4. Il Giardiniere

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13/9/2024
Ovviamente stanotte ho fatto un incubo.
Quello che tra tutti mi piace di meno, tra l'altro: ho sognato il Giardiniere.
Comincia sempre allo stesso modo: sono su una nave che sta andando su un'isola piena di alberi verdissimi, e prati pieni di fiori. Ad un certo punto il capitano fiuta qualcuno che non possiede abbastanza paure, oppure che non ne possiede proprio nessuna, allora cambia rotta per andare verso il Giardiniere. Dopo un viaggio molto breve, la nave si ferma vicino ad un'isola avvolta nella nebbia, lì viene iniettato un siero rosso a me ad altre due persone, perché dal Giardiniere si viene mandati in gruppi da tre. Quel siero serve a farci perdere la conoscenza, a farci addormentare, e ovviamente a me la prima volta che viene iniettato non funziona, così fingo di essermi addormentata, ma il tizio che controlla il mio gruppo se ne accorge, quindi schiocca le dita ed io, senza volerlo, mi addormento. Quando mi sveglio sono sospesa in aria dentro ad un edificio vecchio, grigio, malandato e sto fluttuando verso la stanza dove si trova il Giardiniere.
Adesso ti spiego un po' chi è il Giardiniere: ha l'aspetto di un ragazzo con i capelli color petrolio, ha un occhio azzurro e l'altro grigio, come se fosse cieco da quel lato. Ha sempre un cappello a cilindro nero in testa, nonostante sia molto consumato, ed infine ha la pelle bianca, semitrasparente.
Si chiama Giardiniere perché il suo lavoro è entrare nella tua testa e trovare le tue paure, una volta trovate le estrae da essa e, per l'appunto, le rende il più possibile terrificanti a meno che non lo siano già, come un Giardiniere che sistema con le cesoie un cespuglio. Se invece ne hai poche, ma orripilanti, si toglie il cappello e tira fuori da esso dei semini grigi, secchi: nuove paure. Te li sparge sulla testa mentre sei in preda al panico davanti alle altre paure che hai già, che intanto prendono vita davanti ai tuoi occhi, proprio come un Giardiniere che semina nuove piante nel giardino della famiglia per cui lavora.
Adesso hai capito perché lo chiamo Giardiniere?
Penso di sì.
Comunque, fluttuando tra le sale grige di questo attico arrivo da lui che mi prende il viso tra le mani e con una voce troppo rassicurante per appartenere ad una creatura del genere mi dice:
"Lena, la mia cliente preferita, come stai?".
Poi, mi dà due colpetti con l'indice sulla mia tempia, e da essa escono delle specie di palline fatte d'acqua torbida, che sembrano quasi delle palline di natale: le mie paure. In base a quanto sono terrificanti e a quanto mi tormentano, possono essere più o meno torbide. Il sorriso sul viso del Giardiniere scompare, ed al suo posto entra in scena un espressione seria e concentrata, come se fosse un chirurgo che si sta preparando per una operazione complessa. Dopo poco tempo, lui fa dei gesti con le mani che pargono quelli di un direttore d'orchestra, e controlla le mie paure, dandomi le spalle. Le raggruppa e tira fuori dal taschino della camicia bianca una collana con un pendente: una targhetta con incisa un'immagine, quella di un gatto.
"Com'è che hai una paura stupidissima e tutte le altre serissime, Lena? Non cambierai mai" dice il Giardiniere sorridendo maliziosamente, facendo oscillare il mio gioiello.
La riconosco: me l'aveva regalata mia mamma quando ero piccola, dicendomi che l'avrei dovuta indossare al collo tutti i giorni per ricordarmi che dovunque andassi i miei incubi, i miei sentimenti sarebbero stati con me, l'avrei potuta togliere solo una volta superata quella paura.
Mi tasto il collo e non la sento, vado in panico e comincio a respirare a fatica. Come se si sentisse in colpa, il Giardiniere smette di sorridere e lancia in aria la collana, ma cade solo la catenella d'argento mentre il pendente si trasforma in un vero gatto, gigantesco, bianco con gli occhi gialli.
Se prima ero in panico, un secondo dopo ero terrorizzata. Ma odio farmi sottomettere, quindi invece di guardare il gatto, guardo il Giardiniere, il quale risponde con uno sguardo annoiato.
"Guarda che io non sono mica la soluzione per farti superare le tue paure. Guarda da un'altra parte".
Non rispondo mentre maneggia le paure delle altre due persone, e continuo a guardarlo imperterrita.
Voglio vedere se nel momento in cui mi giro a guardare il gatto mi mette quei semini orripilanti in testa.
"Dai Lena, girati", mi dice senza guardarmi.
'Non mi girerò neanche se verrai qui in ginocchio, voglio vederti all'opera' penso.
"Girati" dice di nuovo, stavolta guardandomi bene negli occhi.
"Lena, sul serio. Se non lo fai sarò costretto a fare cose che non voglio farti".
"Cosa ad esempio?" chiedo.
"Non lo vuoi sapere" risponde, dando un'occhiata alla porta da cui ero entrata, e poi al suo cappello.
"E non vorrei saperlo nemmeno io...": un sussurro impercettibile.
Guardo davanti, arrendendomi.
Porca miseria.
Mi ero dimenticata che davanti a me c'era il gatto.
Adesso invece di guardare il Giardiniere, pianto gli occhi in quelli del gatto, e sembra che il Giardiniere abbia fatto in fretta con le paure degli altri, quindi ci fa fluttuare fuori dalla stanza. Prima che io esca mi lancia un'occhiata che non capisco se sia quella di una persona arrabbiata oppure quella di qualcuno che è sul punto di piangere. Probabilmente tutte e due, ma credo che se avesse pianto sarebbe stato perché non voleva farmi quella cosa di cui parlava prima. Forse l'aveva già fatta, o vista fare e non voleva ripetere l'operazione da quanto sembrava l'avesse segnato.
Già, perché anche il Giardiniere ha delle paure.
Usciti da quella stanza e dall'edificio, ci vengono date delle moto, con le quali dobbiamo percorrere un percorso fino ad arrivare ad un fiume, che sfocia dopo poco nel mare.
Ecco vedi, adesso arriva la parte che non mi spiego.
Praticamente, questo è un sogno che fanno tutti e che si fa una sola volta nella vita. Teoricamente, arrivati a questo punto del sogno, dovresti attraversare la strada, buttarti con la moto nel fiume e cadendo nell'acqua, risvegliarti da questo incubo.
Ma a me non succede.
Si, mi butto con la moto nel fiume, ma invece di svegliarmi, sto ancora sognando.
Immersa in un'acqua trasparente nel modo più assoluto che fa intravedere piante verdissime, radici di ninfee, rane che saltellano in superficie e tutto ciò che qualcuno potrebbe pensare di trovare lì, mi alzo, ed esco dall'acqua dato che tocco con la schiena qualcosa di fanghiglioso.
Sono in un giardino verdissimo, che appartiene ad una residenza abbastanza antica: sono arrivata alla destinazione originaria.
E inoltre sono appena uscita da una pozzanghera.
La morale è, che non esiste uomo che non conosca la paura, ma non perché è logicamente impossibile, ma perché se esiste qualcuno che non possiede paure, il Giardiniere non aspetterà un secondo a fargli fare un giretto da lui.
Bellino come sogno, non credi?
Comunque, non ti pare una strana (e brutta) coincidenza il fatto che io abbia fatto questo incubo, proprio la notte del giorno in cui è sparita Camille?
Non so, questa faccenda non mi è chiara, e il fatto che la scuola sembra non stia prendendo grandi provvedimenti a riguardo mi fa incavolare e sospettare ancora di più...
Ho sentito che Ramòn voleva iniziassero oggi le indagini, ma qualcuno gliel'ha sconsigliato e successivamente, probabilmente, anche impedito. Non si sa molto riguardo a questo qualcuno, si sa solo che a quanto pare non è un membro esterno alla scuola e non è nemmeno un superiore di Ramòn. Con queste descrizioni il cerchio si restringe, ma nemmeno di tanto... e chi lo conosce questo qualcuno che va a dire al preside della scuola di non far cominciare delle indagini sulla scomparsa di una studentessa? E che poi nonostante il preside non lo abbia ascoltato, gli impedisce di cominciarle in ogni caso?
Ma che razza di psycho mascherati abbiamo in questa scuola?
Comunque, in caso tu te lo stia chiedendo, queste sono informazioni sicure, vengono direttamente da Tom che oggi prima di uscire dalla classe mi ha fermata per dirmele, dato che gli avevo chiesto di aggiornarmi in caso avesse scoperto qualcosa. Mi ha riferito che mentre stava andando in bagno, ha sentito i bidelli del secondo piano che parlavano di questo.
Di Tom mi fido, è un ragazzo sincero.
Mi ha anche detto che parlavano di una novità che "verrà" lunedì in una prima del liceo classico. Potrebbe venire in classe mia, perciò. Parlo come mi stessi riferendo ad una persona, perché in un certo senso è così: Tom li ha sentiti parlare di una novità, tuttavia si riferivano a questa novità come se fosse una persona.
Chissà cosa ha in serbo per me il domani che sta arrivando allora.
Se scoprirò qualcos'altro sul qualcuno misterioso, te lo dirò.
Ora ti rispedisco nel mio cassetto, perciò buonanotte.

LenaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora