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Lena è seduta in una stanza buia, una copertina di pile addosso. Il pavimento sotto il suo sedere è freddo, gli angoli spigolosi delle mattonelle grattano scomodi sul culo.

A sovrastarla c'è una figura nera. Lena non riesce a vederne il volto, ma la persona è alta e quadrata come un armadio.

- Ti sta bene. - le ripete, come un mantra, come a farle ricordare che questa è la sua punizione per aver fatto chissà cosa.

Ti sta bene.

Ti sta bene.

Ti sta bene.

Mentre la figura ripete queste parole, la voce diventa sempre più cupa e orba, cattiva, incombente, un tuono spaventoso.

TI STA BENE! TI STA BENE! TI STA BENE!

PUTTANA!

TI!

STA!

BENE!

PASSANDOTI ACCANTO| Bang ChanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora