Prologo

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Prologo

Mi chiamo Viola, ho ventiquattro anni, sono la migliore amica di Dusan Vlahovic e sono segretamente innamorata di lui. Vi starete chiedendo come sono finita in questa situazione, bene, ora ve lo racconterò.

Tutto era cominciato esattamente sei anni prima, quando l'attaccante serbo era approdato alla Fiorentina, mio padre all'epoca era uno dei magazzinieri della squadra e per vie traverse era venuto a sapere che il nuovo acquisto dei viola aveva bisogno di un corso di italiano, così il mio papà aveva pensato che chi meglio di me potesse insegnargli la nostra lingua? Peccato che io fossi abituata a dare ripetizioni a dei piccoli mocciosi e non certo ai miei coetanei, avevo cercato di farlo presente al mio intraprendente genitore che mi aveva liquidata con un'alzata di spalle e un "Sarà un gioco da ragazzi per te bambina mia vedrai". Mi rendevo conto che per lui era una grande occasione quella, da sempre tifoso sfegatato della Fiorentina, da lì proveniva il mio nome, non solo aveva avuto l'opportunità di essere assunto a lavorare per la sua squadra del cuore ma adesso sua figlia avrebbe potuto dare lezioni di italiano proprio ad un loro giocatore. E chi ero io per deluderlo? Mio padre era l'uomo della mia vita e non sarei stata mai capace di dirgli di no, nemmeno se avessi voluto. Così avevo accettato quell'incarico e mi ero ritrovata in casa un ragazzo alto e allampanato, anche se abbastanza muscoloso già e con il viso pieno di acne. Le prime volte furono un tantino imbarazzanti per entrambi, ma poi più andavamo avanti con le lezioni più ci scioglievamo e ci sentivamo a nostro agio. Dusan arrivava sempre prima dell'orario stabilito, era uno studente attento, preciso e disciplinato, mi ascoltava con molta attenzione ed imparava velocemente. Ero rimasta stupita dai suoi modi così educati per un ragazzo di quell'età ma si vedeva che proveniva da un'altra realtà e soprattutto che era stato costretto a crescere e maturare in fretta. Quando lui aveva iniziato a padroneggiare abbastanza bene la nostra lingua, avevamo iniziato a chiacchierare tra di noi anche per esercitarci, Dusan mi aveva raccontato della sua famiglia in Serbia, di sua sorella che adorava, degli amici che aveva lasciato lì e di quanto stava facendo fatica ad adattarsi alla sua nuova vita. Io da parte mia gli avevo parlato della mia passione per i libri, della mia intenzione di volermi laureare in lettere e di volermi trasferire a Roma, dove viveva la mia migliore amica. Carlotta, appunto, che avevo conosciuto in una chat e con la quale avevo legato tantissimo, al punto che ormai era quasi come una sorella per me e ogni volta che potevamo ci vedevamo, o saliva lei da me o scendevo io da lei e durante quelle mie visite mi ero follemente innamorata della città eterna. Senza togliere nulla a Firenze che amavo e dove avevo passato tutta la mia vita fino a quel momento, per me Roma era sempre Roma. Comunque tornando al calciatore della Fiorentina, piano piano il nostro rapporto si era trasformato in una vera e propria amicizia che con il passare del tempo si era rafforzata maggiormente. Un giorno mi aveva confessato di quanto a volte si sentisse solo e che io e Federico Chiesa eravamo la sua unica famiglia, facendomi stringere il cuore. Dusan ai tempi era fidanzato con Vanja, una ragazza serba come lui, poi aveva conosciuto Carolina e aveva tradito la prima con quest'ultima, diciamo che quando era successo non fui esattamente tenera con il mio amico, se c'era una cosa che proprio non riuscivo a mandare giù era il tradimento che fosse in amore o in amicizia e per un periodo di tempo eravamo stati senza parlarci. Alla fine l'avevo perdonato però perché per quanto biasimassi il suo comportamento, non aveva certo tradito me. Solo che lì avevo iniziato a capire che quello che sentivo per lui non era un semplice sentimento di amicizia ma forse qualcosa di più. Ne avevo avuto la conferma definitiva quando nel duemila ventidue si era trasferito a Torino, dove era stato appena acquistato dalla Juventus, io ero stata felicissima per lui, a maggior ragione perché quella era la mia squadra del cuore, per il grande dispiacere di mio padre che non era riuscito a farmi diventare una tifosa dei viola, nonostante il nome che mi aveva affibbiato. Però mi ero resa conto che senza il serbo presente nella mia vita di tutti i giorni io mi sentivo completamente persa. Ormai era diventato il mio punto di riferimento, persino quando era fidanzato, Dusan c'era sempre stato per me, soprattutto nel periodo più buio e triste della mia vita e mi chiesi come avrei fatto a vivere senza di lui. In quel periodo la mia decisione di trasferirmi a Roma aveva iniziato a vacillare. Il serbo si era lasciato con Carolina perché a sua detta voleva concentrarsi solo sul calcio, non che per me questo facesse un'enorme differenza, per lui ero e rimanevo solamente la sua migliore amica e niente più di questo. Ma alla fine con Dusan a Torino non avevo avuto più motivo di rimanere a Firenze. Mi era dispiaciuto lasciare mia madre da sola, certo, ma lei aveva compreso la mia necessità di cambiare aria e non me ne aveva fatto una colpa né aveva tentato di ostacolarmi o di farmi cambiare idea, anzi mi aveva lasciata libera di scegliere. Mia mamma Rosalba era la donna più forte che avessi mai conosciuto, avrei voluto essere come lei un giorno. Mio padre Filippo purtroppo un anno prima ci aveva lasciate troppo presto a causa di un brutto male e in pochissimo tempo. Lui era il mio eroe, il mio tutto e quando se ne era andato mi era crollato il mondo addosso. Sua moglie aveva affrontato la malattia e la sua dipartita con una forza e una dignità senza pari. Il mio migliore amico mi era stato sempre accanto in quei momenti e mi aveva impedito di crollare, non ce l'avrei fatta senza di lui e senza mia madre. Anche Carlotta mi era stata molto vicina naturalmente ma a Roma aveva i suoi impegni e non potevo certo biasimarla, c'era comunque stata per me. Essermi dovuta separare da mia madre mi aveva spezzato il cuore ma avevo dovuto farlo per me stessa se volevo continuare a vivere e anche per mettere ancora più distanza tra me e quell'amore impossibile che nutrivo per il serbo. Così mi ero trasferita nella capitale dalla mia migliore amica, che era stata felicissima di accogliermi. Tornando al presente, ormai sono quasi due anni che vivo qui, per ora mi arrangio a fare tutti i lavoretti che trovo, la mia laurea in lettere mi è servita a ben poco per il momento ma non dispero, prima o poi anch'io troverò la mia strada, ne sono sicura. Per quanto riguarda il mio rapporto con Dusan, ultimamente si è raffreddato alquanto, soprattutto per colpa mia è vero, mi sono allontanata da lui non solo geograficamente parlando. Adesso che è tornato con Vanja dalla scorsa estate, per me non c'è più alcuna speranza, ammesso che ce ne fosse mai stata una. Il fatto è che mi fa troppo male saperlo felice e innamorato con un'altra che non sono io. Sono una pessima amica, me ne rendo conto, dovrei solo essere contenta per lui, ma non ce la faccio proprio, i sentimenti che nutro nei suoi confronti mi hanno trasformata in una donna gelosa, egoista e possessiva, nonché invidiosa da morire e per quanti sforzi io possa fare non riesco a non sentirmi in questo modo. Carlotta non mi giudica, anzi mi ha spiegato che secondo lei è normale che io mi senta così, al suo posto lei farebbe anche di peggio, parole sue e conoscendola non faccio fatica a crederle. Per cui ora vivo in questo limbo dove non so bene in che direzione andare, perché se dovessi seguire il mio cuore sarei già a Torino a dichiarare il mio amore al mio migliore amico ma non posso farlo, perché rovinerei solamente la nostra amicizia e non voglio perdere anche quella. Se l'unico modo per averlo nella mia vita è questo allora me lo dovrò far andare bene per forza. Dato che ultimamente sono stata una vera stronza con lui e non se lo merita, cerco di porre rimedio in qualche modo e considerando che la Serbia è stata appena eliminata dagli Europei di calcio, decido di mandargli un messaggio di consolazione

"Ciao Dudu, perdonami se mi sono fatta sentire poco ultimamente, ma come sai sono parecchio indaffarata tra lo studio e il lavoro. Volevo dirti che mi dispiace per la vostra eliminazione, se hai bisogno io ci sono per te lo sai, spero di sentirti presto, ti voglio bene"

La mia non è stata una vera e propria bugia, sono davvero impegnata con lo studio, dato che ho deciso di diventare una bibliotecaria e inoltre faccio due lavori per andare avanti e sostenere le spese, oltre a dare ripetizioni, lavoro anche in una piccola libreria part time. Il serbo mi risponde dopo una mezz'oretta circa

"Chi non muore si rivede, potevi anche rispondere ai miei messaggi e alle mie chiamate comunque, sappi che sono parecchio incazzato con te ma ti perdono perché so quanto sia impegnativa la tua vita, ti voglio bene anch'io scricciolo e la prossima volta che ti chiamo rispondimi oppure potresti chiamarmi tu"

Leggere il nomignolo che mi ha affibbiato mi fa sorridere, forse non è così arrabbiato con me in fondo. Mi riprometto che lo chiamerò al più presto perché ho bisogno di sentire la sua voce e perché mi manca davvero tanto parlare con lui, mi metto a letto con questo buon proposito, non sapendo che la mia vita sta per essere sconvolta ancora un'altra volta...

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Spazio autrice: Ciao mie care lettrici 😊 in questi giorni ho pensato di iniziare a scrivere una nuova storia su Dusan, spero che vi possa piacere come idea. Questo non vuol dire che abbandonerò Lisa e Dudu che torneranno presto. Ma avevo voglia e sentivo la necessità di cimentarmi in qualcosa di diverso. Spero che mi vogliate seguire anche in questa nuova avventura. Pubblicherò un capitolo a settimana, non so ancora in che giorno ma naturalmente vi aggiornerò andando avanti. Per il momento vi saluto, dandovi appuntamento al primo capitolo, a presto ❤️

Le parole che non ti ho dettoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora