Capitolo 25

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Diana

Parcheggiai l'auto sul ciglio della strada come cazzo mi venne, e mi precipitai velocemente dentro la villa.

Vidi dei dottori uscire dalla casa con una barella e sopra di essa scorsi il corpo senza vita e immobile di Flor.

Mi bloccai. Tutto si bloccò. Tutti si muovevano, ma io no.

Guardai quella scena con un peso nel petto, e le lacrime uscirono come un fiume in piena.

Con la coda dell'occhio vidi Jaime entrare dentro casa. Lo seguì e lo vidi in cucina con Cesar.

<<Ma non ha rubato niente, giusto?>>

Chiese Jaime.

<<Ha visto la sua ragazza morirle  davanti ai suoi occhi, e ti senti in dovere di chiedergli se hanno rubato?>>

Ero incredula davanti alla sua indifferenza.

<<Vado in guai seri se il proprietario della casa sa che è stato derubato>>

<<Ma sei proprio un testa di cazzo! Come ti salta in mente di fare domande del genere ora!>>

Mi avvicinai a lui come una furia. Anche se è più alto di me, non mi feci intimorire.

<<Mi dispiace per la tua amica, era anche simpatica, ma io ho un obbiettivo>>

Non gli nascosi la mia faccia schifata, non feci nulla per trattenermi.

Presi per mano Cesar e lo portai fuori casa, senza proferire parola. Lo portai all'ospedale in cui si trova Flor.

<<Tienimi aggiornata>>

Dissi, lui annuì distratto e poi scese di corsa dall'auto.

Rimisi in moto e mi diressi a casa mia.

Aperta la porta, non mi curai di rispettare le buone maniere. La chiusi con forza, una cosa che odia mio padre.

<<Sai che non mi piace quando sbatti la porta>>

La sua voce arrivò dal salotto e poi la sua figura fece la sua apparizione.

Mi fiondai su di lui e gli diedi un pugno nello stomaco e poi in faccia.

<<Ma che cazzo ti salta in mente, eh! Hai sparato alla mia amica!>>

Urlai a pieni polmoni, continuandolo a colpire. Mio padre incassò tutti i colpi, poi mi bloccò i polsi.

<<Lasciami!>>

Mi cercai di divincolare dalla sua presa, me lui mise forza.

<<Sono nella merda, Diana. Qualcuno mi ha chiamato e forse sa cosa ha fatto. Dobbiamo andare via>>

<<Dopo quello che hai fatto a Flor, devi patire le pene dell'inferno. E io con te non andrò da nessuna parte>>

<<Come osi parlarmi così. Sono tuo padre>>

<<Vaffanculo>>

La sua mano lasciò un mio polso, e toccò violentemente la mia guancia. La senti bruciare, ma non gliela diedi vinta.

Qualcosa catturò l'attenzione di mio padre alle mie spalle. Poi due mani lo spinsero e venni attirata da dietro.

<<Penso che tu confonda con fin troppa facilità me e tua figlia>>

La voce di mia madre mi fece formare un piccolo sorriso.

<<Non devi toccarla>>

Continuò a denti stretti. Si mise davanti a me, nascondendomi dietro la sua schiena.

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