10. Bello e Dannato, in un covo di spine

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Ciao stelline, eccomi con il capitolo 11 vi consiglio di leggere quest'ultimo con calma e di capire fra le righe gli indizi che il nostro narratore ama nascondervi 🙃

Come sempre vi chiedo se vi va di lasciare una stellina o un commento 💗

Vi ricordo inoltre di seguirmi su instagram dove regalo sempre spoiler e rispondo alle vostre domande! mi chiamo scarlettcooper__


 Adam

A tutti costi mantengo il mio buon nome, a tutti i costi la mia facciata deve andare avanti, ad ogni costo e fino a quando le mie mani sanguineranno.

Da bambino amavo passare il mio tempo nel giardino di Villa Cross, amavo sonnecchiare al sole a occhi chiusi e amavo sgattaiolarci di notte incurante di beccarmi un bel raffreddore solo per stendermi in quel prato inglese e osservare con gli occhi incantati di un bambino, quel manto blu che tanto veneravo. Amavo ancora di più scorrazzare nel roseto dei miei genitori, era stato un regalo di mio padre al loro matrimonio quell'intreccio di spine e petali voluminosi, e io smaniavo ogni mattina prima di andare a scuola per osservare quali rose avevano deciso di abbandonarci e quali avevano iniziato a salutarci di buon mattino.

Ero solo un bambino curioso, io e mio fratello lo eravamo. Ero felice, l'infanzia più fortunata che tu possa solo immaginare era nelle mie mani fino a quando qualcuno ha deciso bene di schiacciarla.

Al mio nono compleanno ho reciso tutte le rose nel nostro giardino, ho montato una tenda nel nostro prato e ci sono rimasto per due giorni. Circondato da petali spenti, terra bagnata, e i miei singhiozzi, i miei lamenti, le mie urla rivolte a quel cielo che tanto scongiuravo. Non mi aveva risposto e io non l'avevo più chiamato. All'epoca avevo il sentore strano che questo peso sarebbe durato per sempre, che le mie mani e i miei polsi sarebbero rimasti graffiati da quelle spine e avevo ragione, perché il dolore ti raggiunge, ti marchia come una bestia e in balia dei suoi ricordi vivrai per l'eternità.

Nelle crepe della luce ho sognato di porre rimedio, ho sognato le mani di mia madre per settimane fino a quando mi sono solo lasciato avvolgere dalla nebbia. Posso contare a memoria i passi su quel precipizio, i petali che ho strappato e le lacrime che ho versato... avevo nove anni.


«Cazzo ma tra quanto arriviamo? Sto morendo di fame»

Alzo gli occhi al cielo per la centesima volta da quanto io e il cazzone di mio fratello James ci siamo messi in macchina, sono a tanto così da scaraventarlo dal prezioso finestrino della mia macchina.

Non rispondo comunque e mi limito ad alzare il volume della musica pur di non sentirlo, ma James rompe le palle come una vecchia zitella ogni benedetto giorno della mia vita. Siamo molto simili fisicamente, infatti in molti finiscono sempre per scambiarci come gemelli. Stessa pelle baciata dal sole, stessi occhi e capelli scuri ma mentre io amavo tenerli corti James si divertiva una volta al mese a cambiare colore di capelli e ora aveva delle disgustose strisce gialle in testa.

«Allora? Ho fame Adam» esclama scuotendomi da un braccio.

Respira Adam non puoi ucciderlo è tuo fratello ricordi? Lo sopporti da 21 anni.

Mi giro di scatto considerato che siamo fermi ad un semaforo e lo fulmino con occhi.

«Smettila di rompere il cazzo, sai dove ci troviamo, dieci minuti e ti lascio in confraternita»

«Dovresti smetterla di arrabbiarti così spesso, ti vengono le rughe sai?» risponde con un sorrisetto fastidioso che sto per prendere a pugni, la mia pazienza è pari a zero.

La Principessa Di FangoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora