con il tono gracchiante come se avesse la gola completamente secca. Inoltre ansimava pesantemente.

"Fede? Cosa c'è che non va?" Chiese allarmato.
Il castano impiegò qualche secondo per cercare di stabilizzare il respiro, ma non ci riuscì.

"Sono svenuto." Riuscì a dire, Michele  fece un rapido segnale con la mano al suo manager e uscì dalla sua posizione, dirigendosi nel retro del negozio.

"Cosa vuol dire che sei svenuto?! Dove sei?" chiese, passandosi una mano tra i capelli, attorcigliando e tirando i suoi riccioli in un gesto nervoso.

"L'anello. Mi stavo allenando." cominciò Fede. Gli sembrava difficile anche formulare delle frasi.

"Non avrei chiamato ma... riesco a malapena a muovermi e continuo ad entrare e uscire." Fece un respiro più profondo e tremante, incapace di dire altro.

"Va bene, va bene, va bene." Michele  cercò di calmarsi.

"Sarò lì tra dieci minuti, spero meno, per favore aspetta."
Per alcuni secondi non si udì nulla dalla linea di Fede.

"Mi dispiace." Ha appena detto. Michele  non poteva rispondere al momento e ha semplicemente riattaccato.
Il suo manager lo guardò.

"È di nuovo tua figlia?" chiese lei, mettendo i documenti che stava controllando.
Si morse il labbro. Odiava davvero mentire, ma a volte sembrava inevitabile.

"Sì, sì... sono Bianca, mi hanno chiamato per passare a prenderla. Mi dispiace davvero tanto, farò in modo di-"
La signora più anziana lo interruppe con un sorriso comprensivo.

"Ho capito, Blanchette, anch'io sono una madre. Coprirò io il tuo turno, quindi per favore vattene. Non preoccuparti." Michele  la ringraziò ancora una volta, prima di scendere e correre alla macchina più velocemente che poteva.
Michele  cercò di arrivare non appena i limiti di velocità e il traffico di New York lo consentirono, e fortunatamente non gli ci vollero più di dieci minuti per arrivare in palestra.

Entrò velocemente e dovette saltare oltre una recinzione per raggiungere la palestra. raggiungere l'anello di ghiaccio principale.
Si guardò attorno freneticamente, sperando di vedere Fede sdraiarsi fuori, ma brividi gli corsero lungo la schiena quando vide che lui, invece, era stato sdraiato per tutto quel tempo sul ghiaccio freddo e umido.

"Fede!" Ha chiamato, cercando di trovare l'ingresso più vicino, e praticamente è saltato dentro quando non ha sentito il corvo richiamarlo.
Camminare sul ghiaccio era difficile, soprattutto con la sua conversa, e temeva di rompersi una caviglia prima di riuscire ad arrivare a Fede.
Per fortuna riuscì ad avvicinarsi a lui in sicurezza e si accovacciò con cautela, scuotendolo per le spalle.

"Ehi, Fede! Sono qui!" Egli gridò.
Fede era sdraiato a faccia in giù e alzò lentamente la testa.
Michele  lo aiutò ad alzarsi, avvolgendogli le spalle con le braccia.
Fede sembrava... terrificante. Il suo viso era più pallido del solito, i capelli castani gli cadevano sulla fronte e le sue labbra erano di un colore viola quasi spettrale. Michele  ha deciso che non poteva più restare sul ghiaccio.

"Ti porterò fuori di qui." Disse, mentre lo prendeva in braccio con cura.

"Mi dispiace." ripeté Fede, ora respirando di nuovo affannosamente.

°☆Stelle solitarie☆° - Stredina story Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora