I: Childhood

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9 anni prima:


Mi svegliai di colpo dal mio sonno a causa dei rumori che provenivano dal cortile. Mi misi seduta sul mio futon, guardai attorno ma la stanza era vuota, mia madre e mio padre non c'erano... il mio sguardo si spostò sulla finestra, ero troppo lontana per vedere cosa stasse succedendo fuori, ma appena sentì delle urla mi affrettai per andarmi ad affacciare.

Così mi alzai e camminai verso la finestra, una volta arrivata mi alzai con le punte dei piedi, la mia espressione diventò improvvisamente terrorizzata alla scena che stavo vedendo: un demone stava attaccando i miei genitori, che erano già ricoperti di sangue.
Indietreggiai immediatamente coprendomi la bocca con le mani dallo shock, sentivo la paura oltre che alle lacrime agli occhi. Mi avvicinai alla porta scorrevole e la aprì, mio padre che proteggeva mia madre dietro di sé si voltò verso di me urlandomi:

«TSUKI, SCAPPA!»

Rimasi immobile, le lacrime scendevano senza tregua sulle mie guance e il mio respiro si faceva sempre più veloce. Arrivò uno schizzo di sangue che sporcò il mio haori, io ero ancora li ferma in piedi che tremavo dalla paura.

«TSUKI TI PREGO VA'! VAI VIA DA QUI!»

Urlò ultima volta mio padre prima di essere colpito, restai ancora qualche secondo a guardare i miei genitori per poi voltarmi e iniziare a correre. Entrai nel bosco in lacrime e presa dal panico, mentre urlavo come una disperata.

«AIUTO! PERFAVORE QUALCUNO MI AIUTI!»

Continuai a correre fino a quando non mi scontrai contro qualcuno: era un ragazzino dai capelli corti fino alle spalle neri, e con occhi lilla e un viso pallido. Lui si chinò alla mia altezza mettendomi le mani sulle spalle.

«Hey, va tutto bene calmati»

Disse sorridendomi, aveva uno sguardo così calmo e rassicurativo.

«M-Mia madre... M-mio padre... erano a-atterra nel cortile pieni di sangue e-e...»

Mi interrotti a causa di un singhiozzo per via del pianto, il mio corpo continuava a tremare. L'espressione del ragazzo si fece immediatamente triste e preoccupato, lui mi strinse fra le sue braccia.

«Shhh, è ok piccolina non ti devi preoccupare»

Se prima bene o male stavo cercando di trattenere un po' il mio pianto, adesso che ero stretta al ragazzo dai occhi viola mi lasciai andare, piangevo come una matta, ero: terrorizzata, scioccata e triste, non sapevo cosa dire ne cosa fare, mi sentivo in colpa di essere scappata senza aver fatto nulla.

«È stato un demone, vero?»

Mi chiese il ragazzo guardandomi negli occhi, mentre passava i pollici per asciugarmi le lacrime.

Io annuì e lui mi fece un cenno col capo, la sua espressione era evidentemente scossa e turbata ma cercò di mettere da parte le sue emozioni, concentrandosi su di me.

«Dimmi piccolina, come ti chiami?»

Chiese con in volto un dolce sorriso.

«Tsuki»

«Bene Tsuki io mi chiamo Akagaya Ubuyashiki, ti andrebbe di venire con me nella mia casa per riposarci ancora un po'? Infondo l'alba è ancora lontana»

Lo guardai negli occhi, aveva uno sguardo così dolce e premuroso sentivo di potermi fidare, perciò anche se ero ancora scossa e un po' titubante accettai.

Da quel giorno il legame fra me è Ubuyashiki diventò sempre più forte, mi prese sotto la sua ala fin dal primo momento... a causa della morte dei miei genitori ero molto triste. Dopo che lui si sposò con Amane entrambi mi adottarono ed io diventai la sorella maggiore dei loro cinque figli.

Gli anni passavano, io crescevo dentro le mura della villa Ubuyashiki in segreto da tutti, tranne per gli Hashira. Ben presto diventai la spia, principalmente mi occupavo di andare in giro per i villaggi, con indosso la mia maschera, per cercare di ricavare informazioni come: avvistamenti di demoni, persone morte o scomparse, ecc...

Proprio adesso in questa notte buia camminavo nel bosco in direzione verso casa, ero preoccupata, questa missione era durata molte settimane ed era da un po' che non rivedevo mio padre, Ubuyashiki. Nelle lettere della mamma, papà stava peggiorando sempre di più, questo mi preoccupava e terrorizzava, avevo già preso i miei genitori biologici e solo colui che mi ha sempre trattata come sua figlia stia per andarsene, mi faceva sentire a pezzi.

Ero così immersa nei miei pensieri che non guardai per terra ed inciampai su un sasso, caddi a terra facendomi sanguinare il ginocchio e distruggendo la mia maschera.

«Nooo, cavolo!»

Mi misi seduta col ginocchio sanguinante, e in mano la maschera rotta.

«Diamine... Per fortuna che sono quasi arrivata, domani mattina la porterò a riparare»

Non feci neanche in tempo a rialzarmi che...

BOOM!

Alzai lo sguardo e vidi che proprio verso casa c'era appena stata un esplosione di fuoco. Girai la testa per pararmi dal vento di cenere che arrivo verso di me, quando gli rivoltai guardai alcuni alberi che stavano iniziando a prendere a fuoco... di scatto mi alzai sussultando dal dolore per via del ginocchio, ma ignorai il male e iniziai a correre come una disperata verso la villa.

***

You are my Angel [Fanfiction]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora