Capitolo 10

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Ortensia pov's

Erano le 19:00 di sera qui in Russia ora sto andando in spiaggia per stare un po' tranquilla ma qui il tempo in Russia non promette nulla di buono il cielo è nero, ma non mi interessa

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Erano le 19:00 di sera qui in Russia ora sto andando in spiaggia per stare un po' tranquilla ma qui il tempo in Russia non promette nulla di buono il cielo è nero, ma non mi interessa.

Metto un cappotto lungo di pelliccia nero e mi avvio verso la mia pace.

Il mare agitato mi ha sempre affascinata le onde che si vanno  a infrangere contro gli scogli con violenza oggi il mare e arrabbiato come me.

Nonostante il freddo pungente mi trovo qui a ricordare i miei genitori, Kevin e la mia migliore amica le persone più importanti che ora non potrò mai più rivedere, una leggera pioggia inizia a scendere mi avvicino alla riva del mare ripenso a tutti i momenti che mi sono successi.

Sento una lacrima scendere sul mio viso mischiandosi con le gocce di pioggia in quel momento ho capito che il mare agitato non era un grido solo alla sofferenza e alla perdita, ma anche il grande specchio che ti mostra che tutto è molto più grande di te.

La pioggia inizia ad aumentare così decido di risalire verso la villa all'entrata c'era ad aspettarmi una guardia nuova mi avvicino a lui.

Lo osservo con disperazione l'uomo sospira pesantemente e nega furtivamente con la testa per convincere se stesso a non andare contro gli ordini che gli impartiti dal suo capo.

Sergei: signora volkov io non dovrei nemmeno alzare il capo per guardarvi negli occhi.
Ortensia: ti prego non posso più sopportare queste sofferenze sono stanca.

Le mie mani tremavano facendo uscire tutta la fragilità che ho in corpo sentì lo sguardo della guardia addosso alzai gli occhi verso di lui e vidi che nei suoi occhi c'era pietà.

I suoi occhi ispezionano ogni singola parte del mio corpo dove si poteva vedere il segno delle percosse che subivo durante le violenze, lo vidi prendermi la mano a quel punto un sorriso di speranza spunta sul mio viso.

Iniziamo a camminare verso il cancello centrale della villa ma all'improvviso mentre stiamo per uscire siamo bloccati in un cerchio siamo in trappola ogni uomo armato punta la pistola verso la guardia che stringe ancora il mio braccio.

Oddio ha scoperto che stavo provando a scappare il mio cuore a battere più forte e un brivido mi attraversó la spina dorsale.

Allargo gli occhi spaventata quando davanti a noi si palesa mio marito il diavolo che mi guarda con freddezza il suo sguardo e così freddo e penetrante creando intorno a noi un'atmosfera di tensione e paura giocando con la mia mente e del ragazzo accanto a me.

Alexander: tu sei così stupido da tradire me per aiutare mia moglie a scappare da me?
Sergei: posso spiegare signore...
Alexander: le tue parole non valgono nulla per me!

Sposta il suo sguardo su di me allargo gli occhi spaventata da qualsiasi cosa che mi può fare ora ora sono bloccata non riesco a pronunciare una parola viene verso di me vengo spinta verso le cancellate di ferro con le sue mani attaccate al mio collo, gli uomini fissavano la scena senza poter o dire nulla in questo momento non mi dispiace per me stessa ma per l'uomo accanto a me che stava tentando di salvarmi da questo mostro.

Comanda ai suoi uomini di portare la guardia nella cantina vengo afferrata anche io per i capelli e portata nella cantina posto dove ho passato metà dei miei giorni qui.

Nella cantina c'era oddio mio questo che vedo davanti a me è uno strumento di tortura la vergine di ferro nell'antichità era una tecnica più crudele e spaventosa che esista nel mondo delle torture.

L'aprirono al suo interno vidi gli spuntoni di ferro il soldato venne posizionato all'interno e la porta venne chiusa lentamente gli spuntoni non uccisero immediatamente la guardia ma gli stavano perforando piano piano la pelle le urla che si sentivano erano disumane l'aria in questa cantina è diventata irrespirabile ogni respiro che emetteva era un colpo al cuore.

Urlo con tutta la voce che ho in corpo verso mio marito che mi guarda con odio è freddezza ma non mi interessa in questo momento.

Ortensia: è stata colpa mia a chiedere aiuto per favore smettila!
Alexander: nessuno deve osare portarti via da me!

Dopo un po' le urla di quella povera guardia smettono fa segno ai suoi uomini di uscire dalla cantina facendo restare solo me e lui mi allontano inorridita mi prende per i capelli e mi spinge su un tavolo di ferro strappa in mille pezzi la canotta che indossavo facendomi rimanere senza maglietta e senza reggiseno inizio ad urlare disperata.

Ortensia: ti prego non farò più nulla!
Alexander: questa è la tua punizione puttana ora tutti sapranno che appartieni ad un solo uomo fino alla morte!

Prende un coltello affilato e sento che si avvicina alla mia schiena nuda non ci posso credere che sta per marchiarmi come un'animale.

Sento la lama sulla pelle il dolore la mia mente era annebbiata dal dolore ogni minuto era l'inferno per me il dolore si stava irradiando per tutto il mio corpo.

Non potendo più sopportare questa atrocità chiudo gli occhi perdendo conoscenza ascolto la sua voce fredda che sussurra..

Alexander: ora tutti sapranno che appartieni a me Ortensia Volkov!

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