11. Incontri spiacevoli

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23/9/2024
Ehi diarietto.
Non so spiegarti bene come mi sento dopo questa giornata, ma proverò a fare del mio meglio.

Stamattina ho seguito le lezioni cercando di stare il più concentrata possibile, ma è stata dura... continuavo a pensare ad Elsie. Ora è libera, potrebbe fare quello che vuole, ma per non destare sospetti e tenermi al sicuro, decide di fingere di essere ancora prigioniera di una vita che non le appartiene.
Fa male esserne a conoscenza.

Finite le lezioni sono andata verso l'aula magna: dovevo fare le prove per i nazionali.
Pensare che saranno tra solo quattro giorni mi fa venire il voltastomaco.
Ma dopotutto ho accettato io di farli, giusto?
Continuo a pensare che non sarò mai all'altezza di Camille, ma Sawyer continua a dirmi che devo almeno provarci, e anche se non finirò prima, almeno non avrò deluso Camille. Sawyer infatti crede che il fatto che sia io a partecipare ai nazionali al posto di Camille, invece di qualcun altro, le farebbe piacere.
Probabilmente Sawyer è il motivo più grande per il quale non ho ancora mollato tutto.

Feci il mio allenamento, durante il quale imparai metà della coreografia, poiché l'altra metà la imparerò domani, e negli ultimi due allenamenti la perfezionerò il più possibile, e poi sistemai le scarpette nella mia borsa.
Prima di uscire guardai il palco.
'Com'è possibile che su questo legno, dove io ho ballato, sia morta una persona, e un'altra sia scomparsa?'.
Misi la borsa per terra.
Ritornai sul palco e cominciai a ballare.
Feci un salto in aria e girai tre volte su me stessa, per poi atterrare a terra, fingendo di essere finita tra le braccia di qualcuno che non c'era.

Sì... a ballare "Dead Rose".

Feci finta di volteggiare tra le braccia di un ragazzo inesistente, fino a quando un vero ragazzo non mi prese le mani sul serio.
"Sawyer?".
"Lena, cosa stavi facendo? Vuoi tentare la morte per caso?" chiese lui, preoccupato.
"Quindi dici che ballando potrei morire?".
Sawyer ritrasse le mani, e diventò bianco come una nuvola.
"No. Ma è sempre meglio non rischiare" disse lui, dopodiché delgutì, e guardò da un'altra parte.
Si abbassò e prese da terra una cosa che non avevo visto mentre stavo ballando: un giglio rosa tigrato.
"Per te" disse sorridendo, porgendomelo.
"Davvero?"
"Davvero davvero".
Lo presi dalle sue mani.
"Grazie" risposi sorridendo.
'Di sicuro in questo contesto è molto più gradito di una rosa...'.
Presi la borsa ed uscimmo dall'aula magna. Mi allontanai un attimo da Sawyer, e mi diressi verso il bagno delle ragazze.
Mi lavai la faccia velocemente.
'Strano, quando ho fatto quella domanda a Sawyer, mi è parso si vederlo quasi spaventato...'.
Uscii dal bagno e nel corridoio trovai Sawyer di spalle assieme a qualcun altro.
Royce.
Sawyer si girò: era serio.
'Oh no, no, no, no...'.
"Lena... è vero che ami ancora questo tizio?".
Mi si gelò il sangue nelle ossa.
"No. Royce che ca-" mi morsi la guancia.
'Trattieniti Lena, non dire parolacce...'.
"-volo gli hai detto?".
Royce mi guardò con uno sguardo disperato.
"Basta Lena, io non ce la faccio più. Camminare per i corridoi e vederti mentre ti volti da un'altra parte, sapere che mi ignori ogni volta che intravedi anche solo la mia figura... mi fa pensare. Pensare a quando stavamo assieme... ed io ero veramente felice".
"Ma io no" risposi cercando di chiudere quella conversazione al più presto possibile.
'Porca miseria, questa non ci voleva'.
Si voltò a guardare da un'altra parte, e continuò:
"È meglio essere dimenticati piuttosto che feriti... eppure perché sto ancora così male?".
"Perché non riesci ad accettare che è la verità. È meglio essere dimenticati, fidati" lo interruppe Sawyer.
Royce si girò verso di lui con uno sguardo infuocato.
"Che cosa hai detto?".
Sawyer non ebbe il tempo di rispondere, perché Royce si avvicinò a lui e lo prese per il colletto della felpa.
"Ripetilo se hai il coraggio".
"Sembra che Lena ti abbia dimenticato, ma secondo me non è così, pensa ancora a te... e a me questa cosa fa male".
"No, veramente io-".
'Questa cazzo di conversazione deve spegnersi al più presto. Sawyer, chiudi quella dannata bocca per piacere'.
"Perciò, ora che sappiamo entrambi cosa proviamo, dimmi: è meglio essere feriti, o dimenticati?".
Un pugno squarciò l'aria, e andò a finire contro la guancia di Sawyer.
"No!".
Presi la mano di Royce e cercai di fermarlo mentre cominciava a caricare altri pugni.
"Smettila Royce! Io non ti penso più, e sai perfettamente che se ci rimettessimo assieme, non funzionerebbe, non ha mai funzionato!".
Dopo aver dato un bel po' di pugni a Sawyer, la mano di Royce si fermò a mezz'aria.
"Non mi pensi più?".
Deglutii.
"No. Non vale la pena corrermi dietro quando lo sai che non mi piaci più. Davvero, sono sicura che un'altra ragazza, da qualche altra parte, è quella per te. Ma quella ragazza non sono io".
Royce ritrasse il pugno, e lasciò cadere Sawyer a terra, mollando il colletto della sua felpa nera.
Si allontanò lentamente.
"Forse hai ragione, ma dimenticarti non sarà poi così facile. Sii felice con Sawyer".
Già, a proposito di Sawyer; mi avvicinai a lui, e gli tastai la faccia.
"Vado a chiedere il disinfettante e i cerotti in infermeria".
"No, non ce n'è bisogno" rispose lui, si alzò da terra, e si allontanò da me.
"Sawyer, mi dispiace per quello che è successo, è tutta colpa mia, scusami" gli dissi, inseguendolo.
"Non è colpa tua se un ragazzo prova dei sentimenti per te".
"Sono sicura che Royce troverà un'altra ragazza, molto più adatta a lui".
"Quella ragazza non sarà come te. E comunque non stavo parlando solo di Royce" disse in una frazione di secondo, e poi svanì fuori dall'entrata.
Non ebbi il coraggio di seguirlo, e mi accasciai a terra.
Mi toccai le guance: erano bagnate.
'Sawyer... non voglio perderti. Ho bisogno di te'.
Sentii dei passi, e mi girai di scatto.
Una ragazza bionda se ne stava andando, e non una ragazza qualsiasi.
'Alessia?'.
Pensai un secondo.
'Ma Alessia non mi pare faccia dei corsi pomeridiani... chissà quanto ha visto e sentito di quello che è successo'.
Mi alzai, presi la mia borsa e tornai a casa.
Passai il pomeriggio a fare i compiti, e mi sforzai di sorridere dicendo che era andato tutto bene, durante la cena.

Appena entrai finalmente in camera mia, mi buttai a letto e feci cenno a Sūrya di fare lo stesso. Lui si sedette sulle mie gambe, e aspettò che dissi qualcosa.
Ma invece di parlare, lasciai semplicemente sgorgare tutte le lacrime che avevo negli occhi.
"Sei un cane bravissimo Sūrya. Non capisco come i miei compagni delle medie..."
Tirai su con il naso.
"... Royce compreso, ti prendessero in giro per il tuo bel musetto. Davvero, sei stupendo, non il cane perfetto, ma il migliore del mondo. Io invece come umana faccio pena".
Le lacrime cominciarono a scendere sempre più abbondantemente, e Sūrya cominciò a bagnarmi la faccia con il suo nasino umido, cercando di toglierle dal mio viso.
"Pensa che oggi due ragazzi si sono picchiati per colpa mia. Uno dei due dice che non è veramente colpa mia, ma io mi sento male lo stesso. E non riesco a smettere di piangere".
Sūrya cominciò a sua volta a piangere, ed io mi distesi sul mio letto, con lui che leccava la faccia, ed io che continuavo a piangere.
Rimasi così per un po', fino a quando non ricevetti un messaggio.
Era di Sawyer.
"Ti va se ci troviamo al parco di fronte alla tua fermata del bus?".
Mi asciugai le lacrime e risposi:
"Si, ma adesso?".
La risposta arrivò fulminea:
"Si".
Non mi ero nemmeno cambiata perciò mi misi una felpa sopra la maglietta da allenamento ed uscii di casa, dicendo ai miei che avrei fatto una passeggiata e sarei tornata tardi.
Trovai Sawyer seduto sulla panchina migliore del parco: quella nel punto più isolato, che dà la vista sulla città.
"Hai visto che belle le stelle stasera?" chiese guardando il cielo.
"Come stai?".
"Bene, ho messo i cerotti. Mi dispiace per quello che è successo oggi, dovevo intuire che non volevi in alcun modo continuare quella conversazione, scusami".
"Sta' tranquillo, almeno così sono sicura che Royce mi lascerà in pace... anche se questa liberazione è costata più a te che a me" risposi dispiaciuta.
"No, io non credo. Come stai?".
Alzai lo sguardo e ci pensai un attimo.
"Male".
Ricominciai a piangere.
"Mi sento come un vecchio giocattolo di cui tutti continuano a usufruire, girando la molla, senza sapere quanta fatica fa quel pezzo di stoffa a muoversi ancora. Sta accadendo tutto troppo velocemente; Royce, Camille, i nazionali... la mia vita. Lo sai, ogni tanto mi dimentico che ho quattordici anni. È esilarante, no?".
Mi fermai un attimo.
"Perlomeno per gli altri. Ma per me, no. Ormai non avvolgo più quella molla, e tutti lo potrebbero vedere se solo non fossero così concentrati sulla loro vita, molto più perfetta, ma soprattutto lenta, rispetto alla mia. E mi sembra che nel passare di fronte, di fianco, in mezzo alle vite di tutti così velocemente, io mi stia dimenticando della mia".
Mi girai a guardarlo.
"Sawyer, per favore, dimmi cosa devo fare ancora prima di vivere la mia storia, anche se so che non sarà mai così bella".
Sawyer mi mise una mano sulla guancia, e mi sorrise.
"Vivere le storie di tutti gli altri, fa parte della tua. Stai già vivendo la tua storia, e fidati, è più che stupenda. Devi solo guardarla dal tuo punto di vista; vivi la tua vita, ascoltando quelle degli altri, ma senza entrarci dal loro punto di vista".
Mi fece appoggiare la testa sulla sua spalla, e continuò:
"Ora guarda il cielo. Le stelle sono belle stasera, non credi?".

E così si è conclusa la mia giornata.
È iniziata malissimo, ma si è conclusa in bellezza.
Ora forse sai molte più cose su di me... ma sono sicura che mi vuoi bene lo stesso.
Ti mando un abbraccio, buonanotte, e a domani.

LenaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora