Capitolo 7

447 7 1
                                    

Flor

3 ore prima.

Il motore della moto venne spenta dal ragazzo davanti a me, poi scese da essa e io feci lo stesso

Un lampione illuminò il suo volto e riuscì a guardarlo meglio.

Ora che ci penso...

<<Tu sei l'amico del ragazzo psicopatico ossessionato dalla mia amica>>

Dissi e lui ghignò.

<<Può darsi>>

<<Cesar, dico bene?>>

Rivolse lo sguardo a me e annuì.

<<Sono due ore che giriamo. Sono stanca portami a casa>>

Lo pregai.

<<Devo sbrigare prima una cosa>>

Disse, accendendosi una sigaretta.

<<E devi sbrigarla in un bosco?>>

Chiesi guardandomi in torno.

<<Seguimi>>

Disse soltanto e io non ci pensai due volte.

Questo posto mi mette suggestione.

Raggiungemmo un parchetto e mi Cesar mi disse di aspettarlo all'entrata di esso.

Seguì con lo sguardo la sua figura, finché non si fermò davanti a una panchina su cui sono seduti due ragazzi. Li vidi parlottare e poi si scambiarono delle bustine.

Capì subito.

Strabuzzai gli occhi e mi allontai il più possibile da quella situazione.

Girai per mezz'ora nelle stradelle del quartiere di SummerVille, finché non notai un bar a pochi passi da me, e lo raggiunsi.

Appena entrai venni accolta dalla caloria del posto. Chiusi gli occhi e ispirai l'odore caffè e poi aprì gli occhi.

Brutta idea entrarci.

All'interno del bar ci sono solo uomini, e gli occhi di loro sono su di me, ma solo due in particolare mi fecero rabbrividire.

Gli occhi neri e vuoti di mio padre sono fissi su di me. Si alzò di scatto, tanto ché la sedia cadde a terra.

Avanzò verso di me ma io non ebbi la forza di scappare.

La sua mano avvolse il braccio e mi trascinò fuori dal bar.

<<Che cazzo ci fai tu fuori, eh?>>

Mi urlò in faccia, e il suo alito alcolico mi diede la nausea.

<<Papà, io...>>

Cercai di spiegarmi ma mi interruppe.

<<Tu cosa, eh! Vestita così dove vuoi andare>>

Strinse ancora di più la presa sul mio braccio. Serrai la mascella per il dolore.

<<Sei proprio una puttana come tua madre>>

Alzò la mano e io chiusi gli occhi pronta a quello che sarebbe accaduto.

Succede sempre.

Ne sono ormai abituata.

Aspettai il colpo, ma non arrivò, non sentì più la pressa della mano di mio padre sul mio braccio e la sua figura non mi copriva più.

Aprì lentamente gli occhi e quello che vidi mi fece impallidire.

•You belong to me•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora