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note: doppio aggiornamento perché questo è uno dei miei capitoli prefe lmaooo


9.

Dopo quel sogno non è passato un giorno in cui Lena non ci abbia pensato. Ha passato una settimana sfiancate, i pensieri martellanti e invadenti le toglievano l'energia per respirare. Si è ritrovata spesso a dissociarsi, a volte mentre stava con Han e Lino, a volte mentre faceva lezione il pomeriggio, ma la parte più spaventosa è che le è capitato di dissociarsi mentre era in auto.

Come se non bastasse, quel bastardone di Lix sentiva che c'era qualcosa che non andava, e le ha chiesto nonstop se stesse succedendo qualcosa. Lena, a volte, lo vorrebbe strozzare. La sua immensa premura (che è pure giusta, sia chiaro) mette addosso a Lena un senso di colpa insopportabile, perché lo sa che quello si arrovella il cervello per ore per cercare di aiutarla in qualche modo. Lena, invece, non sa aiutarsi da sola nemmeno nelle piccole cose. Il suo essere impotente la rende suscettibile a qualsiasi tentativo di aiuto le venga proposto. E si detesta tantissimo, perché in questa settimana sente di essere ritornata indietro all'anno scorso, quando si comportava come una bisbetica nei confronti del suo migliore amico.

Lena ha stretto i denti il più possibile, si è fatta forza (anche se non ne aveva quasi più) e ha tirato avanti fino alla seduta con la Coleman. Appena entrata in studio, Lena non sa come sia potuto succedere, ma ha cominciato a singhiozzare così forte che a stento è riuscita a parlare. La dottoressa, allora, con molta pazienza, le ha porto la scatola di fazzoletti e ha aspettato che il pianto si placasse. E poi le ha dato delle caramelle gommose.

- C'è qualcosa che il mio cervello vuole dirmi...! - mormora, masticando un orsetto gommoso che sa di fragola.

- Te la senti di raccontarmi tutto per bene?

- Sì. - Annuncia, risoluta, e si mette seduta composta. - Ci sono delle cose che stanno succedendo. Ho incontrato un uomo, e da allora mi succede molto spesso di avere dei dejà vu. Ma è una sensazione strana, molto forte, mi fa girare la testa. E poi ho sognato un'altra cosa. Ho sognato che c'era una persona, mi diceva ben ti sta. E io avevo paura. E poi la persona che ho incontrato, ho il terrore che se ne vada via per sempre. Ma perché?! Io neanche lo conosco! - conclude, stringendo tra i pugni delle ciocche dei suoi capelli.

- È normale che tu sia sconvolta, non accantonare queste emozioni. E voglio dirti che non è colpa tua, ma del disturbo. - La dottoressa la guarda negli occhi. - Ma dare la colpa al disturbo, negando ciò che provi, peggiora la situazione.

- Ma sì... ma lo so... Il fatto è che non posso sempre dipendere dagli altri! Io prendo e basta, ma cosa restituisco? Niente! Un bel niente!

- Lena, ma tu questo non lo sai. Ne hai mai parlato con le persone interessate?

- ...No... - Mormora. Il suo pensiero va subito a Felix, poi a i suoi genitori. - Non posso farli preoccupare...!

- Va bene. Allora, facciamo così. - La Coleman, a braccia conserte, si avvicina un po' alla scrivania per appoggiarsi coi gomiti. - Per adesso, ti consiglio di prendere un diario e appuntare ciò che senti e ciò che sogni. Ok?

Lena annuisce. - Ok.

- Ricordati, Lena, che nulla è irrisolvibile.

Terminata la seduta, Lena aveva tutta l'intenzione di andare al suo studio come prima cosa, magari con l'obiettivo di scaricare la tensione riordinando e pulendo da cima a fondo. Ma poi, ripensando alle parole della Coleman, ha deviato il percorso dirigendosi verso casa dei suoi genitori. Parcheggiata l'auto, per puro culo posteggiata sotto casa, Lena si affretta a salire.

- Sono io. - annuncia, credendo di trovare sua madre, ma non giunge risposta. Poco male, la avviserà nel pomeriggio.

La sua cameretta, con le pareti tinteggiate di rosa e i mobili bianchi e fucsia, è rimasta così come l'aveva lasciata prima di trasferirsi. Ancora i muri tappezzati di poster dei Tokio Hotel, le foto di Billie Joe Armstrong attaccate alla bell'e meglio col nastro da pacchi per coprire saggiamente le macchie di colore e scampare una ramanzina da mamma. L'armadio ora è pieno di cappotti di mamma e papà, ma sul fondo ci sono ancora i suoi scatoloni.

PASSANDOTI ACCANTO| Bang ChanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora