8. Infinity

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19/9/2024
Non crederai mai a quello che ho scoperto oggi, diarietto.
Cominciamo col dire che, non ho ancora capito bene come, ieri notte non mi sono addormentata, e sono riuscita a guardare tutto "Dead Rose" in versione originale, per ben due volte. L'ho guardato due volte perché la seconda volta ci ho affiancato il tablet che riproduceva "Dead Rose" nella versione di quest'anno, e penso sia stata la cosa più utile di sempre, perché in questo modo sono riuscita ad accorgermi di una cosa molto importante.
Arrivai a scuola, e invece stavolta il mio unico pensiero era... parlare con Tom.
Purtroppo sapevo che avrei dovuto aspettare la fine della quarta ora per fare un salto al club di informatica e vederlo, ma non ci potevo fare niente.
Appena entrai in classe tutti cominciarono a guardarmi come se fossi appena uscita da un camion della spazzatura. Con la scusa che ero rimasta sveglia tutta la notte, avevo dei capelli sistemati alla buona, e delle occhiaie che arrivavano fino al pavimento.
Voci in giro cominciarono a plasmare frasi non proprio piacevoli alle mie orecchie:
"Ma guarda Lena, sembra che l'abbia appena travolta un uragano, chissà cosa ha fatto stanotte per avere delle borse del genere sotto gli occhi".
"Ho sentito che ha obbligato il preside a darle la video cassetta con 《Dead Rose 》in versione originale, magari ha guardato quella".
"Povera illusa, crede sul serio di poter salvare Camille? Andiamo, non ha proprio speranze...".
Mi voltai dall'altra parte, e Sawyer mi venne incontro sorridendo, come e sempre:
"Ehi Lena, come stai?".
Notò la mia faccia non proprio allegra e mi chiese:
"Che succede? Perché hai quella faccia?".
"Quella faccia come? Stanca? Da rimbambita? Orribile?" gli risposi, senza guardarlo negli occhi.
"Intendevo affranta...".
Mi prese il viso tra le mani e mi fece voltare verso di lui:
"Ehi, che succede?".
"Niente che non sia diverso dal solito. Suppongo che per gli altri sia più facile giudicarmi piuttosto che credere in me" gli risposi con la voce spezzata.
Sawyer mi abbracciò:
"Non dire così, per favore, mi fai stare male".
Mi allontanai biascicando un: "Grazie, scusami", e mi sedetti di fianco a Lily, dato che non vidi Cristina in classe. Le chiesi se sapeva qualcosa, e lei mi rispose che aveva sentito che Judith aveva richiamato tutte le ragazze del club di danza per fare un annuncio importante, e poi aggiunse che il giorno prima aveva sentito Judith e Ramòn fare un discorso molto acceso:
"Mi sa che stavano litigando per una ballerina, uno diceva che bisognava darle un'altra chance, e che solo grazie a lei i nazionali sarebbero potuti andare a gonfie vele, mentre l'altra rispondeva che ormai aveva perso la sua occasione, e non era più la ballerina di un tempo".
Nell'esatto momento in cui Lily finì di parlare, entrò in classe Ramòn con un sorriso smagliante sulla faccia. Si appoggiò allo stipite della porta e disse:
"Lena Lukasiak, potrebbe venire con me per favore?".
La professoressa acconsentì, e io scivolai fuori dalla classe. Mentre camminavamo chiesi a Ramòn dove stavamo andando e perché, e lui mi disse che l'avrei scoperto presto. Poco più tardi, infatti, aprendo la porta che portava alle quinte dell'aula magna, Ramòn mi indicò uno scatolone per terra, quando lo aprii ci trovai all'interno un vestito da ballerina un po' insolito; non aveva il tutù, ma una gonna corta e liscia, incorporata con la parte superiore del vestito, di un colore azzurro pastello. La scollatura era larga e a cuore, ma a coprire compensavano le maniche lunghe, molto eleganti. Tra la gonna e la parte sopra del vestito, c'erano tre buchi a sinistra, e tre a destra, che parevano delle branchie, e da un punto leggermente più in basso rispetto a quelle, si trovava una cintura fatta con lacrime di cristallo che assomigliavano a quelle della maschera di Elsie Powdie.
"Abbiamo bisogno di una professionista per fare in modo che i nazionali vadano al meglio... e qui l'unica ballerina all'altezza di Camille sei tu".
Guardai il vestito, e con aria malinconica corressi Ramòn:
"Ero... non ballo da anni, come potete pretendere che io sia ancora in forma come allora? Lo sa almeno che avevo mollato?".
Un nodo mi si strinse alla gola, e le altre parole non riuscirono ad uscire.
È ora di raccontarti perché ho mollato danza.
Vedi diarietto, una volta la danza era la mia passione, come quella di Camille. Ci divertivamo tantissimo, e ogni esercizio era una passeggiata, e se non riuscivo al primo tentativo, mi eccitavo ancora di più. Durante il periodo delle gare, la mia insegnante di danza non si sentì bene, e mentre ballavamo ad una competizione, le venne un attacco di cuore.
A sostituirla arrivò Judith, che come ben sai ha uno spirito molto competitivo, a differenza della mia vecchia insegnante, alla quale importava solo che imparassimo bene le cose per non farci male e per divertirci. Judith ci spronò fin da subito a superare i nostri limiti, a fare cose che non eravamo pronte a fare, e fu così che la sua sete di gloria si riversò su di me, e accadde il tanto temuto incidente.
Mi ruppi la gamba.
Dopo mesi e mesi che ero rimasta a casa, mia madre non ricevette neanche un messaggio per sapere come stavo, e quando finalmente riuscii a ricominciare gli allenamenti, Judith mi accolse con queste esatte parole:
"Che ballerina fragile che ho trovato. Se non fossi di carta velina saresti la più brillante tra tutte. Peccato che non lo sei. Se non ti rimetti in sesto e se ti fai di nuovo male, sarò costretta a non farti più partecipare alle gare".
Fu fredda, onesta e brutale.
E probabilmente rimarrà fredda, onesta e brutale fino all' infinito.

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